Contro il crollo delle nascite in Francia, Emmanuel Macron ha annunciato “un riarmo demografico”. E mai parole scelte per lanciare una “battaglia” sono state più rivelatrici delle intenzioni. Quando il presidente della Repubblica, davanti ai giornalisti convocati per parlare del nuovo governo, ha rilanciato la proposta di riforma del congedo parentale e affrontato “il tabù” dell’infertilità, voleva soprattutto e ancora una volta colpire nel campo delle destre. Per questo ha evocato le armi, per questo ha puntato sull’aumento delle nascite e tralasciato qualsiasi riferimento ai nuovi francesi (e quindi alle potenzialità dell’immigrazione). “La nostra storia di progresso non è finita“, ha detto con i soliti toni trionfali. Ma a essere impietosi sono i dati diffusi nelle scorse ore proprio dall’Insee, l’Istituto nazionale di statistica di Parigi, che ha certificato un calo del 6,6 per cento delle nascite, ovvero la cifra più bassa dalla Seconda guerra mondiale.

La soluzione concreta proposta da Macron non è una novità ed era già stata annunciata nei mesi scorsi: una riforma del congedo parentale. In pratica il capo dello Stato vuole ridurre il congedo di maternità già esistente a sei mesi e dare la stessa possibilità ai papà. Inoltre “sarà meglio retribuito”, ha assicurato. Anche se proprio il quanto verrà dato ai genitori non è stato chiarito. “Dopo l’estensione del congedo di paternità”, ha aggiunto, “credo profondamente che l’introduzione di un nuovo congedo di nascita possa essere un elemento utile di una tale strategia” di rilancio delle natalità. La vera novità, anche se mancano i dettagli, è stato poi l’annuncio di un “un grande piano” nazionale contro il “flagello” dell’inferitilità maschile e femminile, definita ”grande tabù” dei nostri tempi.

La Francia, in tema di aiuti alla natalità e supporto sul welfare, è sempre stata citata come un modello. Eppure non sono mancate le falle. Tanto che, come ricorda Le Monde, le richieste dell’attuale congedo di maternità si sono dimezzate in dieci anni (lo hanno richiesto il 14% delle donne e l’1% degli uomini). Attualmente uno dei genitori può non lavorare dopo la nascita del figlio fino ai 3 anni, ma con una retribuzione di soli 429 euro al mese. Inoltre, ha detto Macron, tenere le donne lontane dal lavoro per tre anni rende molto più difficile il loro reingresso nel mercato lavorativo. La perplessità che viene dalle opposizioni e dalle associazioni femministe è che ridurre il tempo di sospensione retribuito rischi di non essere un aiuto effettivo e di penalizzare, ancora una volta, le donne.

Ma a scatenare le polemiche sono stati soprattutto il lessico e la retorica usati da Macron per parlare di nascite. Proprio nel momento in cui ha certificato il suo spostamento ancora più a destra, facendo entrare nell’esecutivo due ministre vicine a Sarkozy, ha confermato di voler inseguire Marine Le Pen e l’estrema destra sui suoi temi. Una scelta di campo contro cui continua a protestare la sinsitra che, tra le altre cose, contesta al presidente di non aver più tenuto conto del fatto di essere stato eletto anche con i loro voti. Tanto per fare un esempio, la segretaria dei Verdi Marine Tondelier, intervenendo su X, ha rilanciato un’immagine della serie tratta dal “Racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, dove si prefigura il futuro apocalittico di uno stato totalitario che impone le gravidanze alle donne. Ma a esporsi non è stata solo la politica: “Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per l’uso della retorica del ‘riarmo demografico’”, ha scritto in una nota la Federazione dei centri di informazione sui diritti delle donne e delle famiglie. “L’introduzione di politiche pro-nataliste, profondamente contrarie all’autonomia delle donne, costituisce un preoccupante passo indietro politico e sociale”. E tra i commenti più rilanciati c’è stato quello di Anne-Cécile Manfert, presidente della Fondazione delle donne, che si è limitata a scrivere: “Lasciate in pace i nostri uteri”.

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