Cinema

Golden Globe 2024, il trionfo di Nolan con Oppenheimer. Premiati Murphy e Downey Jr. Così è stata surclassata la baracconata fluorescente di Barbie

di Davide Turrini

Oppenheimer 5 Barbie 1. In gergo calcistico sarebbe un cappotto, nella notte dei Golden Globe 2024 si legge trionfo. Il film ideato e diretto da Christoper Nolan sullo scienziato statunitense che creò la bomba atomica e poi ritrasse la manina lorda di sangue giapponese ha vinto cinque pesanti Globe: miglior film drammatico, miglior regia, miglior attore in un film drammatico per Cillian Murphy, miglior attore non protagonista per Robert Downey Jr, miglior colonna sonora per Ludwig Goransson. Poi là dove i due film non gareggiavano nella stessa categoria (regia, attore non protagonista) ci hanno pensato gli altri concorrenti a surclassare la baracconata fluorescente della ditta Gerwig&Mattel.

A partire dal Globe per la miglior commedia/musical (Oppenheimer ha vinto nella categoria film drammatico) andato al Leone d’Oro del Festival di Venezia: Povere creature! di Yorgos Lanthimos. Il racconto di emancipazione femminile venato di furore grottesco ha bissato imperiosamente con il Globe per la miglior attrice andato ad Emma Stone, successo personale che ha stracciato la candidatura dell’icona solare imbambolata di Barbie, Margot Robbie. Ironia della sorte Barbie ha raccolto un Globe in una categoria imbarazzante, quella recentemente ideata del miglior risultato al box office, confermando l’entità eterea di bolla speculativa di quello che è stato sventolato come un successo fusione tra creatività art house e prodotto industriale.

C’è stato invece poco da fare per Io Capitano, il film di Matteo Garrone che rappresentava l’Italia nella categoria miglior film straniero dove ha vinto Anatomia di una caduta di Justine Triet, in splendida e imponente doppietta con il Globe alla Miglior sceneggiatura. E se Triet e soci non rubano niente a nessuno – il film a produzione francese è di ottima fattura – va detto che nel mercato dei macrotemi, della politica nell’arte, il migrante (anche se Io Capitano continua per noi ad essere una monumentale fiaba nera sulla tratta criminale degli esseri umani) oramai tira molto meno delle questioni di genere.

Per Robert Downey Jr., attore popolarissimo, alti e bassi in una carriera tipicamente hollywoodiana tra dipendenze e redenzione, conquista il secondo Globe dopo Sherlock Holmes (2010) e si candida seriamente per un Oscar mai nemmeno sfiorato dalle avarissime nomination (2) in oltre 35 anni di carriera. Un altro mostro della recitazione come Cillian Murphy, del resto, fino ad oggi aveva ricevuto ai Globe una sola nomination e agli Oscar nemmeno lo spiffero dell’uscio delle nomination chiuso sul naso ad ogni interpretazione di rilievo. Si rivede peraltro, in zona alta, quella vecchia volpe di Paul Giamatti, Globe come miglior attore in una commedia – The Holdovers di Alexander Payne – ecco che il Globe alla miglior attrice in un film drammatico, per Lily Gladstone in Killers of the flower moon, e quello per la miglior attrice non protagonista a Da’ Vine Joy Randolph (The Holdovers), rimarcano la questione identitaria e simbolica (nativi americani e afroamericani) quando in prima fila e ad occhi chiusi andavano premiate nella prima categoria Carey Mulligan per Maestro e nella seconda l’imponente Emily Blunt di Oppenheimer. Capita.

Ad ogni modo per chi ricorda sempre come i Globe siano il viatico per gli Oscar, ecco per l’Academy la tavola sembra già essere apparecchiata. Sempre che non ci vogliano stupire con effetti speciali riesumando la plastica di Barbie e il riflesso plastico e vuoto di mastro Scorsese finito comunque, con tutta la sua altisonante partita di giro (DiCaprio e De Niro) in fondo alla lista perfino dei giornalisti stranieri che tanto esaltano i grandi maestri. A proposito: il Globe per il miglior film d’animazione va a Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki. L’83enne regista giapponese, con quello che pare il suo film più biografico e probabilmente l’ultima traccia di una imponente carriera, ha battuto la sempiterna Disney e tutta la compagnia di giro dell’animazione statunitense, candidandosi ad un clamoroso secondo Oscar.

Nota in chiusura per chi ama le serie: The succession nella categoria serie drammatica (in onda in queste ore su Sky) e The bear in quella commedia/Musical hanno sbancato i Globe (4 Globe per il primo e 3 per il secondo). Con l’unica eccezione per il Globe per la miglior attrice non protagonista in una serie ad Elizabeth Debicki- Lady D. in The crown.

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