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In Svezia la ‘terra dei fuochi’ scandinava: l’inchiesta sull’azienda di un’ex spogliarellista svela ‘il peggior scandalo ambientale del Paese’

In Svezia la ‘terra dei fuochi’ scandinava: l’inchiesta sull’azienda di un’ex spogliarellista svela ‘il peggior scandalo ambientale del Paese’
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Il procuratore capo Anders Gustafsson lo ha definito “il più grande crimine ambientale in Svezia in termini di portata e organizzazione”. L’inchiesta della magistratura svedese ha accesso i riflettori sulla Nmt Think Pink, l’azienda attiva nel mondo dello smaltimento dei rifiuti guidata da Bella Nilsson, ex spogliarellista che si era autodefinita la “regina della spazzatura“. Ma quello che i magistrati sono riusciti a ricostruire nel fascicolo di 45mila pagine, basato su tre anni di indagini, è un vero e proprio scandalo ambientale.

La Think Pink anziché gestire il trattamento e il riciclo della spazzatura, avrebbe infatti – secondo quanto accertato dall’accusa – macinato 200 mila tonnellate di rifiuti, ammassando cumuli alti come colline e arrivando a dargli fuoco in 21 località della Svezia centrale. Un’area che si è pertanto trasformata in una vera e propria “terra dei fuochi” scandinava. Secondo i magistrati c’è il sospetto che 10 mila tonnellate di rifiuti della Think Pink siano state sotterrate in diverse zone del Paese. Tre anni fa – tra l’altro – un grosso incendio in una montagna di rifiuti aveva causato molti danni: alcune zone di Stoccolma erano state invase dal fumo e il rogo ha diffuso nell’aria tante sostanze inquinanti quanto tutto il traffico della capitale svedese per un anno intero. Non solo, durante le indagini sono stati trovati nelle zone vicine livelli nocivi di arsenico, diossine, piombo, zinco, rame e prodotti petroliferi.

La protagonista di questa vicenda Bella Nilsson, ceo della Think Pink, adesso è incriminata per reati ambientali gravi insieme all’ex marito e altri 10 dipendenti della società. Di origini iraniane Bella è arrivata a Stoccolma all’età di 16 anni. Negli anni passati faceva la spogliarellista prima di scalare la gerarchia dei manager dei club porno svedesi facendo poi il grande salto come imprenditrice nello smaltimento dei rifiuti in Svezia. I primi guai con la giustizia risalgono ai tempi dei club con una condanna a tre anni e mezzo di carcere per reati contabili. Tornata libera ha dato il via a un cambio di immagine nella nuova veste di imprenditrice e “regina dell’immondizia”. Adesso lo scandalo che non passerà certo inosservato.

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