Imma Tataranni – sostituto procuratore, Filumena Marturano e ora Napoli Milionaria!: torna in tv l’affiatatissima coppia formata da Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera, in quella che è la commedia principe di Eduardo De Filippo. Quest’opera, che apre la raccolta della Cantata dei giorni dispari, è una spietata metafora della lotta senza quartiere che caratterizza i rapporti umani durante la guerra e la miseria, e dell’avidità che si sostituisce all’amore e logora le famiglie.

La vicenda è ambientata a Napoli durante i bombardamenti alleati: Amalia e Don Gennaro Jovine hanno tre figli, due adolescenti e una bambina piccola, e per mantenerli lei si dedica al mercato nero e al contrabbando di merce per conto dell’autista Settebellizze. Lui invece, avendo perso il lavoro, si trova a dover aiutare la moglie, senza però trovarsi d’accordo con le ruberie: in particolare, la moglie sta dissanguando il patrimonio del ragionier Spasiano, che impegna addirittura i gioielli di famiglia. A causa delle gelosie con un’altra donna dedita alla borsa nera, la famiglia viene visitata dal brigadiere Ciappa: per evitare che scopra le merci nascoste sotto al letto, la moglie e gli amici improvvisano una veglia funebre in onore di Don Gennaro, che malvolentieri si presta a interpretare la parte del morto.

La vicenda salta a un anno dopo: Napoli è stata liberata e Amalia ha fatto affari con Settebellizze, che si è invaghito di lei e approfitta della sparizione di Don Gennaro, avvenuta appunto qualche mese prima, per chiederle di sposarlo. Lei resiste, ma intanto gli affari vanno a gonfie vele: il ragionier Spasiano è stato anche espropriato della propria casa. A causa di tutto ciò la famiglia, priva di una guida soprattutto morale, si sta disgregando. La figlia maggiore ha perso la verginità con un soldato statunitense poi volatilizzato, il fratello invece si dedica a piccoli furti. D’improvviso torna Don Gennaro. Tutti ne festeggiano il ritorno, ma lui si trova in una situazione inedita: prova a spiegare a più riprese i traumi vissuti durante la prigionia ma non viene ascoltato da nessuno, mentre nota la dissoluzione dei legami familiari e il degrado morale in cui vivono i suoi affetti.

In questa orgia di festeggiamenti dovuti al pericolo scampato, Don Gennaro ricorda a tutti che ‘A guerra nunn’è fernuta. Difatti, come un presagio, si ammala gravemente e improvvisamente la piccola di famiglia, Rituccia: solo la penicillina potrebbe salvarla. Tutti si fanno in quattro per cercarla ma a Napoli non si trova: l’unico ad averla, e a offrirla spontaneamente alla famiglia, è proprio Spasiano. Qui la commedia si chiude con la celeberrima frase Ha da passà ‘a nuttata – riferita a Rituccia, perché guarisca, e all’esistenza intera, perché le difficoltà, come la guerra, ancora non sono finite.

Il film per la tv è andato in onda su Rai1 la sera del 18 dicembre ed è stato un grande successo di critica: anche su Twitter l’hashtag #napolimilionaria è stato tra i trend della giornata successiva. Successo che si deve sicuramente all’ottimo lavoro di adattamento della sceneggiatura, ad opera di Filippo Gili e Massimo Gaudioso, e alla regia di Luca Miniero che ha usato il set naturale di Forcella per ambientare le vicende. Ma anche all’alto livello di recitazione dei due protagonisti e di tutto il cast, capaci di trasporre naturalmente un testo teatrale in televisione mantenendo inalterato il lavoro artistico e culturale alla base di un’opera di così ampio respiro.

A tal proposito Vanessa Scalera ha commentato, per RadiocorriereTv, che “ci sono tre Amalia: la donna che fa la borsa nera, quella che diventa avida e capisce che il denaro può cambiare la vita, e quella che alla fine, a causa della malattia della figlia, capisce profondamente ciò che è accaduto. Una metafora di quel che capita a un popolo quando viene sottomesso prima da un regime e poi in altra forma da un liberatore: si perde l’identità […] La nottata? Non so se è mai passata: fino a quando l’uomo esisterà ci saranno le guerre e le nottate saranno tantissime, sempre più nere”.

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