Il governo tedesco dopo circa quattro settimane di consultazioni ha trovato l’accordo interno per il bilancio 2024. La rinnovata coesione è all’insegna del formale rispetto del freno al debito previsto nella costituzione con un tetto allo 0,35% del Pil. L’accordo annunciato pare realizzare tutti gli indirizzi dei tre partiti della coalizione. I Liberali incassano il rigore di bilancio, i Verdi vedono confermate la trasformazione dell’economia verso l’impiego dell’idrogeno e la decarbonizzazione, la Spd ottiene sia fatto salvo il nucleo delle misure di assistenza sociale. Non c’è neppure una deviazione dalle linee di politica estera, prevedendo aiuti diretti all’Ucraina per 8 miliardi.

Il “semaforo” – la coalizione che sostiene il governo Scholz – si tiene però aperta una via d’uscita: poter chiedere l’autorizzazione a nuove spese – il che equivarrebbe a rinunciare di nuovo al tetto al debito – se dovesse profilarsi la necessità di dare maggiori aiuti a Kiev. E questo anche se dovesse erogare maggiori aiuti alle persone colpite dalle esondazioni nell’Ahrtal, per cui per ora sono stanziati 2,7 miliardi. Sono previste anche misure di risparmio come l’abbandono dei sussidi ambientalmente dannosi e nuove entrate previste da maggiori imposte sulle emissioni di CO2. Restano però sullo sfondo, e soggetti a trattative con le opposizioni, molti altri dettagli dell’accordo. Un’intesa necessaria dopo la sentenza della Corte costituzionale che il mese scorso ha dichiarato illegittimo un trasferimento di crediti fra due fondi fuori bilancio.

Il fondo per il clima e le trasformazioni (KTF) viene ridotto di 12 miliardi, tagli che fino al 2027 assommeranno a 45 miliardi, ma gode comunque di una capienza complessiva di 160 miliardi. I grossi gruppi come Salzgitter potranno alla fin fine sempre contare sulle sovvenzioni promesse per il passaggio all’idrogeno. Diverse misure annunciate appaiono tuttavia non univoche. Tagliate le sovvenzioni dannose al clima, ma anche il premio all’acquisto delle auto elettriche cesserà di essere erogato prima della scadenza prevista del 2025, anche se Robert Habeck (Verdi) non ha chiaramente indicato quando. Restano in vigore gli aiuti per il rinnovamento dei riscaldamenti, ma sono d’altronde eliminati dei finanziamenti al fotovoltaico. Il prezzo per le emissioni di CO2 legato ai combustibili fossili, adesso a 30 euro per tonnellata, tornerà a salire al ritmo già previsto dalla GroKo di 45 euro per tonnellata. Il “semaforo” si determina così ad un aumento più rapido di quello che esso stesso comunque intendeva applicare di almeno 5 euro. La misura colpirà i consumatori alla pompa di benzina. Non verranno invece meno le riduzioni sui prezzi della corrente.

Si salva dai tagli la diaria per i pendolari e resta immutata la tassazione delle flotte aziendali. Resta poi in piedi anche la tassazione ridotta per il bio-diesel, ma rimarrà probabilmente immutato invece il sovraprezzo di circa 21 cent/l al diesel per uso agricolo. Resta incerta pure la possibile introduzione di un’accisa sul carburante dei voli nazionali. Le imposte per 1,4 miliardi per l’incenerimento delle materie plastiche che fluiscono a Bruxelles dovranno inoltre pervenire dai produttori. La modernizzazione delle ferrovie sarà sempre garantita nell’entità prevista di 12,5 miliardi attraverso un aumento di capitale e la privatizzazione della consociata Schenker.

Non ci dovrebbero infine essere diminuzioni degli aiuti sociali, il ministro delle Finanze Christian Lindner (FDP) ha indicato tuttavia che una loro più accorta distribuzione potrà condurre a risparmi di 1,5 miliardi, ad esempio attraverso maggiore efficacia nell’avvio al lavoro dei rifugiati ucraini. Per colmare il buco di 17 miliardi, saranno anche ridotte alcune voci di spesa dei ministeri (citati quelli dei trasporti, dell’ambiente e del lavoro). Il governo spera in una rapida approvazione del pacchetto in consiglio dei ministri, per poterlo poi sottoporre al Parlamento. Il “semaforo” ha dimostrato di essere ancora vitale, trattative legate al bilancio in altri casi avrebbero potuto richiedere anche tempi più lunghi, ma fino alla approvazione da entrambi i rami del Parlamento la Germania resterà in gestione provvisoria e nuove spese dovranno essere approvate dal ministero delle Finanze.

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