La Corte costituzionale ha cassato la prassi, finora ritenuta legittima dal governo, di portare a bilancio fondi non spesi utilizzandoli con un altro fine nell’anno successivo. La sentenza del 15 novembre riguardava specificamente solo 60 miliardi del Fondo per il clima e le trasformazioni (KTF), ma in effetti travolge quantomeno anche 32 miliardi del Fondo di stabilità economica (WSF) costituito dall’ultimo Governo Merkel, alla base dell’ombrello da 200 miliardi contro il caro-energia, il “doppel-Wumms” varato da Scholz, e potrebbe intaccare anche prassi analoghe dei Länder. Lo Stato federale ha in effetti 29 fondi straordinari attivi, il più vecchio per l’edificazione di appartamenti per i minatori risale al 1951. Interessati dalla sentenza della Corte costituzionale sarebbero però solo quelli che prevedono aperture di credito. I primi a farne le spese rischiano di essere i cittadini, che sarebbero esposti dal decadere del freno al prezzo sull’energia che dovrebbe durare fino a fine marzo.

La sentenza di Karlsruhe colpisce duramente l’attività del governo, dopo che la pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina nel 2022 già ne avevano condizionato le priorità. Il tripartito si è presentato come “coalizione di progresso” che intende portare avanti la transizione verso un’economia a emissioni zero, riducendo al contempo le differenze sociali e tenendo anche fede al freno al debito imposto dalla Costituzione. Il Ministero delle Finanze (BMF) ha invece dovuto bloccare numerose autorizzazioni all’impegno di somme previste nel bilancio di quest’anno. Anche se le spese correnti non ne sono intaccate, gli spazi di manovra del “semaforo” sono molto più stretti.

La confusione è tale che per la prima volta la chiusura del piano di bilancio 2024 è stata raggiunta venerdì solo in via temporanea, e ne sono state sospese due grosse voci, rimandate all’esito di un’audizione in Commissione bilancio e di un giudizio tecnico, per trovare soluzioni al nuovo buco che rischia di crearsi. A carico del KTF per il 2024 erano infatti previsti finora quasi 58 miliardi per efficientamento energetico edilizio, mobilità elettrica, economia dell’idrogeno ed altri 103 invece a carico del WSF. A rischio sono anche i dieci miliardi per lo stabilimento Intel a Magdeburgo, di enorme importanza per la Germania. Le proposte per scongiurare la cancellazione degli investimenti previsti vanno dalla rinnovata sospensione del freno al debito, ammissibile tuttavia solo in casi di crisi, ad una tassazione maggiore delle emissioni di CO2 aumentando i costi per benzina e riscaldamento, a restrizioni nei servizi sociali, od ancora un nuovo bilancio straordinario compatibile con la legge.

Il Ministro delle finanze Christian Lindner non pare escludere il ricorso ad una nuova sospensione del freno al debito che è stata proposta dalla SPD e dai Verdi e sarebbe avallata anche dai pochi voti della Linke. Positivi anche i giudizi del sindacato DGB. Soprattutto la presidentessa del Comitato consultivo del Governo in tema economici, Monika Schnitzer, si è dichiarata favorevole a “maggior spazio per il finanziamento col debito degli investimenti netti”. Potrebbe essere giustificato facendo valere gli effetti della crisi energetica, che non è ancora stata superata, e le spese necessarie per ammortizzarne i carichi e la necessaria espansione dell’approvvigionamento energetico; così come la necessità di non interrompere la transizione industriale a fronte della crisi climatica. Ma l’osservanza del freno al debito per la FDP è un punto fermo difficile da abbandonare. Una strada diversa, tuttavia, implicherebbe aumenti dell’imposizione fiscale, o l’abbattimento delle sovvenzioni dannose per il clima, come i bonus per i pendolari, a cui i Liberali non sono stati finora disposti. Per contro, la SPD non intende ridurre le prestazioni sociali ed i Verdi hanno anch’essi dei paletti nella tutela al clima. Nel lungo termine Robert Habeck (Verdi) vede come indispensabile una riforma costituzionale del meccanismo del freno al debito che non distingue le spese correnti dagli investimenti per il futuro e pone solo uno tetto rigido entro lo 0.35% del PIL. Come per l’ancoraggio nella Costituzione del bilancio straordinario di 100 miliardi per l’esercito, si potrebbe anche concepirne un passo analogo per il Clima, ma occorrerebbe la maggioranza di due terzi, vale a dire i voti dell’opposizione.

Quello in atto è forse il test più importante per il tripartito e, citando il portavoce del Governo Steffen Hebestreit “se non sono chiari i traguardi, è difficile descrivere la strada per arrivarci”. L’Unione di CDU/CSU spera di prendere la guida della Cancelleria e si ritrova bene nel ruolo di controllore del Governo, ciò peraltro mettendo in difficoltà anche i suoi stessi Sindaci e Governatori. Il senatore alle finanze di Berlino Stefan Evers (CDU) esclude che il sindaco della capitale Kai Wegner (CDU) possa dover rinunciare al fondo straordinario di 5 miliardi per il clima approvato dalla giunta nero-rossa, anche se per il capogruppo regionale della FDP Cristoph Meyer la sentenza di Karlsruhe lo intaccherebbe. In Schleswig-Holstein il Governatore Daniel Gūnther (CDU) vede invece senz’altro in pericolo, nonostante le rassicurazioni del Ministro dell’economia Habeck, i contributi dal KTF al finanziamento della nuova fabbrica di batterie della svedese Northvolt che dovrebbe assicurare 3000 posti di lavoro.

La soluzione più plausibile sarebbe la rinnovata sospensione del freno al debito, ma CDU/CSU rifarebbero ricorso alla Corte costituzionale. Una corsa al massacro per far cadere il Governo, senz’altro giustificata per il rigore di bilancio, ma che però non risolverebbe i problemi del Paese. La AfD, intanto, ha già coniato lo slogan “nuove elezioni adesso”. Ma non sarebbe così immediato: per arrivarci uno dei tre partner di Governo dovrebbe gettare la spugna, o lo stesso Cancelliere chiedere la fiducia al Bundestag e perderla.

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