La legge di Bilancio va ai tempi supplementari, smentendo gli annunci del governo che puntava a chiudere il dossier prima di Natale. In realtà si scavallerà di sicuro il 25 dicembre e la fiducia dovrebbe arrivare quasi in zona Cesarini: il 29 o 30. L’allungamento dei tempi ha trovato conferma nella riunione di martedì pomeriggio tra Giorgia Meloni e i capigruppo della Camera di Fdi, Fi e Lega per fare il punto della situazione. Solo nel tardo pomeriggio il governo ha presentato il suo ultimo emendamento, quello sui finanziamenti del Ponte sullo Stretto. Mentre mancano ancora quelli dei relatori. L’opposizione attacca sostenendo che si rischia l’esercizio provvisori. E martedì mattina ha abbandonato i lavori della commissione Bilancio. “Ci rifiutiamo di fare una discussione generale su cose che devono ancora arrivare”, ha spiegato la dem Beatrice Lorenzin. “Hanno annunciato degli emendamenti che non arrivano, vogliamo sapere se se alcuni argomenti saranno assorbiti o meno. Il governo ha avuto più di un mese di tempo e ora ci troviamo a pochi giorni dal Natale in questa situazione in cui non abbiamo un quadro chiaro”. Le senatrici M5s Ketty Damante e Barbara Floridia parlano di “paralisi ignobile” causata dal fatto che “Salvini ha fatto promesse a destra e a manca per opere indifferibili lungo tutto lo Stivale” e “solo ora si rende conto che per coronare le sue smanie propagandistiche, con il ponte sta ipotecando il suo ministero per un decennio dal punto di vista finanziario”.

L’emendamento sul Ponte – Nel pomeriggio l’emendamento sul Ponte è alla fine spuntato. Il governo conferma i costi previsti, ma le spese a carico dello Stato vengono alleggerite di 2,3 miliardi, scendendo a 9,3. Le risorse mancanti vengono recuperate attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione in capo alle regioni: 718 milioni arrivano dalla quota del fondo destinata alle amministrazioni centrali e 1.600 dalla quota destinata alle regioni Calabria e Sicilia. Il testo bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato dispone che la parte mancante rispetto agli 11,63 miliardi di euro previsti nel disegno di legge viene reperita attraverso l’autorizzazione “della spesa di 718 milioni di euro, in ragione di 70 milioni di euro per l’anno 2024, 50 per l’anno 2025, 50 per l’anno 2026, 400 milioni di euro per l’anno 2027 e 148 milioni di euro per l’anno 2028, mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027, e imputata sulla quota afferente alle amministrazioni centrali” e gli altri 1,6 miliardi “in ragione di 103 milioni di euro per l’anno 2024, 100 milioni per l’anno 2025, 100 milioni per l’anno 2026, 940 milioni di euro per l’anno 2027 e 357 milioni di euro per l’anno 2028 per l’anno 2029, mediante corrispondente riduzione risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027 e imputata sulle risorse indicate per le Regioni Sicilia e Calabria dalla delibera Cipess”. Per il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia si tratta dell’ennesimo “scippo ad un fondo che serve ad altro e che sta diventando la tasca di Pantalone di un governo che non sa che pesci prendere per trovare le risorse di una manovra che non si preoccupa di trovare risorse per la sanità pubblica ma cerca soldi per tenere buono Salvini che usa soldi che c’erano, ed erano delle regioni, e decide unilateralmente di finanziare alcune opere. Il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs Angelo Bonelli parla di “golpe contro il Sud”.

Le proposte dei relatori ancora fantasma – Al momento è previsto che il testo arrivi nell’aula di palazzo Madama il 18 dicembre per poi passare alla Camera. Ma si attende ancora il pacchetto dei relatori, che dovrebbero presentare in tutto 30-40 misure. Tra queste anche un intervento sul Superbonus: il relatore della manovra Guido Liris (FdI) ha detto che “fissa la possibilità di arrivare ai primi 10 giorni di gennaio 2024 con tutta la documentazione per salvaguardare l’agevolazione sui lavori fatti entro fine anno“. Invece una proroga ulteriore “sarebbe troppo onerosa, potrebbe essere utile per il completamento ordinato di alcuni lavori, ma ogni mese che passa costa 4,5 miliardi e non ce lo possiamo permettere”. Si tratta dunque solo di tempo in più per documentare quello che è stato fatto fino all’ultimo giorno utile del 2023 sul quale è possibile ottenere la detrazione del 110%. Per il resto dei lavori rimanenti nel 2024 si detrae il 70%. Il 110% rimane, dunque, ‘cristallizzato’ al 2023 ma con il Sal straordinario si documenta la percentuale di lavori a cui verrà ancora applicato.

Lunedì sarebbe dovuta iniziare l’illustrazione degli emendamenti, tutti di opposizione a parte i tre presentati dal governo. Ma non è successo. “I tempi della discussione e dell’approvazione della manovra slitteranno, dovrà esserci anche il passaggio alla Camera e il 31 dicembre è sempre più vicino. A meno che non decidano, anche stavolta, di silenziare il dibattito in Aula e andare avanti a colpi di fiducia” ha denunciato Boccia. “Siamo in una situazione davvero surreale, il confronto sulla legge di bilancio non è iniziato e siamo ancora alla prima lettura. Credo che bisognerà dare una mano per evitare l’esercizio provvisorio”, ha rincarato il capogruppo M5S, Stefano Patuanelli. Rispetto alle polemiche sul taglio del cosiddetto ‘tesoretto‘ – cioè il Fondo per il finanziamento dei provvedimenti legislativi, in capo al Parlamento – contenuto nella proposta di modifica governativa sul pacchetto che riguarda forze dell’ordine, le forze armate e i vigili del fuoco, Damiani ha ribadito che il Fondo rimane da 100 milioni”.

Articolo Precedente

Per ridurre la stretta sulle pensioni dei medici il governo falcia il finanziamento del Servizio sanitario. Ma a babbo morto: tagli dal 2033

next
Articolo Successivo

Manovra, negli emendamenti dei relatori la matrioska di marchette: dai soldi alla Fondazione di Michetti alle mance per i ministeri

next