I quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni andranno a processo. La decisione è stata presa dal gup di Roma, Roberto Ranazzi, che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, ed è arrivata al termine dell’udienza preliminare ripresa oggi dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha sbloccato il processo. Nei confronti degli imputati le accuse sono, a vario titolo, di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. “Ringraziamo tutti, oggi è una bella giornata”, ha detto Paola Deffendi, la madre di Giulio.

La prima udienza a febbraio – I quattro agenti della National Security che andranno a processo sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest’ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato. Dopo sette anni del sequestro e dell’omicidio del ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso in Egitto nel 2016, si arriva pertanto a un processo. La prima udienza è fissata per il 20 febbraio davanti alla Prima Corte d’Assise di Roma. Nel procedimento è stata ammessa come parte civile la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In aula erano presenti i genitori di Giulio Paola Deffendi e Claudio Regeni accompagnati dal loro legale l’avvocato Alessandra Ballerini.

Dallo stop al processo ai rinvii a giudizio – Già nel maggio del 2021 il gup Pierluigi Balestrieri aveva manda a processo i quattro 007. A ottobre dello stesso anno inizia il processo in Corte d’assise ma i giudici annullano il rinvio a giudizio: bisogna rendere effettiva e non solo presunta la conoscenza agli imputati del procedimento a loro carico. Ad aprile del 2022 il gup sospende il processo mentre il pm ricorre in Cassazione contro lo stop. La Cassazione rigetta il ricorso. Il 31 maggio il gup, accogliendo la richiesta della Procura, invia gli atti alla Consulta. Si arriva così al 27 settembre del 2023 quando la Corte Costituzionale sblocca il processo Regeni: “nessuna immunità per il reato di tortura, non è accettabile la paralisi del processo”.

Pm: “Processo non sarà simulacro” – “L’assenza degli imputati non ridurrà il processo ad un simulacro”, ha affermato in aula il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco. “Poter ricostruire pubblicamente in un dibattimento penale i fatti e le singole responsabilità corrisponde ad un obbligo costituzionale e sovranazionale. Un obbligo che la Procura di Roma con orgoglio ha sin dall’inizio delle indagini cercato di adempiere con piena convinzione”, ha aggiunto Colaiocco nel corso dell’intervento con cui ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro 007 egiziani.

Legale Regeni: “Morto dopo 9 giorni di violenze” – “Le notizie di oggi sono la conferma della costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, la presa d’atto del giudice delle motivazioni della Consulta e l’ulteriore notorietà anche in Egitto del procedimento a carico dei 4 imputati per il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni”, ha affermato, lasciando piazzale Clodio, l’avvocato Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni. “Una notorietà – ha aggiunto – legata anche al recente incontro tra il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e Al Sisi durante il quale il ministro ha informato il presidente egiziano che si procederà in Italia contro i 4 imputati. Il giudice ha inoltre rigettato tutte le eccezioni compresa quella sulla giurisdizione perché non si può dubitare, come hanno fatto le difese degli imputati, che anche i ‘meri’ sequestratori di Giulio gli hanno cagionato, catturandolo e tendendolo sequestrato per 9 giorni, sofferenze fisiche e psicologiche“.

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