Una domanda, una sola domanda: vi sembra normale che una donna di 55 anni venga colpita con il calcio di un fucile da un cacciatore di 60 anni solo perché si era lamentata che il tizio in questione stesse sparando nei pressi della sua casa? Colpita più volte e poi, non pago, il cacciatore ha sparato un colpo “intimidatorio” verso i piedi della vittima, le ha poi sottratto il cellulare con il quale era stato fotografato. Il fatto è accaduto a Reggio Emilia.

Ma proseguiamo: Roma piazzale Clodio, un uomo si è avvicinato alla ex moglie e l’ha aggredita; si è scoperto poi come l’aggressore se ne fosse bellamente infischiato del divieto di avvicinamento alla ex moglie. Con buona probabilità poi sappiamo dell’ uomo di 70 anni che ha strangolato e ucciso la moglie a Fano. Ma forse è sfuggita, ai più, la vicenda di Erba: pausa pranzo un uomo attende una donna: la strattona, le getta sul viso e sul corpo dell’acido muriatico. A strapparla dalle sue mani, un gruppo di colleghi, uno dei quali – 47 anni – è rimasto lievemente ferito. Siamo a quattro storie in cui donne sono vittime di violenza.

In provincia di Viterbo un uomo di 40 anni ha terrorizzato la ex fidanzata e i suoi parenti presentandosi sotto la casa con una bottiglia spaccata in mano. Inizialmente alcuni vicini lo avrebbero riaccompagnato a casa ma lui, una volta a casa sembra abbia chiamato la donna avvertendola che stava tornando; si sarebbe incamminato a piedi per andare sotto la sua abitazione con una spranga in mano.

Cosa accomuna questi casi? Che sono avvenuti esattamente in un solo giorno: dalle 21 di lunedì 20 novembre alle stessa ora di martedì 21 novembre. Mentre non si parlava altro che della vicenda della povera Giulia Cecchettin altre possibili Giulie erano vittime di aggressività, violenza, ferocia totale mancanza di rispetto.

In questo stesso giorno è stata poi diffusa la notizia che a Taranto a un uomo di 40 anni sarebbe stata notificata un’ordinanza di misura cautelare di divieto di avvicinamento alla sua ex compagna. Lui “ossessionato da una morbosa gelosia” l’avrebbe sottoposta ad atti persecutori fino d entrare in casa sua, costringendola a fuggire in pigiama, danneggiando mobili e suppellettili di casa. Ripeto tutto è accaduto in un solo giorno di ordinaria violenza.

Ora la seconda domanda: in molti ritengono che l’educazione al rispetto, all’affettività e alla sessualità non possano essere insegnati-imparati sui banchi di scuola. E’ quindi forse meglio lasciare che l’unica “scuola” per questi argomenti, siano i canali pornografici? Tik Tok? Youtube? Nel senso: tutti i canali più meno virtuali offerti da tutti i mezzi tecnologici a disposizione di tutti a tutte le ore del giorno e della notte? Aggiungiamo poi che manca solo che qualcuno si inventi qualcosa tipo maestro Manzi dell’affetto-sesso con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e siamo a posto.

Qui non si tratta di una crociata contro il nuovo che avanza, non è una guerra dei “sessi”: maschi contro femmine. E’ cercare di trovare un inizio di qualcosa che possa orientare chi sta crescendo all’idea che le persone vanno rispettate; che essere persone civili è non brandire e usare violenza. È il riconoscere quando si è nel pieno di una cosiddetta relazione disfunzionale. Nello stesso giorno in cui sono avvenuti i fatti sopra descritti è stato tutto un circo di dichiarazioni, Iniziato con la retorica del minuto di silenzio – che gli studi enti hanno ben commutato con un minuto di rumore – annunci di installazioni di nuove panchine rosse, di convegni, annunci di concorsi nelle scuole per la realizzazione di cortometraggi, inasprimento delle pene, incremento degli strumenti di allontanamento da parte del Questore, si è tornati a parlare del braccialetto elettronico (spero quelli che funzionano mi verrebbe da dire ricordando il caso riportato da il Resto del Carlino).

E’ insomma sembrato che tutti avessero la soluzione in tasca ma che, soprattutto, si volesse iniziare da qualche parte. Personalmente ho solo sorriso. Un riso amaro perché mi sono resa conto come, ancora una volta, tutti parlino di cambiamento non volendo cambiare. O meglio come chi svolge un ruolo in politica riesca sempre a mettere in moto il processo del “dare l’impressione di fare, senza fare”.

Il perché è presto spiegato: giace una proposta di legge molto chiara, semplice, fattibile che rende strutturale e sistematico l’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole di ogni ordine e grado con fondi appositi e il coinvolgimento di professionisti. E’ un tentativo. Un inizio rispetto al niente che ora c’è. Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle è la prima firmataria e il testo di legge, reperibile in rete, si compone di poche pagine scritte in modo comprensibile, senza sofismi tipici dell’ambiente parlamentare. Nel testo si propone di provare a consentire agli studenti e alle studentesse di imparare a conoscersi e a conoscere l’altro; condurre i ragazzi e le ragazze alla scoperta dei rapporti affettivi e al rispetto dell’altro genere. Oltre al rispetto delle regole, la rimozione dei pregiudizi ma anche l’insegnamento della prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili.

Tutte cose inutili? Tutte cose che non servono, soprattutto se insegnate a scuola? Personalmente non lo so. So che da qualche parte bisognerebbe provare a iniziare, eppure questa proposta di legge è come se non esistesse. Nessuno che abbia il coraggio di dire: “Non importa quale partito l’ha presentata, se contiene qualcosa di buono, proviamo a metterla in pratica. Se è da correggere, facciamolo”.

Ma da qualche parte proviamo a iniziare. Senza dare solo l’impressione di fare, come troppo spesso, per non dire sempre, accade in Italia.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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