Nell’ultimo anno i femminicidi commessi da partner o ex partner non sono diminuiti, anzi ci sono state due vittime in più. A pochi giorni dall’ennesimo omicidio della 22enne Giulia Cecchettin, uccisa a pugnalate dall’ex fidanzato, a fotografare la situazione italiana è il report settimanale sugli omicidi volontari e la violenza di genere del Viminale. E il Dipartimento della Pubblica sicurezza non ha fatto in tempo a pubblicarlo, che neanche 24 ore dopo va già aggiornato: alle 106 donne uccise dall’inizio dell’anno, si è aggiunta ieri 21 novembre Rita Talamelli, strangolata dal marito a Fano.

Di queste 107 vittime della violenza maschile contro le donne, 88 sono state uccise in ambito familiare-affettivo. In particolare, 55 sono le donne (44 italiane e 11 straniere) che sono stata ammazzare per mano del partner o dell’ex partner. Secondo il Viminale, sono in aumento, rispetto allo stesso periodo del 2022, sia il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 58 diventano 60, che quello delle relative vittime donne che da 53 passano a 55.

Più in generale rispetto al periodo 1 gennaio-19 novembre del 2022 nel 2023 si registra un incremento del numero degli omicidi che da 283 arrivano a 295 (+4%). Il numero delle vittime di genere femminile rimane stabile con un leggero calo (da 109 passano a 107). Il Viminale nell’ultimo anno ha registrato poi un aumento dei delitti commessi in ambito familiare o affettivo che passano da 124 a 130 (+5%), aumento al quale però non è corrisposto quello delle vittime di genere femminile che restano stabili e al momento sono date in calo (da 91 sono passate a 88). Il sito Pagella Politica ha analizzato i dati Istat dal 2002 al 2021: gli uomini vittime di omicidio negli ultimi 20 anni sono calati del 60%, le donne del 36. In generale, se per le donne è calato il numero delle vittime per mano di estranei, a non essere calato mai è il numero di chi viene uccisa da partner o ex partner.

I dati riportati dal Viminale sono parziali perché limitati al conteggio dei casi e alla segnalazione di chi commette il reato. In Italia, nonostante le promesse di Giorgia Meloni del 25 novembre di un anno fa, mancano ancora i decreti attuativi della legge del governo Draghi che permetterebbe di migliorare il rilevamento dei dati statistici sulla violenza di genere. A mancare è, tra le altre cose, il conteggio dei reati spia della violenza di genere. Sulla mancanza siamo stati ripresi anche dal Grevio, il gruppo di esperti sulla violenza di genere del Consiglio d’Europa. Ma nonostante i richiami, restano solo le promesse vuote della politica.

Proprio i numeri e le analisi statistiche potrebbero fare molto nel sostegno alle azioni di prevenzione. E così i singoli enti fanno da soli, tra segnalazioni e raccolte dati fondamentali che però non vengono coordinate a livello governativo. E proprio dai dati possono emergere fotografie importanti che dovrebbero guidare l’azione delle istituzioni. L’ultima è quella segnalata da Fabio Roia, presidente del Tribunale di Milano, secondo cui si è abbassata l’età di chi commette reati contro le donne: il 40% ha meno di 35 anni.

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“Voglio solo vivere”: i racconti di tre donne sopravvissute alla violenza di genere in Giordania. Le testimonianze raccolte da Intersos

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