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Manovra, emendamento di Avs per istituire l’imposta progressiva sui grandi patrimoni sostenuta da Oxfam e dal Fatto

Il gettito verrebbe usato per finanziare interventi in materia di tutela della salute, welfare, diritti sociali, famiglia, istruzione, diritto alla casa
Manovra, emendamento di Avs per istituire l’imposta progressiva sui grandi patrimoni sostenuta da Oxfam e dal Fatto
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Un’imposta progressiva sui grandi patrimoni sopra i 5,4 milioni di euro netti con cui finanziare politiche e interventi in materia di tutela della salute, welfare, diritti sociali, famiglia, istruzione, diritto alla casa. È quello che prevede un emendamento alla legge di Bilancio che sarà presentato da Alleanza Verdi e Sinistra. La nuova tassa ricalca quella ipotizzata da Oxfam come esempio di possibile applicazione in Italia dell’imposta europea sostenuta dalla raccolta firme La Grande Ricchezza promossa dall’ong in partnership con Il Fatto e Radio Popolare (qui il link al sito da cui è possibile aderire). “Lo spirito è: tassate i ricchi e non i pannolini“, spiega a ilfattoquotidiano.it Marco Grimaldi (Sinistra italiana). “La prima manovra del governo Meloni si caratterizzava per la rapina al reddito di cittadinanza e aveva il volto di Lotito. Ora, dopo aver promesso un cambio di rotta a partire dalla tassa sugli extraprofitti, si tolgono risorse all’indicizzazione delle pensioni e si aumentano le tasse sui pannolini”.

Nel dettaglio, l’imposta si applicherebbe alla ricchezza netta “derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all’estero” e si accompagnerebbe all’abolizione dell’Imu per evitare la doppia tassazione. Le aliquote sarebbero dell’1,7% sui valori compresi tra 5,4 e 8 milioni di euro, 2,1% tra 8 milioni e 20,9 milioni di euro, 3,5% oltre i 20,9 milioni di euro. In caso di violazione degli obblighi di dichiarazione arriverebbe una sanzione amministrativa pecuniaria dal 3 al 15% dell’importo non dichiarato.

Il gettito, quasi 16 miliardi di euro, andrebbe ad alimentare un nuovo fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze battezzato “Articolo 3”: un richiamo alla Costituzione nella parte in cui sancisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Un decreto del Mef sarebbe chiamato a definire “la metodologia di valutazione del valore dei beni immobili, della liquidità, degli strumenti finanziari, delle azioni di società quotate e delle quote di società non quotate, da assoggettare all’imposta”. Nelle more della revisione del catasto dei fabbricati – invisa al centrodestra – per la valutazione degli immobili si farebbe riferimento agli attuali valori imponibili ai fini Imu e Tasi.

L’emendamento prevede che il ministero dell’Economia consegni ogni anno al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione e sull’andamento delle spese per welfare, salute, famiglia e diritti finanziate con i ricavi della nuova tassa. Ogni commissione parlamentare competente dovrebbe poi votare una risoluzione con cui definire eventuali nuovi indirizzi politici di attuazione. I Comuni verrebbero compensati della perdita dell’Imu aumentando la dotazione finanziaria del Fondo di solidarietà comunale.

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