Tutta Italia sperava che Jannik Sinner potesse trionfare alle Atp Finals. Ha vinto Novak Djokovic, perché ad oggi è più forte e più esperto. Poi ha dichiarato: “Sinner diventerà il prossimo numero 1”. Una frase già abusata da molti, da Panatta ad Alcaraz. Meglio diffidare da questa affermazione, perché cela una certa dose di rivalità o di invidia. Sinner può diventare il numero 1 del tennis, ma non è scontato che accada. La sua breve carriera (ha solo 22 anni, è sempre bene ricordarlo) è costruita sul sudore e sul sacrificio. Non è un talento naturale come Alcaraz o Rune, a cui spesso viene accostato. Non significa che vincerà di meno, anzi. Significa che ogni sua vittoria è figlia di lavoro, lavoro, lavoro.

Queste Atp Finals sono state un altro passo, un altro gradino verso la vetta: in finale contro Djokovic si è visto, a Sinner non viene tutto facile così dal nulla. Deve continuare a impegnarsi per correggere i suoi limiti, per migliorare ancora. Per un 22enne quel che conta è il percorso: due anni fa sempre a Torino Daniil Medvedev sbadigliava mentre batteva Sinner nettamente, ora quello stesso giocatore lo ha buttato fuori in semifinale con un 6-1 nel terzo set. È la dimostrazione della crescita costante, che un domani chissà porterà Sinner perfino a vincere uno Slam. Per ora lasciamo che lavori in pace, senza addosso le inutili pressioni dei gufi.

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