Nell’epoca in cui nella comunicazione e sui social funziona essere spaccone, irriverente, forzatamente simpatico, c’è un giovane ragazzo da un milione di follower su Instagram che da una settimana è sulla bocca di tutti gli italiani. Jannik Sinner non sta solo macinando successi in campo alle Atp Finals di Torino, sta modificando anche le abitudini di un intero Paese, portando il tennis a livelli di popolarità finora inesplorati. La partita della svolta, in termini mediatici, è stata quella contro Novak Djokovic: la vittoria del 22enne altoatesino contro il numero 1 al mondo è stata vista in tv da oltre 3,3 milioni di persone. Numeri mai visti per un evento sportivo di mercoledì sera che non fosse una partita di calcio. Sinner, da astro nascente del tennis italiano, è diventato fenomeno mediatico. L’impatto che ha avuto ricorda quello di grandi campioni del passato, da Alberto Tomba a Valentino Rossi, per citarne due di epoche recenti. Al contrario di loro, però, Sinner non è un guascone, non risponde ai canoni stereotipati dello sportivo italiano. Eppure, riesce a coinvolgere. “Rispetto alle nuove generazioni, Sinner ha una modalità comunicativa eterodossa. Proprio per questo è clamorosamente encomiabile, è un invito a costruire la comunicazione di sé sulla base delle competenze, in maniera opposta rispetto a quella che ormai sembra essere l’andazzo comunicativo”, afferma Luca Bifulco, professore di Sociologia dello Sport all’Università degli Studi di Napoli Federico II, provando a spiegare quali sono le ragioni di questo innamoramento degli italiani per Sinner, quali sono gli ingredienti che potrebbero garantirgli un posto nell’immaginario collettivo nazionale.

Professore, partiamo dalle basi: come si diventa un’icona sportiva?
Innanzitutto bisogna distinguere tra celebrità sportiva ed eroe sportivo. Per essere una celebrità, il primo fattore è la capacità di fare in modo che tifosi e non si identifichino nei tuoi successi. È la performance di eccellenza che consente delle forme di identificazione, quella che tecnicamente si chiama gloria vicaria, potremmo dire gloria riflessa. E che consente a delle comunità di avere una sorta di autostima vicaria: “La tua vittoria la sento un po’ mia”. L’eroismo sportivo invece è una cosa che è più duratura nel tempo: va oltre la carriera dello sportivo, si passa di generazione in generazione.

Se questa è la cornice, dove si collocano campioni come Pantani, Tomba o Rossi?
Marco Pantani è riuscito ad attecchire nell’immaginario collettivo anche perché è stato un eroe tragico. Inoltre, il ciclismo ha una grande base di seguito in Italia. Alberto Tomba certamente viene ricordato con affetto. Però non so quanto la sua identità resterà ancora viva nelle nuove generazioni. Valentino Rossi è un campione recente, è ancora una celebrità nel senso pieno del termine ed è diventato anche un brand: VR46. Da pilota, aveva anche vari elementi di identificazione nazionalpopolare: ad esempio, la conflittualità con gli spagnoli. Il suo personaggio resterà nella memoria degli italiani.

Ecco. Rispetto a Valentino Rossi, che è un guascone e un comunicatore nato, Sinner è molto diverso…
Sinner esce dalla narrazione dell’italiano. Inoltre, mancano nel suo personaggio alcuni elementi tipici di come si costruisce la celebrità, in particolare gli aspetti privati. Ha un profilo social molto istituzionale, in cui c’è poco o nulla della sua vita lontano dai riflettori. Sono quelle relazioni che si chiamano parasociali tra la celebrità e il pubblico: creare un’intimità legata al fatto che tu campione fai vedere anche un po’ di retroscena.

Questo suo modo di comunicare può allontanarlo dalla gente?
Sinner segue un impianto simbolico molto legato alla serietà dello sportivo, all’autocontrollo, allo spirito di sacrificio. Il talento è l’origine di una serie di competenze che uno sportivo deve incorporare, nel suo caso sono queste a spiccare. Sui social l’elemento più guascone, stravagante, irriverente, funziona molto. Sinner è eterodosso rispetto a questa modalità comunicativa che si è affermata, ma proprio per questa ragione appunto è encomiabile. Invita a esprimersi e a parlare di sé in modo diverso: mettere al primo posto le competenze, la serietà, l’impegno. E poi è serio ma non serioso, non è un personaggio grigio. È un ragazzo di 22 anni che vive la sua vita.

Il suo essere anticiclico rispetto al modo di porsi odierno può trasformarlo in un modello?
Sinner rimane una celebrità del suo tempo, ma ha degli elementi che vanno al di là delle logiche commerciali e lo rendono una mosca bianca: nell’immaginario collettivo può avere l’impatto di un personaggio singolare. Non essere solo il campione che si perde nella sua epoca, ma diventare un personaggio memorabile. Ovviamente, solo se non mancheranno le vittorie.

Vincere quanto è importante?
Il risultato sul campo resta comunque un aspetto fondamentale. Per attecchire nell’immaginario collettivo c’è bisogno di risultati continui, di vittorie. Solo così le forme di identificazione nei valori di cui uno sportivo è portavoce poi si sedimentano nel tempo. Sinner può essere un punto di riferimento, una fonte di ispirazione. Poi, se il campione diventerà anche orgoglio nazionale lo diranno solo le generazioni future.

Per diventare “orgoglio nazionale”, il fatto di chiamarsi “Jannik Sinner” può essere un limite?
L’appeal del personaggio è anche legata all’identificazione tra lui e l’italiano. A mio avviso, il fatto che abbia nome e cognome tedeschi non influisce. Ormai anche i nomi stranieri nello sport italiano sono sdoganati nella percezione collettiva. Sinner non è percepito come un corpo estrano rispetto al sentimento nazionale.

Già molti brand, da Lavazza a Fastweb fino a Gucci, lo hanno scelto come uomo immagine. È solo per le vittorie?
La scelta di un testimonial dipende da vari fattori. Secondo i concetti del testimonial classico, Valentino Rossi ad esempio a un indice di simpatia più alto rispetto a Sinner. Ma questo non significa che Sinner non rappresenti una serie di valori – a cui facevo riferimento prima – a cui i brand vogliono essere associati.

Sinner diventerà anche un’icona a livello mondiale?
I tennisti nascono globalizzati. Dubito Sinner possa diventare un ambasciatore dell’Italia nel mondo, perché appunto evade dallo stereotipo. Ma sicuramente può diventare un campione riconosciuto a livello planetario, perché il tifo nel tennis travalica la nazionalità.

Potrà anche diventare un traino per il tennis in Italia, fino a modificare le abitudini della gente?
Ipoteticamente sì, anche in questo caso soprattutto se ci saranno altre vittorie. Ma attenzione a credere che il grande campione possa automaticamente aumentare il numero dei praticanti: per quello serve il lavoro delle Federazioni. Sinner può invece avvicinare al tennis un pubblico che non è praticante e non è un conoscitore di questo sport. Aumentare l’audience di coloro che seguono o hanno un interesse per il tennis. Però mi faccia dire un’ultima cosa.

Prego.
La bellezza dei personaggi come Sinner è quella di riuscire a rendere lo sport epico. La partita vinta con Djokovic, ad esempio, è durata tre ore: troppe per avere un’audience continuativa. Questa però è la logica commerciale, Sinner riesce ad andare oltre e comincia a sconfinare un po’ nell’epica. Ci riuscirà definitivamente vincendo uno Slam o la Coppa Davis con l’Italia.

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