La misura è colma. Così, dopo essersi anche appellati a Mattarella con una lettera e dopo aver scritto anche alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sabato 18 novembre prossimo a Roma – ore 11.30 a Piazza Mastai a Trastevere – tutte le associazioni del centro storico di Roma (l’evento è organizzato dalla “Rete di associazioni per una città vivibile”, in cui confluiscono venti comitati), ma anche alcune associazioni di Catania, Angri, Napoli, Foligno, Caserta, scenderanno in piazza contro l’insostenibile proroga da parte del governo del regolamento di emergenza.

Varato in tempi di Covid-19, consente a bar e ristoranti, e a chiunque somministri cibo e bevande, di poter mettere tavolini anche nelle zone di pregio come il centro storico di Roma, senza alcun vincolo. Così i tavoli e le pesanti pedane imbullonate, in teoria amovibili e provvisorie, sono state piazzate ovunque, sui marciapiedi come sulla strada, anche sulle strisce blu delle città, servizi per residenti e non, anche sulle strisce pedonali, anche sugli spazi dei disabili, oppure in totale divieto di sosta. Col risultato surreale che i vigili fanno le multe alle macchine ma non ai tavolini o alle pedane che sul divieto di sosta prosperano e fanno soldi. Questo accade dappertutto, anche in zone vicine ai Ministeri, davanti alle sedi della polizia, sotto gli occhi di tutti. Per dare un’idea del fenomeno, parliamo, a Roma, di 112.122 metri quadrati occupati dai tavolini, il 519 per cento in più rispetto al 2020. Colpiti il primo municipio di Roma ma anche altri limitrofi.

Introiti da capogiro. Ma per il governo c’è ancora emergenza Covid

Ma facciamo un passo indietro. Nel 2020 fu deciso dal governo Conte che come risarcimento per i danni da Covid-19 ristoratori e bar avrebbero potuto mettere da gennaio 2021 tavolini fuori senza pagare nulla, anche se in proporzione all’interno del locale. E, appunto, con strutture provvisorie. La proroga è andata avanti, nonostante il Covid-19 sia scomparso, i turisti ormai sono tornati in massa a Roma con introiti da capogiro per ristoratori e tutti coloro che somministrano cibo e bevande, eppure il governo, a cui interessa zero della situazione mostruosa che si sta creando, ha deciso di prorogare ancora. Senza ascoltare minimamente tutti i residenti della città, senza fare uno studio dell’impatto di questa misura. Niente di niente, hanno sposato semplicemente la lobby dei tavolini selvaggi, anche se la politica dovrebbe essere almeno una mediazione di interessi contrapposti.

Roma, un immenso ristorante

Il problema è solo apparentemente elitario. Questi tavolini sono ovunque, impediscono il passaggio dei pedoni, impediscono alle macchine di parcheggiare. Molti sono ovviamente abusivi, nel senso che sono molti di più di quanti potrebbero metterne. Ma tanto controlli sono rari, il comune ha poche forze, spesso per rimuovere pedane messe su selvaggiamente e abbandonate ci vogliono mesi e anni. Intanto i guadagni restano altissimi. Il centro storico, le piazze più belle sono ormai un’invasione di tovaglie e sedie di plastica di infima qualità. Roma ridotta a un immenso ristorante. Un’occupazione di suolo pubblico selvaggia che non restituisce nulla ai cittadini, nulla ai residenti, se non puzza, disagio, rumore, immondizia.

Non paghi, ristoratori e baristi, che occupano questi spazi per due lire, mettono enormi insegne, cartelli per terra, menù giganti e così via. Non paghi, spesso montano casse con la musica, rendendo la vita invivibili a chi ci vive sopra. Non paghi, spesso mettono fioriere o altri arredi per evitare passaggi oppure anche per poter piazzare le loro macchine, che talvolta sostano tranquille davanti ai loro dehor. Non paghi, piazzano spesso enormi stufe con fiamma, pericolose e non autorizzate, oppure enormi ventilatori orrendi. Non paghi, ora va di moda tappezzare tutte le pareti esterne del locale con muri di luce che produrre un enorme inquinamento luminoso. È uno scempio che si svolge non nel chiuso dei palazzi, ma, ripeto, per le strade, davanti agli occhi di tutti.

Politica scomparsa, il controllo del territorio lo fanno i cittadini

E la politica cosa fa? La lotta contro questa invasione indecente e fuori controllo è stata fatta in questi anni praticamente solo dai residenti, dai vari comitati di cittadini. Con fatica, con sudore, organizzando gruppi di lavoro, cercando di capire come agire. Questi cittadini hanno cercato l’interlocuzione delle istituzioni locali. Il primo municipio di Roma, con la presidente Lorenza Bonaccorsi, si è mostrato sensibile al tema, tanto che ha deciso di scendere in piazza con i residenti contro la proroga. Il sindaco ieri, esattamente dopo che il Senato aveva approvato il ddl che contiene la proroga, ha presentato una regolamentazione dei tavoli che almeno dovrebbe dare una omogeneità estetica a questi obbrobri, vietando le pedane nel centro storico più stretto, imponendo un catalogo degli arredi e altre misure che però agiscono soprattutto a livello qualitativo.

Ma la questione non può rimanere a livello locale, perché riguarda la più grande area Unesco del mondo. I Cinque Stelle, dal canto loro, autori di questa misura nel 2020, stanno facendo marcia indietro e appoggiano l’idea, giusta senz’altro, per la quale ogni comune dovrebbe essere libero di decidere come agire sul proprio territorio.

Il governo però, sembra intenzionato ad andare avanti. Come per i balneari, si creerà una situazione di fatto giuridicamente assurda, che verrà sanata con qualche norma ad hoc che finirà per dar diventare permanente il provvisorio. Magari motivata con l’assurda tesi per cui i dehor e le pedane favorirebbero la vivibilità delle città e il decoro. Quando chi ci vive sa che neanche spazzano un centimetro più in là del proprio ristorante e talvolta fanno cenare i turisti in mezzo all’immondizia.

Insomma, uno sfregio totale dello stato di diritto e del rispetto delle persone. Che ormai si autorappresentano e lottano solo per sé stesse, senza partiti di riferimento. Un esempio, quello dei comitati romani, che mostra la letterale perdita di controllo dei territori, l’abbandono dei cittadini, l’incapacità della politica di capire i problemi concreti e appunto mediare tra interessi diversi. Una débacle democratica che racconta come siamo ormai in una pienapost-democrazia: ovvero una democrazia posticcia dove restano le regole formali, ma a comandare veramente è sempre e solo il capitale. E tutti gli altri, cittadini, residenti, persone, devo sottostare alla sua violenza.

Per aderire alla raccolta firme si può mandare una email a Paolo Brogi, brogi.info@gmail.com

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