Licenziati dall’oggi al domani senza alcuna possibilità di appellarsi al loro dirigente, il direttore dell’ufficio scolastico regionale Luciana Volta che nel pomeriggio di lunedì ha firmato il decreto di cessazione dal servizio per diciassette presidi che, a settembre, avevano avuto dallo stesso ministero l’ok a trattenersi in servizio oltre i limiti di età. A far scattare le dimissioni obbligatorie, a metà anno scolastico, è stata il mancato visto della Corte dei Conti. L’ennesimo pasticcio burocratico all’italiana, che ha prodotto il caos in una ventina di scuole lombarde. Nel giro di ventiquattr’ore gli istituti hanno dovuto ricorrere a presidi in reggenza tra i malumori degli insegnanti e delle famiglie e l’opposizione di tutti i segretari nazionali di Flc Cgil, Cisl, Uil oltre che dell’Associazione nazionale presidi che attraverso il suo presidente, Antonello Giannelli, si impegna ora a portare la questione sul tavolo del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara.

A creare questa baraonda – secondo quanto il FattoQuotidiano.it è riuscito a ricostruire – pare sia stato un difetto di istruttoria da parte dell’Usr Lombardia. Contattata da ilfatto.it, la dirigente Volta non ha voluto rispondere. Tra i più desolati c’è il dirigente dell’istituto Crema Uno, Pietro Bacecchi, 39 anni di servizio (tra quelli da insegnante e i sedici da preside) con un solo giorno di malattia, dodici ore al giorno di lavoro, solo quattro-cinque giorni di ferie l’anno. Un uomo dello Stato mandato a casa dallo Stato stesso e “trattato peggio di uno sguattero, senza nemmeno un preavviso”, spiega. “Era il secondo anno che chiedevo di essere trattenuto – nonostante l’età pensionabile – e non si era posto alcun problema. Lo scorso mese d’agosto, racconta il preside, mi hanno firmato il nuovo contratto annuale. A ottobre, l’ufficio scolastico regionale, ha chiesto un’integrazione di documentazione perché ‘c’erano dei problemi con la Corte dei Conti’ ci hanno detto. Ho fornito di tutto. Poi non si è saputo più nulla”.

Ieri la sorpresa: alle 14.07 con una e-mail firmata dal direttore dell’ufficio scolastico, il professor Bacecchi ha scoperto che dalla mezzanotte di martedì non sarebbe più stato preside. “Sono rimasto sconcertato, allibito di fronte all’assenza totale di rispetto della persona, non tanto del mio ruolo. Va anche detto che ciò ha delle ripercussioni pesanti sulla scuola tant’è che l’intera comunità educante mi ha espresso solidarietà ed è pronta ad organizzare una protesta”. Ora Bacecchi si chiede se l’Usr abbia davvero fatto tutto ciò che poteva per evitare questo pasticcio e si appella al ministro Valditara.

Così anche la dirigente dell’istituto comprensivo di Rudiano, Elena Sibilia, in servizio dal 1988: “A questo punto va detto: c’è stato un difetto di valutazione iniziale da parte dell’Usr. Anche a me è stata chiesta documentazione integrativa e sono andata anche a parlare con i vertici dell’amministrazione per capire se fossero interessati veramente a noi o no. Mi hanno detto che “un ufficio pubblico funziona se fuori un dipendente e dentro l’altro, non cambia nulla”. Si rende conto? Se questo è lo Stato che difende la Scuola io mi sento tradita”. In una comunicazione ufficiale lo staff della scuola della Sibilia ha scritto: “Esprimiamo il nostro disappunto per le modalità e per i tempi con i quali si è venuti a conoscenza della scelta amministrativa”. Anche per lei la stessa sorte di Bacecchi. Fatti gli scatoloni ora sta cercando di farsene una ragione.

Intanto l’Usr in meno di 24 ore ha nominato i nuovi reggenti, ovvero dirigenti che hanno già altre scuole e fino al 31 agosto si dovranno occupare anche di queste ove c’erano dei presidi che avevano l’autorizzazione a trattenersi oltre la pensione ma sono stati licenziati. A definire “scandaloso” quanto accaduto ai colleghi è proprio Giannelli: “Sono decisioni estemporanee, sconnesse dalla realtà della scuola dopo che un provvedimento era stato vagliato e vidimato dall’Usr.”. Il numero uno dei presidi, tuttavia, sembra escludere un ricorso alla Corte dei Conti.

Una vicenda quella lombarda che permette di fare chiarezza sulla questione dei presidi che continuano a lavorare oltre il pensionamento. L’istituto del trattenimento in servizio oltre i limiti di età è stato abolito nel 2014 dal Decreto-Legge 90 del 24 giugno 2014. La finanziaria 2016 ha tuttavia previsto che il personale della scuola, dunque anche i dirigenti scolastici, impegnato in “innovativi e riconosciuti progetti didattici internazionali svolti in lingua straniera”, al raggiungimento dei requisiti per la pensione possa chiedere di essere autorizzato a permanere in servizio per un periodo massimo di tre anni. A tal fine il dirigente scolastico interessato presenta una specifica istanza di trattenimento, corredata dalla documentazione attestante i requisiti previsti dalla legge, che deve essere autorizzata dal direttore generale dell’Usr di servizio il quale emette un apposito motivato decreto di trattenimento sottoposto alla sezione regionale della Corte dei Conti per il visto di conformità.

“Ci risulta, spiega la segretaria della Flc Cgil nazionale, Gianna Fracassi , che in Lombardia la Corte dei Conti abbia ricusato tale visto. Non conosciamo i motivi della bocciatura, che pare sia intervenuta anche nei confronti di dirigenti che lo scorso anno avevano già svolto un primo anno di trattenimento. Presumibilmente la Corte non deve aver riconosciuto nella documentazione prodotta dal dirigente i requisiti previsti dalla norma. Ciascuna situazione va pertanto riferita alle motivazioni espressa nel diniego, non è possibile generalizzare, anche se ci sembra singolare il numero dei presidi coinvolti”. Dure le parole della Uil Scuola: “I dirigenti scolastici, pensionati d’ufficio, a seguito del mancato visto sulla loro proroga di contratto – osserva la responsabile del dipartimento dei dirigenti scolastici Rosa Cirillo, sono la dimostrazione che la scuola italiana è sempre più governata da giudici, o da amministrativi, o da contabili. Questo è uno dei risultati di quando gli uffici dell’amministrazione non si parlano e quando manca una programmazione che abbia chiari i tempi delle scuole. Una situazione creata dai ritardi dell’amministrazione scolastica, centrale e periferica, negli adempimenti organizzativi funzionali per l’inizio dell’anno. Sarebbe bastato, prima di prorogare i contratti dei diciassette dirigenti, elevare un interpello alla Corte dei conti, che è anche organo consultivo, per evitare quanto accaduto”.

La preoccupazione della Uil è per le comunità scolastiche: “Il rispetto è d’obbligo non solo per coloro che avevano programmato di essere in servizio per un altro anno scolastico ma per i docenti, per il personale tutto, gli alunni, i genitori di quegli istituti che adesso si ritrovano invece con una reggenza che rischia di interrompere un percorso iniziato. Tutto questo mentre il nuovo anno non vedrà insediarsi i dirigenti vincitori del nuovo concorso e resta lontano l’obiettivo di avere un dirigente scolastico titolare in ogni scuola del Paese”.

Ivana Barbacci, segretaria nazionale della Cisl Scuola entra nel merito della questione: “A ottobre, l’Usr ha contattato i dirigenti in questione verbalmente e ha comunicato di aver ricevuto dei rilievi dalla Corte dei conti, chiedendo loro documentazione aggiuntiva, per la dovuta risposta ai rilievi stessi. L’azione dell’Usr non è stata evidentemente convincente, tanto che la Corte ha respinto le osservazioni e la registrazione dei contratti. I presidi dalla sera alla mattina, senza alcuna attenzione né cura, sono stati licenziati. Addirittura, in alcuni casi i dirigenti hanno appreso dal sito dell’Usr che la loro scuola è considerata disponibile per l’assegnazione di una reggenza e che pertanto non è più affidata a loro”.

E così le singole comunità scolastiche improvvisamente sono state private della guida del dirigente, ad anno avviato, quando erano state poste tutte le premesse per l’attività di progettazione annuale. “La permanenza in servizio – aggiunge Barbacci – dei dirigenti licenziati sarebbe stata certo un gran vantaggio anche per tutto il sistema scolastico, considerando il già alto numero di reggenze. Infatti, secondo dati forniti dal Ministero, nell’anno scolastico 2023/2024 le reggenze conferite dagli Usr sono ben 1.091 su 8.089 istituti e questa è una vera patologia del funzionamento della scuola nel nostro Paese”.

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