di Michele Sanfilippo

Bibi Netanyahu, per l’ennesima volta, sta dando prova del proprio egocentrismo. A lui importa solo salvare se stesso, costi quel che costi.

Non è molto che, per poter tornare primo ministro, ha stretto alleanze con la peggior destra israeliana (razzista e reazionaria) con il dichiarato, e poi realizzato, obiettivo d’imporre in parlamento una legge liberticida per sottomettere il potere giudiziario a quello politico – che è spesso il primo passo per demolire le istituzioni democratiche. Per mesi, gli israeliani che hanno a cuore le istituzioni democratiche sono scesi in piazza ma inutilmente.

Oggi, dopo circa vent’anni quasi ininterrotti di governo durante i quali ha letteralmente fatto marcire ogni possibilità di stabilire un accordo con i palestinesi al fine di dar luogo ai tanto agognati “due stati per due popoli”, non ha neppure il coraggio di assumersi la responsabilità politica per non aver saputo prevenire i brutali attacchi di Hamas. Nei giorni scorsi ha infatti tentato di scaricare la responsabilità sui vertici militati e dei servizi segreti, sostenendo di non essere stato avvertito per tempo con un post che poi ha dovuto frettolosamente cancellare. Qualsiasi comandante in capo sa benissimo (tranne Schettino, forse) che non si può e non si deve scaricare sui subalterni la responsabilità di un fallimento imputabile alla struttura che si governa.

Incurante di tutto ciò ha intrapreso una guerra contro l’intero popolo palestinese (che per nessuna ragione può essere sovrapponibile per intero ad Hamas) i cui esiti immediati si stanno rivelando sanguinosissimi e sproporzionati, sia per il peso militare in campo (è come se un elefante calpestasse un formicaio), sia per l’incredibile numero di civili morti, tra i quali moltissimi bambini.

Io credo che l’obiettivo di Netanyahu sia di restare in sella, anche dopo il conflitto, durate il quale spera di conseguire qualche inequivocabile e definitivo successo militare. A me questa sembra l’ennesima follia di un uomo accecato dal potere.

Come si può sperare di raggiungere un risultato militare definitivo? Anche se Israele dovesse annientare l’intera organizzazione di Hamas, cosa che stento a credere, sarà inevitabile che dopo un conflitto così sanguinoso e umiliante per tutto il mondo musulmano qualcosa non risorga dalle ceneri. Anche perché quest’azione militare un risultato lo sta raggiungendo: sta facendo ricompattare l’intero arcipelago islamico.

I paesi che sostengono Israele, senza se e senza ma, dovrebbero avere l’accortezza di pretendere le dimissioni di un capo che, da troppo tempo, s’è dimostrato inadeguato a gestire un conflitto così delicato come quello israelo-palestinese. Se non si vuole gettare a ferro e fuoco anche questa parte del pianeta, non può essere Netanyahu a condurre lo stato israeliano.

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