Una spiegazione della spiegazione per mettere a tacere le polemiche una volta per tutte. Michele Rech, in arte Zerocalcare, è tornato a parlare della sua decisione di non partecipare al Lucca Comics & Games in opposizione al patrocinio dell’ambasciata israeliana con un fumetto intitolato “Cortocircuito“. 24 tavole pubblicate su Internazionale, con le quali il fumettista romano ha voluto replicare a chi negli scorsi giorni lo ha criticato per la sua assenza alla fiera annuale del fumetto più importante d’Europa, accusandolo di essersi “schierato” all’interno del conflitto tra Hamas e Israele.

“Lo so è grottesco parlà dei ca**i miei mentre si consuma una tragedia epocale, ma siccome è una settimana che chiunque conciona (parla in pubblico con solennità, ndr) su di me e mi deve insegnà a campà, e io me le tengo tutte, queste sono 24 pagine fatte ieri per fissare qualche punto”, ha scritto l’artista sui suoi canali social condividendo i nuovi disegni. Nel tipico stile autobiografico che lo caratterizza, Zerocalcare ripercorre i momenti precedenti la sua decisione di saltare il Lucca Comics in quella che chiama una “cronistoria” unita a un flusso di “appunti” su una questione che a suo avviso ha “un interesse come caso di studio sui media”.


E lo fa a partire dal confronto avuto con altri colleghi e artisti sulla partecipazione alla kermesse del fumetto, sfociata in una prima fase in un appello che invitava gli artisti a non boicottare il Lucca Comics pensando fosse “più efficace portare il dissenso dentro la manifestazione“. A questo punto il fumettista, già in dubbio sulle implicazioni morali del suo supporto all’evento, mostra il comunicato ad alcuni amici e attivisti palestinesi, fino a rendersi conto della contraddizione alla quale aveva fino a quel momento preso parte. “Ma tu avresti mai detto a un ucraino di partecipare a una cosa patrocinata dalla Russia?” chiede un personaggio al suo alter ego sulla tavola. Da qui la scelta di Zerocalcare di scrivere il comunicato online con il quale ha ritirato la sua partecipazione al festival, seguita a catena da altre associazioni e fumettisti.

Il fumetto prosegue ricordando chi lo ha messo alla gogna dei social, dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, al vicedirettore de Il Foglio, Maurizio Crippa, fino alle parole del giornalista di Repubblica, Francesco Merlo, che ha paragonato il fumettista ad Hamas. Parole che Zerocalcare ha definito “incommentabili” in una ricostruzione a fumetti del susseguirsi di articoli e post social pubblicati sul suo conto nell’ultima settimana.

Rech conclude con una considerazione e un appello ai suoi lettori: “C’è una semplificazione che la logica di guerra impone per cui chiedere la fine dei bombardamenti a Gaza significherebbe essere a favore dell’uccisione di civili israeliani o complici degli orrendi episodi antisemiti che si moltiplicano in giro per il mondo. Per me sta roba è inaccettabile visto che da tutta la vita penso che la memoria vada ricomposta, così come lo sfregio delle pietre d’inciampo a Roma è un attacco alla nostra memoria collettiva e le stelle di David fatte a Parigi sono una ferita inferta a tutti”. E prosegue: “Ma l’odio per ogni forma di antisemitismo e di razzismo non dovrebbe significare chiudere gli occhi di fronte ai bombardamenti che stanno martellando Gaza, come pretende chi sta cercando di schiacciare e blindare il dibattito. Per me è l’esatto contrario“. Poi prosegue dicendo che “finché non cambiamo la prospettiva da cui guardare il mondo, finché continueremo a fare il tifo per uno Stato contro l’altro, continueremo a scegliere quale massacro giustificare e quale condannare, magari sulla base di interessi commerciali o militari, che spesso hanno poco a che fare con gli ideali”. Concludendo: “Io preferisco spostare il focus sui popoli e sulla necessità di convivere da eguali, e le bandiere degli Stati, specie quelli in guerra, raramente vanno in quella direzione”.

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