Mentre la demenza mondiale avanza a marce forzate in tutti gli anfratti del tempo, tanto in versione assassina (l’appello dei responsabili a solidarizzare con il governo d’Israele e il suo premier dopo gli scempi di Hamas, quando il primo sponsor dei tagliagole è proprio quel premier, che ha bisogno di scatenare una tensione apocalittica per depistare le indagini della magistratura israeliana sul suo conto), come in versione surreale (l’ammenda inflitta ai medici del Pronto Soccorso di Bari per aver fatto fronte all’emergenza Covid e alle carenze di personale “lavorando troppo”), si direbbe che la notizia di apertura sia il video inviato dalla Meloni alla festa che vedeva una folta presenza di Forza Italia (quel che resta delle quadrate legioni berlusconiane) per il primo genetliaco del suo governo. E da lei ostentatamente disertato. Per evitare incontri poco graditi?

Una defezione che si direbbe vada interpretata alla luce della seconda parte dello speech meloniano. Infatti, dopo il solito sproloquio di apertura sulle meraviglie operate dal caravanserraglio di inabili chiacchieroni e residuati nostalgici che compone il suo governo, è venuto fuori lo spurgo di umori cattivi che parrebbero indicare la non ancora compiuta elaborazione del lutto per il divorzio dal proprio compagno, ormai asceso a epopea letteraria; tra il sentimento ferito di Anna Karenina e l’ira vendicativa di Medea.

Sicché la chiave che schiude la sua psiche palestrata, parrebbe essere il passaggio in cui esecra l’incredibile “cattiveria” di cui è stata fatta oggetto. Ma, a differenza di precedenti piagnistei vittimistici, come variazione sulla chiacchiera berlusconiana contro l’avversario “che rema contro” (e che altro dovrebbe fare?), stavolta il bersaglio parrebbe avere drasticamente deviato. Visto che questa opposizione con la museruola è tutto fuorché cattiva, semmai innocua. Per cui i cattivi, cui si rivolge il minaccioso messaggio cifrato, vanno ricercati altrove. Senza dare troppo credito alle ricostruzioni sentimentali della clamorosa rottura dell’altro giorno.

Questo perché – a ben vedere – il vero coniuge della puffetta mannara è la politica, con cui si è congiunta fin dalla più tenera età, mentre il compagno feticista del pelo – il Giamvanesio – al massimo potrebbe definirsi un toy boy, un damo di compagnia. Fino a quando l’attitudine di costui “a farla fuori dal vaso” non ha reso troppo costosa la relazione.

Quindi, niente lutti da vedovanza, bensì il furore freddo dell’animale feroce e predatore verso chi gli ha teso la trappola. E costui – l’esecutore – ha un nome e cognome: l’Antonio Ricci di Mediaset, che ha messo in onda, il 18 ottobre scorso, le registrazioni soft-porno del Giamfedifrago nella puntata di Striscia la notizia di cui è nume tutelare e pure gran cerimoniere. Più difficile stabilire chi è il mandante. A tale proposito si potrebbe arguire che la chiave di cui si diceva discende dalla considerazione che la trasmissione incriminata è un punto di forza della programmazione Mediaset.

Sicché l’ostentata assenza dall’evento celebrativo di domenica della Meloni, sbattuta in prima serata da una gag del Biscione che ne vulnerava l’immagine (prima ancora che la privacy), suonerebbe come un messaggio che annuncia prossime ritorsioni contro chi è stato individuato quale promotore della cattiveria nei suoi confronti. Ma – ciò detto – quale sarebbe l’obiettivo di un tale sgarro, proprio a chi viene sempre presentato come una sponda di governo particolarmente amica del potentato berlusconiano? Visto che risulta francamente poco credibile attribuire il tutto alla vena goliardica del Ricci.

E a questo punto il mistero si infittisce, nei meandri delle relazioni tra la ragazza della Garbatella e gli eredi di un impero mediatico traballante. E anch’esso sull’orlo di una crisi di nervi. Oppure un soprassalto padronale nei confronti di chi è venuto dal niente, come richiamo all’ordine? Ma quale ordine?

Fatto sta, il vero anniversario del rapporto tra il padre dei figli Berlusconi e la politicante perennemente in campagna elettorale, è quello del primo tentativo di condizionarla da parte del fu Cavaliere, il 14 ottobre 2022; anche quella volta tirando in ballo il solito Giamcattivo, sballottato dagli eventi e dal suo narcisismo maldestro. Quando Silvo buonanima – con il suo sorriso da caimano affetto da paresi – ricordò alla puffetta mannara che il suo toy boy era un dipendente di Mediaset. Allora “Yo soy Giorgia” strizzò gli occhi cerulei per poi sillabare il suo whatever it takes (sulla scia del Mario Draghi in versione Churchill): “io non sono ricattabile”. Dopo di che – nonostante la notevole differenza di peso parlamentare tra Fratelli d’Italia e Forza Italia – si premurò di accontentare il più possibile colui che aveva definito “ricattatore”. Tanto da assumere gradatamente il profilo di un evidente clone berluschino.

Al dunque la belvetta zannuta si rivelava “una guappa e’ cartone”; per cui un’altra puffetta mannara – Marina Berlusconi – potrebbe aver voluto richiamarla all’ordine, per ristabilire le corrette gerarchie. Oppure, la vicenda è l’ennesima riprova che la demenza senza senso continua a dilagare sulla scena politica di quest’Italia, in cui tutti sono contro tutti (a partire dalla compagine governativa e i suoi terribili improvvisati).

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