Perse il controllo dell’auto che guidava da ubriaca e uccise un ragazzo che camminava sul marciapiede con un amico dopo una serata al cinema. Non una “fatalità” ma una “grave” ed “esclusiva responsabilità”, perché non c’è “colpa” o “destino” nel “trovarsi nel punto sbagliato al momento sbagliato, soprattutto se quel ‘momento’ è passeggiare con un amico di notte, su un marciapiede”. La morte di Francesco Valdiserri, il 18enne investito e ucciso su via Cristoforo Colombo il 20 ottobre scorso, fu provocata dalla “condotta irresponsabile”, come ha scritto il giudice per l’udienza preliminare di Roma Valerio Savio, di Chiara Silvestri, che quella notte era alla guida con un tasso alcolemico tre volte superiore al limite consentito.

A quasi un anno di distanza dall’incidente sono arrivate le motivazioni della sentenza con cui lo scorso 12 luglio l’investitrice è stata condannata a 5 anni in rito abbreviato per la morte del giovane, figlio di due giornalisti del Corriere della Sera, Paola Di Caro e Luca Valdiserri. Per la ragazza, accusata di omicidio stradale, la Procura di Roma aveva chiesto una condanna a 4 anni e mezzo. Con la sentenza, il gup aveva disposto anche provvisionali per 800mila euro per la famiglia Valdiserri, parte civile nel processo, assistita dagli avvocati Cesare Placanica e Federica Melone: 300mila euro per il padre, 300mila euro per la madre e 200 mila per la sorella della vittima. Alla giovane era già stata sospesa la patente nel 2020 proprio per guida in stato di ebrezza.

La 23enne quella sera alla guida, subito dopo l’incidente, fu arrestata dopo essere risultata positiva agli esami tossicologici e alcolemici. Insieme alla giovane rimase lievemente ferito un 21enne che si trovava in auto con lei. Miracolosamente incolume invece l’amico di Valdiserri che passeggiava con lui sul marciapiede. Dalle indagini, coordinate dal pm di Roma Erminio Amelio, era emerso che al momento dell’incidente guidava ad una velocità superiore al limite autorizzato in quel tratto di strada.

“Se l’incolumità” dell’amico che si trovava accanto a Valdiserri “e dei due sull’auto, può essere percepita e considerata frutto di felice fatalità, di certo non potrà mai essere considerato frutto di fatalità il decesso di Francesco Valdiserri dovuto invece ai diversi profili di colpa ascrivibili all’imputata – ha evidenziato il giudice – essendo emerso che al momento dell’incidente, lei, affetta da alcolismo cronico, e consumatrice abituale di sostanze cannabinoidi, era altresì in stato di attuale elevata ebbrezza da assunzione di bevande alcoliche combinato con gli effetti della stanchezza del lavoro, guidava di fatto da neopatentata (con patente rinnovatale dopo essere stata sospesa e revocata ), a velocità assolutamente eccessiva in relazione allo stato dei luoghi ( strada con ripetute intersezioni e passaggi pedonali) e in relazione alle sue condizioni fisiche e comunque a velocità di molto superiore al limite di velocità ( 80 km/h rispetto ai 50 km/h del limite ), e teneva tale elevata velocità – ha concluso il gup – nonostante poco prima avesse già rischiato di sbandare, come già avvenuto il giorno precedente, guidando un mezzo dagli pneumatici risultati non in perfette condizioni”.

“Il 20 ottobre sarà un anno. Un anno che mio figlio non c’é più. Non ho ancora aperto la lettera della ragazza che era alla guida della macchina che lo ha travolto e ucciso. Me l’ha consegnata il suo avvocato il primo giorno del processo per l’omicidio di Francesco. Dieci mesi dopo l’incidente, quando io e mia moglie Paola abbiamo trovato un equilibrio, quando ormai una scusa o un cenno di pentimento sarebbero inutili e quando magari correremmo il rischio di provare fastidio per una frase o un riferimento. Insomma, non sento il bisogno di andare a mettere la mano nell’alveare. E poi non siamo nemmeno credenti, il perdono non spetta certo a noi. Così ho preso la lettera ancora chiusa e l’ho nascosta da una parte, nemmeno Paola sa dove” dice all’Adnkronos Luca Valdiserri, papà di Francesco, travolto e ucciso la notte tra il 19 e il 20 ottobre 2022 su un marciapiede della via Cristoforo Colombo dall’auto guidata dalla 23enne Chiara Silvestri. Valdiserri non ha mai incontrato la donna che era alla guida della macchina che ha ucciso Francesco. “Capisco quei genitori che si chiudono nel proprio dolore, provando odio, rabbia per la propria perdita. Io no, per me la rabbia ha un alto costo emotivo -dice – e non ho energie a sufficienza. Oltretutto il suo è un problema cronico, quella ragazza era già stata fermata una volta con un tasso alcolemico più alto, un campanello d’allarme nella sua testa sarebbe dovuto scattare”.

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