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Link Campus, arrestato l’ex prorettore Carlo Maria Medaglia: è ai domiciliari. Sequestro milionario all’ex ministro Vincenzo Scotti

Link Campus, arrestato l’ex prorettore Carlo Maria Medaglia: è ai domiciliari. Sequestro milionario all’ex ministro Vincenzo Scotti
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Decine di progetti di ricerca falsi simulati per ottenere almeno 24 milioni di euro di crediti d’imposta fittizi. Sono le accuse che questa mattina hanno portato il Nucleo di polizia-economico finanziaria della Guardia di finanza di Roma a eseguire due misure di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di ex dirigenti della Link Campus University, nota università privata e telematica maltese con sede a Roma. In totale le persone fisiche indagate sono 29, alle quali si aggiungono venti società.

I due arrestati sono il professor Carlo Maria Medaglia, fino al 2020 docente, prorettore e direttore del Dipartimento alla ricerca dell’ateneo – già capo della segreteria tecnica dell’ex ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti – e una sua collaboratrice. I reati contestati dalla Procura di Roma sono a vario titolo quelli di indebita compensazione, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti ai danni dell’erario. Per Medaglia e la sua collaboratrice i pm hanno anche disposto la confisca di conti correnti e beni per il valore totale di 24 milioni di euro, equivalente al profitto della presunta frode. Tra gli indagati il fondatore ed ex presidente della Link, il novantenne ex ministro democristiano Vincenzo Scotti, che risponde per numerose presunte false fatture emesse dall’ateneo: nei suoi confronti il gip ha ordinato il sequestro per equivalente di oltre tre milioni e mezzo di euro.

Le indagini della Guardia di finanza si concentrano su fatti precedenti alla fine del 2020, quando la Link Campus ha cambiato proprietà e management. Gli investigatori hanno svelato un complesso sistema di frodi che aveva al centro al centro proprio Medaglia. Il fine, per i pm, era quello di “vendere” pacchetti di risparmio fiscale attraverso una metodica emissione di false fatturazioni utilizzate in dichiarazione per abbattere i debiti erariali e per beneficiare di crediti d’imposta mai maturati. L’Università, avvalendosi di un consorzio collegato, secondo gli investigatori avrebbe utilizzato le fatture derivanti dai falsi progetti di ricerca per abbattere il carico di imposte da versare al fisco, determinando un’ulteriore evasione fiscale. Un giro di false fatturazioni agevolato anche dall’interposizione di società riconducibili di fatto sempre all’ex prorettore.

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