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Giovanni Storti si arrampica sulla staccionata del cantiere mentre abbattono i tigli di piazzale Baiamonti a Milano: la protesta per salvare le piante

Gli alberi secolari sono stati abbattuti all'alba di giovedì 12 ottobre per fare spazio all'area del cantiere dove sorgerà il nuovo Museo Nazionale della Resistenza

di F. Q.

Non sono bastate le proteste dei cittadini né quelle dell’attore Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, per salvare i tigli di piazzale Baiamonti a Milano. Gli alberi secolari sono stati abbattuti all’alba di giovedì 12 ottobre per fare spazio all’area del cantiere dove sorgerà il nuovo Museo Nazionale della Resistenza.

Nel tentativo di fermare le ruspe che si avvicinavano per abbattere i tigli, Giovanni Storti si è persino arrampicato sulla recinzione del cantiere. Tuttavia, nonostante le proteste veementi di Storti e di un gruppo di cittadini, l’abbattimento delle piante è proseguito senza sosta. Carlo Monguzzi, capogruppo dei Verdi in Comune, ha tuonato: “Abbiamo cercato di bloccare l’abbattimento, ma la polizia ce lo ha impedito. Ora gli alberi non ci sono più, grazie alla giunta green“.

Gli alberi pluridecennali nei giardini ai Bastioni di Porta Volta hanno subito una drastica potatura per fare spazio alla seconda piramide dello studio di architettura Herzog che sarà situata in Piazza Baiamonti per ospitare il Museo della Resistenza. Complessivamente, undici alberi sono stati interessati dalla potatura che ha avuto inizio giovedì. Per evitare ciò, una petizione è stata avviata lo scorso marzo su change.org, raccogliendo oltre 52.000 firme fino ad oggi. La petizione chiedeva al Comune di Milano di riconsiderare il progetto, introducendo “poche modeste modifiche necessarie, nell’interesse di tutti i cittadini e dell’ambiente naturale urbano, al fine di preservare ogni albero sano e ogni metro quadrato di verde disponibile”.

Oltre ai tigli, anche il glicine di Piazza Baiamonti aveva suscitato numerose manifestazioni e proteste contro il suo abbattimento. Tuttavia, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, aveva annunciato alla fine di maggio che il glicine sarebbe stato salvato: “Sarà potato, per un paio di anni non lo vedremo come adesso, ma ricrescerà esattamente come adesso,” aveva dichiarato Sala. Il Museo della Resistenza sorgerà all’interno della seconda piramide di Herzog e DeMeuron, dove è anche situato il giardino intitolato a Lea Garofalo.

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