Un incidente drammatico le cui conseguenze potrebbero essere state accentuate dal tipo di alimentazione del pullman precipitato oltre il guardrail della tangenziale di Mestre che ha causato 21 morti: “L’estrazione delle persone è stata complicata”, ha commentato Mauro Luongo, comandante dei Vigili del Fuoco della provincia di Venezia. “Tra le difficoltà – ha aggiunto – il fatto che il pullman fosse elettrico. Purtroppo le batterie hanno preso fuoco con l’impatto”. Al netto di quanto accaduto a Mestre (altre ricostruzioni smentiscono quella di Mauro Luongo, ndr), le fiamme sono il grande “nemico” dei BEV, i battery electric vehicles, anche se dai crash test non risulta che le auto elettriche siano meno sicure rispetto a quelle alimentate da motori convenzionali. Anzi. Sulla base dei nuovi e più restrittivi parametri del programma EuroNCAP (di cui fa parte anche l’Automobil Club d’Italia) i modelli a batteria a zero emissioni hanno sempre ottenuto il massimo dei voti.

Ciò nonostante, nell’utilizzo reale nascondono insidie che il tragico incidente ha reso evidenti e che, appunto, riguardano i potenziali roghi. Quelli auto-innescati sono rari, ma impatti come la caduta dal tracciato sopraelevato hanno verosimilmente condotto alla deformazione della batteria, uno dei rischi legati a questa tecnologia. Lo spegnimento delle fiamme richiede molto più tempo (anche dieci volte quello richiesto per l’incendio di un veicoli ad alimentazione convenzionale) e molta più acqua (anche venti volte tanto). In Svezia sono stati sperimentati estintori ad alta pressione in grado di spegnere l’incendio in un appena una decina di minuti. Inoltre, il veicolo va tenuto sotto osservazione per 72 ore per scongiurare il rischio di un ulteriore rogo. In caso di impatto i sistemi di sicurezza scollegano l’accumulatore dalle altre componenti del veicolo, “allentando” la tensione (nel vero senso della parola) e scongiurando il pericolo di farne una “bomba elettrica”. Ad eccezione dei soccorritori, nessuno deve toccare gli elementi ad alto voltaggio e i cavi di colore arancione.

Il rocambolesco incidente avvenuto a Roma in occasione del primo dei due ePrix estivi della Formula E ha dimostrato che perfino leggere monoposto da competizione sono sicure: il pilota Sam Bird, che aveva perso il controllo del bolide elettrico, era stato ripetutamente centrato e speronato dai colleghi senza riportare un graffio e senza alcun problema alla batteria della propria macchina né a quelle di chi lo aveva colpito. Il protocollo del campionato prevede tuttavia che solo per alcuni secondi (e l’accensione di alcuni dispositivi) ci si possa avvicinare alla vettura. Il cosiddetto “thermal runaway” è uno degli effetti collaterali: le celle si surriscaldano e possono arrivare a provocare l’esplosione della batteria. Il problema dei roghi riguarda anche il tipo di materiali impiegati nella produzione dei veicoli, spesso condivisi indipendentemente dall’alimentazione. Quelli plastici, più leggeri e più economici generano non solo più fumo, ma contribuiscono all’aumento e alla rapida diffusione del calore.

Per le auto elettriche sono peraltro già stati rimossi anche alcuni iniziali divieti di parcheggio nei sotterranei, ma alcune compagnie di navigazione hanno deciso – almeno provvisoriamente – di non trasportare più veicoli a batteria. Fra i problemi dei veicoli elettrici c’è la collocazione di alcuni componenti, a cominciare da quella della batteria. I Vigili del Fuoco sono abituati da anni a intervenire in occasione di incidenti che riguardano modelli “convenzionali” e hanno maturato la necessaria esperienza per lavorare in maniera “chirurgica”. I veicoli elettrici sono ancora una novità sul mercato e nonostante addestramento e corsi le operazioni richiedono un approccio diverso perché esistono tecnologie e soluzioni differenti in base ai costruttori, chiamati a rendere disponibili e facilmente accessibili i manuali di istruzione dei veicoli. In una intervista al settimanale Der Spiegel Peter Bachmeier, presidente del comitato per la prevenzione antincendio e la prevenzione dei rischi dei Vigili del Fuoco della Germania, qualche tempo fa non ha usato mezzo parole: “I produttori non si sono ancora adeguatamente assunti la propria responsabilità rispetto alle auto elettriche e ai rischi associati in seguito ad un incendio”.

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