MARGHERA (VENEZIA) – Il silenzio della morte è irreale, sotto i vecchi piloni del cavalcavia Vempa, un angolo di Marghera frequentato da senzatetto e derelitti. Quindici corpi sono allineati a terra, coperti da un telo bianco, in attesa di essere riconosciuti. Tutto intorno si muovono i soccorritori, nella luce abbagliante delle fotoelettriche. Cercano improbabili sopravvissuti dentro la carcassa del pullman che è volato da un’altezza di quindici metri prima di prendere fuoco. Ma è quell’immagine a marcare il ricordo della tragedia accaduta a Mestre, 21 morti e 15 feriti, di cui cinque molto gravi. In piedi, con la veste talare nera e la croce da vescovo, c’è il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia. Prega in silenzio per uomini, donne e bambine di diverse nazionalità e religioni, oltre al conducente italiano, Alberto Bizzotto, un quarantenne trevigiano.

“L’HO VISTO ANDAR GIÙ” – Poco lontano i vigili del fuoco si asciugano lacrime e sudore. “Ci sono tanti morti, troppi…”. Gli uomini della Scientifica, con le tute bianche, repertano tutto ciò che può essere utile alle indagini. Poliziotti, vigili urbani e carabinieri affrontano l’emergenza in un ingorgo di ambulanze e mezzi di soccorso. Più lontano cominciano ad arrivare i curiosi, pronti a fotografare le scene del dolore, immagini catturate oltre la siepe. Molti sono operai extracomunitari usciti dal petrolchimico e dal porto. Via dell’Elettricità sembra la scena di un film catastrofico. Invece è tutto reale. “L’ho visto andar giù. Ero uscito dal lavoro e stavo andando a casa, passando sotto al cavalcavia. Proprio lì l’ho visto cadere”, racconta un automobilista, ancora intontito dallo shock.

IL PULLMAN IMPAZZITO – Era un bus nuovo di zecca, il “green electric” della compagnia La Linea di Marghera. Era entrato in servizio da poco e veniva usato soprattutto per trasportare i turisti, un servizio privato, che è collegato ad Avm la società pubblica che gestisce il trasporto veneziano. Aeroporti Marco Polo e Canova (di Treviso), Casinò di Ca’ Noghera e Campeggi, sono le tratte principali. Martedì, poco dopo le 19.30, con Alberto Rizzotto di Tezze sul Piave alla guida, il mezzo ha fatto salire una quarantina di persone a piazzale Roma, la porta d’ingresso stradale di Venezia. C’erano ucraini e polacchi, croati, tedeschi, francesi. Li doveva trasportare fino al campeggio Hu (ex Jolly), all’imbocco della statale Romea che porta a Chioggia. È il turismo di chi non può permettersi un albergo in centro storico. Il tragitto è di una decina di chilometri, praticamente rettilinei, con strada a doppia corsia. Passato il ponte della Libertà, il bus è entrato nella periferia di Mestre ed è salito sulla rampa della Vempa, diretto verso la tangenziale. Una quindicina di metri più sotto passa la linea ferroviaria Milano-Venezia. A lato, ma su un’altra carreggiata, il senso inverso di marcia che porta a Venezia o alla stazione di Mestre. Ed è lì, subito dopo aver superato l’innesto con la strada che arriva dal centro città, il pullman ha cominciato a sbandare. Un testimone lo ha visto piombare contro il guardrail sulla propria destra. Ha superato la barriera, si è rovesciato ed è volato di sotto. Ha divelto alcuni fili della linea elettrica che hanno probabilmente innescato l’incendio. Quando è piombato a terra era già una carcassa che bruciava.

I SOCCORRITORI CONTANO I MORTI – “Siamo arrivati in pochi minuti, ma il bus era avvolto dalle fiamme, capovolto a testa in giù. Persone incastrate una addosso all’altra. Abbiamo fatto il possibile. Purtroppo siamo allenati ad affrontare queste emergenze, dati i molti incidenti autostradali, ma un’emergenza così, con così tante persone e bambini, non l’avevamo mai vista”, ha spiegato Mario Luongo, comandante dei vigili del fuoco. In molti casi non è rimasto che contare i morti. Sul posto sono decedute 19 persone, altre due nell’ambulanza che le stava portando all’ospedale. Non tutti i corpi sono stati recuperati subito. Per tirar fuori l’autista c’è voluta più di un’ora. È per questo che davanti al Patriarca erano stese 15 vittime. Nella notte il prefetto Michele Di Bari ha comunicato un bilancio che rischia di essere provvisorio, a causa dello stato di alcuni feriti. Le vittime sono 21, tra cui due bambini. Negli ospedali di Mestre, Mirano, Dolo, Padova e Treviso, sono ricoverate 15 persone, di cui 5 molto gravi, a causa di ustioni e politraumi.

FORSE UN MALORE – Che cosa ha provocato l’uscita di strada dell’autobus? Forse un malore dell’autista o un incidente meccanico. L’indagine affidata al sostituto Daniela Moroni cercherà di accertare la causa con una perizia (tecnica e medica) complicata, che prenderà in considerazione gli elementi raccolti innanzitutto da polizia municipale e vigili del fuoco. “Dai primi rilievi non ci sono segni di frenata, il malore del conducente è un’ipotesi”, ha detto il comandante dei vigili urbani Marco Agostini. Renato Boraso, assessore comunale alla Viabilità, ha spiegato: “Il mezzo ha una telecamera, sono convinto che sapremo la verità. Inoltre altre telecamere coprono quel tratto di strada. Escludo che il mezzo abbia preso fuoco prima di precipitare, il principio di incendio si è sviluppato quando è caduto”. Può esserci un concorso di colpa nel guardrail, visto che il cavalcavia è piuttosto malandato e da pochi giorni erano cominciati i lavori di ristrutturazione? “Il manufatto, che abbiamo ereditato dal ministero delle Infrastrutture, fu costruito 70 anni fa – ha risposto l’assessore – Per questo lo abbiamo tenuto monitorato. Da alcuni giorni sono iniziati i lavori di rinforzo dei piloni ammalorati, con una spesa preventivata di 7 milioni di euro. È previsto di rifare anche il guardrail, ma sappiamo che non c’è guardrail al mondo che possa fermare i camion o i pullman”.

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