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Migranti, alta tensione tra il Papa e Macron: dopo Marsiglia, Francesco ringrazia i vescovi italiani ma non il presidente francese

Migranti, alta tensione tra il Papa e Macron: dopo Marsiglia, Francesco ringrazia i vescovi italiani ma non il presidente francese
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“Siamo tutti chiamati a creare comunità pronte e aperte ad accogliere, promuovere, accompagnare e integrare quanti bussano alle nostre porte”. All’Angelus Papa Francesco è tornato sull’accoglienza dei migranti, mettendo anche il sigillo sulla recente visita a Marsiglia, dove questo tema è stato centrale. Visita che ha fatto emergere alta tensione con la Francia di Emmanuel Macron. “Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani, – ha affermato Bergoglio a Marsiglia – la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine”. Distanza profonda con il presidente francese non solo sui migranti, ma anche sul disegno di legge sul fine vita e sulla recente e contestatissima riforma delle pensioni. Se la visita di due giorni a Marsiglia, e non in Francia come Bergoglio ha sempre ripetuto, voleva essere utilizzata da Macron per ostentare una profonda intesa con il Papa, il risultato è stato esattamente il contrario, mostrando il totale disappunto di Francesco alle principali politiche dell’inquilino dell’Eliseo.

All’Angelus il Pontefice ha ricordato la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che nel 2023 ha come tema Liberi di scegliere se migrare o restare. Un modo, come ha spiegato Bergoglio ai fedeli in piazza San Pietro, “per ricordare che migrare dovrebbe essere una scelta libera e, mai l’unica possibile. Il diritto di migrare, infatti, oggi per molti è diventato un obbligo, mentre dovrebbe esistere il diritto a non emigrare per rimanere nella propria terra. È necessario che ad ogni uomo e ogni donna venga garantita la possibilità di vivere una vita degna, nella società in cui si trova. Purtroppo, miseria, guerre e crisi climatica costringono tante persone a fuggire”.

Francesco ha ricordato che “questa sfida è stata al centro dei Rencontres Méditerranéennes, svoltisi nei giorni scorsi a Marsiglia e alla cui sessione conclusiva ho partecipato ieri, recandomi in quella città, crocevia di popoli e culture. Ringrazio in modo speciale i vescovi della Conferenza episcopale italiana che fanno di tutto per aiutare i nostri fratelli e sorelle migranti. Abbiamo sentito, poco fa, monsignor Baturi (segretario della Cei, ndr) in televisione, nel programma A Sua Immagine che spiegava questo”. Nessun ringraziamento né per Macron, né per i vescovi francesi che lo hanno accolto a Marsiglia. L’ennesima e totale presa di distanza da una realtà che il Papa sente profondamente lontana dal suo magistero.

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Bergoglio ha ribadito la sua posizione anche nella tradizionale conferenza stampa sul volo di ritorno, sottolineando che da Lampedusa, meta del suo primo viaggio, l’8 luglio 2013, a Marsiglia “la crescita è andata lentamente. Oggi c’è coscienza del problema migratorio. C’è coscienza. E anche c’è coscienza di come sia arrivata a un punto… come una patata bollente che non si sa come prenderla. Angela Merkel ha detto una volta che si risolve andando in Africa e risolvendo in Africa, alzando il livello dei popoli africani. Ma ci sono stati casi che sono brutti. Casi molto brutti, dove i migranti, come in un ping pong, sono stati mandati indietro. E si sa che tante volte finiscono nei lager, finiscono peggio di prima. Ho seguito – ha aggiunto il Papa – la vita di un ragazzo, Mahmoud, che cercava di uscirne… e alla fine si è impiccato. Non ce l’ha fatta perché non tollerava questa tortura. Io ho detto a voi di leggere quel libro Fratellino, Hermanito. La gente che viene è prima venduta. Poi gli tolgono i soldi. Per pagare, poi gli fanno chiamare al telefono la famiglia perché inviino più soldi. Ma poverini. È una vita terribile”.

“Ho sentito uno – ha raccontato ancora Bergoglio – che è stato testimone, quando di notte, al momento dell’imbarco, uno ha visto una nave così semplice, senza sicurezza e non voleva imbarcarsi. E… pum pum. Finita la storia. È il regno del terrore. Soffrono non solo perché hanno bisogno di uscire, ma perché è il regno del terrore lì. Sono schiavi. E noi non possiamo, senza vedere le cose, mandarli indietro come fossero una pallina da ping pong. No. Per questo torno a dire il principio: i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati. Se tu non puoi integrarlo nel tuo Paese, accompagnalo e integralo nel suo Paese, ma non lasciarlo nelle mani di questi crudeli trafficanti di persone. Il dramma dei migranti è questo: che noi li mandiamo indietro e cadono nelle mani di questi disgraziati che fanno tanto male. Li vendono, li sfruttano. Quella gente cerca di uscire”.

Francesco ha anche sottolineato che “ci sono alcuni gruppi di persone che si dedicano a salvare gente nel mare. Io ho invitato al Sinodo, a partecipare, uno di loro, uno che è il capo di Mediterranea Saving Humans (Luca Casarini, ndr). Loro ti raccontano delle storie terribili. Il mio primo viaggio, come lei ha detto sono andato a Lampedusa. Le cose sono migliorate. Davvero. C’è più coscienza oggi. Allora non si sapeva. Anche non ci dicevano la verità. Ricordo che c’era una receptionist a Santa Marta, etiope, figlia di etiopi. Conosceva la lingua. E seguiva alla tv il mio viaggio. E c’era uno che mi spiegava, un poveretto etiope che mi spiegava le torture e queste cose. E il traduttore – lei mi ha detto – ha detto bugie, ha detto quello che lui non ha detto, ha addolcito la situazione. È difficile avere fiducia. Tanti drammi. Quel giorno che sono stato lì, mi hanno detto, un medico: guarda quella donna. Andava fra i cadaveri vedendo la faccia perché cercava sua figlia, non la aveva trovata. Questi drammi… a noi fa bene prenderli. Ci farà più umani e pertanto anche più divini. È una chiamata. Vorrei che fosse come un grido: ‘Stiamo attenti. Facciamo qualcosa’. La coscienza è cambiata. Davvero. Oggi c’è più coscienza. Non perché ho parlato. Ma perché la gente si è accorta del problema. Ne parlano tanti. È stato il mio primo viaggio, e lì udii una cosa interiore. Io nemmeno sapevo dove era Lampedusa. Ma ho sentito le storie. Ho letto qualcosa e nella preghiera ho sentito: tu devi andare lì. Come se il Signore mi mandava lì, nel mio primo viaggio”.

Twitter: @FrancescoGrana

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