Matteo Messina Denaro, ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale dell’Aquila, è entrato in coma irreversibile. Le condizioni del 61enne ex latitante, malato terminale di tumore al colon, si sono aggravate giovedì, quando ha avuto un grave sanguinamento seguito da un collasso, con i parametri vitali compromessi. Secondo i medici difficilmente supererà la notte: si valuta la sospensione dell’alimentazione forzata con il sondino. Nei giorni scorsi i sanitari avevano sospeso la cura per il cancro al colon al quarto stadio che lo affligge da tre anni, limitandosi a somministrargli la terapia del dolore: a quanto pare, infatti, il boss stragista manifestato la volontà di non subire l’accanimento terapeutico Al capezzale la nipote e legale Lorenza Guttadauro e la giovane figlia Lorenza, riconosciuta recentemente e incontrata per la prima volta nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila, nello scorso mese di aprile.

Messina Denaro è ricoverato dall’8 agosto all’ospedale San Salvatore, dove era stato trasferito dal penitenziario per sottoporsi a un intervento chirurgico per un’occlusione intestinale. Per qualche settimana è stato degente nel reparto di rianimazione, poi è stato trasferito nella cella del reparto per detenuti e guardato a vista della forze dell’ordine. Nei giorni scorsi le visite dei pochi familiari ammessi nelle scorse settimane erano state sospese. Dal giorno dell’arresto, il 16 gennaio 2023, il capomafia è stato interrogato più volte dai pm di Palermo, precisando che non avrebbe mai collaborato con la giustizia. Anzi, nel corso del primo incontro non ha ammesso nemmeno di far parte di Cosa nostra (“La conosco dai giornali”). “Voi mi avete preso per la mia malattia, ha detto al procuratore capo Maurizio De Lucia e all’aggiunto Paolo Guido, coordinatori dell’indagine che ha portato alla cattura.

In effetti sono state proprio le condizioni di salute e la necessità di cura del boss a portare al suo arresto, in base a quanto raccontato dagli stessi inquirenti. In casa di Rosalia “Rosetta” Messina Denaro, sorella del boss arrestata per favoreggiamento, il 6 dicembre i carabinieri del Ros avevano trovato nella gamba di una sedia un pizzino in cui erano annotate e date e patologie, quasi una cartella clinica scritta a mano. Da lì era nata l’accelerata delle indagini che poco più di un mese dopo aveva messo fine a trent’anni di latitanza.

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