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Ultimo aggiornamento: 8:21 del 22 Settembre 2023

Il “macello dei diritti” di Asti: operai licenziati con un messaggio WhatsApp. “Ci hanno proposto un contratto agricolo da 300 euro in meno”

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Macellano trecento maiali all’ora ma la nuova proprietà vorrebbe inquadrarli come florovivaisti. Accade agli oltre cento lavoratori del macello di Baldichieri, in provincia di Asti, che da 45 giorni protestano di fronte ai cancelli della propria azienda.

“Quest’estate, mentre eravamo in ferie, abbiamo ricevuto il messaggio dal nostro datore di lavoro, la Fortes, che ci annunciava l’avvio della procedura di licenziamento” spiega Cristinel Ilie Covali, rsa Flai Cgil. La ditta è stata acquisita dal gruppo Cm ma la nuova proprietà vorrebbe che i lavoratori, per essere riassunti, siano inquadrati come agricoli e florovivaistici. “Ci hanno imposto di firmare quel contratto oppure saremmo stati licenziati” attacca il delegato che insieme ai suoi colleghi ha respinto la proposta dell’azienda poiché “l’applicazione del contratto agricolo comporterebbe circa 300 euro in meno ma anche niente Naspi e minor tutele”.

E così da più di un mese i lavoratori, insieme alla Flai Cgil, hanno montato le tende fuori dai cancelli. “Non è possibile essere a un bivio dove o accetti il contratto che ti propongo io oppure sei licenziato, non siamo in un supermercato dei contratti dove i datori di lavoro possono scegliere” attacca la segretaria Flai Cgil di Asti Letizia ricordando che già negli anni scorsi i lavoratori hanno dovuto affrontare diversi passaggi di proprietà con relativi cambiamenti dei contratti. “All’inizio erano inquadrati con il multiservizi, poi con la cooperazione infine con il contratto degli artigiani alimentari” spiega Capparelli.

I lavoratori raccontano di paghe base di 1100 euro. “Se volevo arrivare a prendere 1500 euro dovevo fare 200 ore di straordinari oltre alle 160 ordinarie, dunque 360 ore al mese – racconta Goran, uno dei lavoratori più anziani – in tanti sono scappati via ma i ritmi sono rimasti sempre alti arrivando a macellare anche 300 maiali all’ora”. Non è un lavoro facile. I maiali escono dall’acqua bollente e la temperatura dell’ambiente di lavoro arriva anche a 46 gradi. “D’estate cambiamo cinque o sei maglie in un solo turno di otto ore a causa del sudore”.

Di fronte ai cancelli del macello regna l’incertezza sul futuro. In tanti hanno una famiglia con figli a carico, ma sono convinti a proseguire la loro battaglia “perché è una battaglia di dignità” prosegue Goran che insieme ai suoi colleghi ha ricevuto la visita del segretario nazionale Flai Cgil Giovanni Minnini. “Che sostenibilità ha il settore delle carni? – ha raccontato al Fatto.it – è una sostenibilità che non piace non solo a noi ma anche ai cittadini che per fortuna stanno cominciando ad avere una sensibilità non solo verso il benessere dell’animale ma anche nei confronti delle persone che producono questi beni”.

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