Spesso crediamo che i cambiamenti che dobbiamo portare nel mondo dipendono semplicemente dalle azioni. Azioni dei governanti, azioni delle aziende, azioni dei miliardari e se siamo particolarmente illuminati ci rendiamo conto che sono necessarie anche le nostre azioni quotidiane. Ma ciò non basta ancora. Siamo nati e viviamo nella cultura del fare e nella cultura della materia e non a caso siamo pienamente dentro la cultura del produttivismo e del consumismo.

Ed è la nostra cultura che deve subire una profonda trasformazione. Una trasformazione che attraversa le nostre abitudini, una trasformazione che ribalta il nostro pensiero.

Perché dopo più di 50 anni di dati, di allarmi, di prove, centinaia di migliaia di ricerche scientifiche siamo ancora qui a devastare l’ambiente e a produrre disuguaglianze? Perché siamo così lontani dal raggiungimento dei 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’ONU?

Perché noi non stiamo cambiando. Non cambiamo il nostro modello economico. Anzi non lo vediamo, ma lo riproduciamo con forza nelle nostre vite, nelle abitudini e prassi quotidiane. Diventiamo avidi, egoistici, utilitaristici perché intorno sono i messaggi con cui siamo bombardati quotidianamente. Soccombiamo e diventiamo sterili ripetitori di convinzioni, atteggiamenti, regole che ci hanno condotto in questo vicolo cieco.

Un nutrito numero di ricercatori e università hanno compreso che anche questo cambio culturale è una sfida da abbracciare ed è nato l’Inner Development Goals, che ha individuato 23 skills e qualità da sviluppare per raggiungere i 17 obiettivi dell’ONU. Spesso di un politico, o di un direttore di azienda ci fermiamo ad analizzare il curriculum, eppure nel concreto ci sono molte altre qualità che rendono un politico o un dirigente una persona che fa la differenza, una persona capace veramente di produrre le trasformazioni che vogliamo dentro la società.

Ci vogliono integrità e autenticità, apertura mentale, autoconsapevolezza e presenza, consapevolezza ecosistemica e della complessità, abilità prospettiche e visione, umiltà, empatia e compassione, gentilezza, generosità, coraggio, creatività, ottimismo e perseveranza, con uno scopo di vita coerente con la propria azione.

Ci sono molte persone impegnate in politica, nelle aziende, nelle associazioni, nelle organizzazioni che mostrano una naturale leadership perché hanno già molte di queste peculiarità. Ci sono esempi nella storia come Martin Luther King, John Kennedy, Gandhi, Nelson Mandela, Thich Nath Han che hanno cambiato in mondo e sono rimaste icone della storia capaci di travalicare di senso la loro stessa esistenza, perché erano infuse di queste grandi capacità. Ma la novità è che tutti noi possiamo apprendere, trasformare e sviluppare queste abilità.

Ciò ci pone nella condizione e nella necessità di cambiare stile di vita e i paradigmi della nostra cultura. Per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici e delle devastazioni ambientali non basta una società ecologica, ma è necessario un modello ecosofico, ovvero che tenga conto non solo dell’elemento ambientale, di promozione della vita e della natura, ma anche di quello psicologico dell’ecologia interiore. Siamo eredi dell’illuminismo del XVIII secolo che non ha potuto integrare le scoperte e le evoluzioni che si sono sviluppate fino al XXI secolo. In questo nuova era dobbiamo avvalerci di una nuova interazione tra “tre culture” (scientifiche, umanistiche, sociali) integrando profondamente le scienze sociali (antropologia, biologia, sociologia, politologia, economia, psicologia, psicologia sociale, pedagogia) con le conoscenze umanistiche e scientifiche che già possediamo.

Ribaltare abitudini e paradigmi è il primo obiettivo per poter riprendere in mano la nostra vita con passione e intelligenza. Essere liberi significa lasciar andar via tutta la spazzatura che per secoli è stata introiettata nella nostra società, nella nostra cultura e nella nostra mente.

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