La ‘passeggiata’ della premier Giorgia Meloni al Parco Verde di Caivano che precederà quella, per ora solo annunciata, della segretaria del Pd Elly Schlein, le tante parole bizzarre e irresponsabili pronunciate in queste ore come “l’anno di assedio militare”, copyright Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca e “stupri, un problema anche culturale”, autore il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi testimoniano e misurano l’inadeguatezza, la distanza, l’estraneità, l’assenza di conoscenza delle classi dirigenti che guidano o aspirano a guidare il nostro Paese.

La violenza sessuale perpetrata a più riprese su due cuginette di 11 e 12 anni da una cerchia di adolescenti e un paio di adulti a Caivano, comune alle porte di Napoli, con la stessa popolazione residente di Aosta, Biella, Belluno, Gorizia ma senza gli stessi servizi è una brutta storiaccia. È un triste déjà vu, un film horror già visto quello accaduto nei pressi del Parco Verde, un quartiere figlio di un errore urbanistico, sorto con la Legge 219 che finanziò, l’anno dopo il terremoto del 23 novembre del 1980, la costruzione di alloggi di edilizia popolare. Ghetti simili, ci sono in tante città italiane. Casermoni formati da schiere di palazzi grezzi e brutti, immersi nel deserto più totale, dove non c’è nulla.

Dopo la ‘deportazione’ delle famiglie terremotate di Napoli e della sua enorme area metropolitana, le più povere e umili, niente è stato fatto negli anni. Quelli che dovevano essere abitazioni temporanee sono divenute permanenti e ben presto con l’endemica assenza dello Stato, in tutte le sue articolazioni, sono state acquisite al patrimonio immobiliare della camorra spa che le ha assegnate dietro pagamento e riscuotendo regolarmente i fitti, entrate economiche consistente dei bilanci criminali. Non è tutto. Parte di quei fabbricati e alloggi sono stati modificati. È stata creata una sorta di urbanistica criminale con la costruzione di bunker fortificati, nascondigli, vie di fuga, cunicoli per lo stoccaggio delle partite di droga, stanze segrete adibite a laboratori per raffinare e confezionare le dosi e per la vendita di ogni tipo di stupefacente. E molto prima delle istituzioni al Parco Verde come alle Vele di Scampia, agli agglomerati del rione Traiano sono stati installati efficienti impianti tecnologici di videosorveglianza per avvistare con largo anticipo l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine e difendersi dalle scorribande dei gruppi di fuoco dei clan avversi.

In queste ore tanto per cambiare imperversano ipocrisia e malafede. I politici di turno, in questo caso la premier Meloni, senza conoscere storie, fatti e forse ricicciando vecchie ricette del fare e comunicati stampa promette quello che tutti hanno promesso negli anni: bonifiche, pugno duro, blitz, ecc. Le solite ‘sparate’ muscolari che si prestano al film Luce istituzionale girato in presa diretta e utile per uscire dall’angolo. Viene in mente il motivetto ‘Zitti e buoni’ dei Maneskin: “…la gente purtroppo parla. Non sa di che cazzo parla”. Don Maurizio Patriciello, uomo mite e perbene, finito sotto tutela accetta la suprema volontà e porta la croce: Terra dei fuochi, morti per faide, uccisi per lupara bianca e poi c’è la cronaca di oggi lo stupro delle due cuginette e prima ancora i sei casi di pedofilia.

Neppure lo ricordano più quell’orrore. Rimosso dalla memoria e dalla coscienza collettiva. È accaduto solo 10 anni fa. Sempre lì nelle palazzine del Parco Verde. Si tratta dell’atroce morte di Antonio Giglio, 4 anni, volato giù da una finestra nel 2013, e l’anno successivo stesso destino atroce è toccato a Fortuna Loffredo, 6 anni: gettata dall’ottavo piano perché si oppose alla violenza. Quell’immane aberrazione fece il giro del mondo, evidentemente non è bastato. Ci risiamo. Evidentemente, l’infanzia non è uguale dappertutto. Certo la paura, il timore, i condizionamenti; ma come si può essere omertosi e proteggere chi abusa di bambini e bambine? Cosa direbbe l’amato Pino Daniele, lui che nel brano Annarè cantava: “Lascia pazzià pecchè ‘e criature song ‘e Dio”.

Questa vicenda ha poco a che fare con la camorra. C’erano dei sintomi di una grave malattia, tutti hanno fatto spallucce. Tante, troppe sono le domande da porsi: Chi ricuce e riannoda l’umanità ferita dei tanti Parco Verde d’Italia? Chi si occupa del malessere sociale di una comunità? Cosa si fa per aiutare chi non ha niente? Dove sono gli assistenti sociali, gli psicologi sociali, i sociologi? Chi accompagna l’infanzia e l’adolescenza? Le famiglie dove sono? I genitori hanno capacità genitoriale? Le agenzie educative cosa fanno? Le associazioni del terzo settore dove sono? I loro progetti servono davvero? Chi controlla? Oltre alla repressione c’è la volontà di elaborare un progetto sul ungo periodo di formazione e avviamento al lavoro vero? Chi ha responsabilità istituzionali oltre ai social, alle note stampa e ai selfie cosa fa? Dove sono i progetti?

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