Come in tutte le altre inchieste su caporalato e sfruttamento sono le testimonianze dei lavoratori più di ogni altro a restituire la brutta fotografia delle condizioni di lavoro: tra sfruttamento e minacce a fronte di un salario bel al di sotto della soglia di povertà come contesta la procura di Milano alla società di vigilanza privata che oggi ha ricevuto un decreto di controllo giudiziario. “Sono stata costretta a raddoppiare i turni, facendo turni da 12 ore continuative, dai 10 ai 15 giorni di fila, senza mai fruire di un riposo. Quando mi sono lamentata di questa situazione, C. (uno dei responsabili, ndr) mi ha risposto dicendo ‘non parliamo neanche di riposo'”. È solo una delle decine di testimonianze di lavoratori della Cosmopol spa contenute nel decreto d’urgenza, firmato dal pm Paolo Storari nelle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle di Milano, che ha portato al controllo giudiziario per caporalato di Cosmopol, altra società di servizi di vigilanza privata commissariata dalla Procura di Milano.

Nelle 17 pagine del decreto che dovrà essere convalidato dal gip, oltre alle dichiarazioni a verbale di dipendenti che testimoniano le paghe sotto la soglia di povertà (paga oraria di poco più di 5 euro lordi), sono contenute anche le “minacce” e le “intimidazioni” subite dai lavoratori se si opponevano. Minacce che prevedevano, secondo le indagini, licenziamenti o cambi di postazione lavorativa. Un testimone, ad esempio, ha parlato anche di episodi di “body shaming” e altri di “turni massacranti“, senza nemmeno la possibilità di stare a casa se malati o di effettuare “visite mediche”. Nell’inchiesta, oltre alla società con sede ad Avellino per la responsabilità amministrativa degli enti, è indagato il rappresentante legale Francesco Perrotti.

Il pm nel decreto parla di “situazione tossiche” e di un “vero e proprio sfruttamento lavorativo, perpetrato da anni ai danni di numerosissimi lavoratori”, con stipendi mensili lordi da poco più di 900 euro, ovvero un netto di circa 650 euro, che non possono garantire una “esistenza libera e dignitosa”. Tra i clienti nel triennio 2019-2021 di Cosmopol spa, tutti non indagati, figurano anche Poste Italiane, Enel, Acea, Leonardo, Fiera Milano e altri. Il numero di dipendenti, tra il 2016 e il 2022, è passato da 1253 a 3855. “Per raggiungere la cifra di 1.200 euro al mese, effettuavo anche turni extraserali (…) mi sono ritrovata sempre costretta a lavorare per 200-220 ore al mese per cercare di raggiungere una somma dignitosa”, ha messo a verbale una lavoratrice. E un altro dipendente, solo per citare uno dei molti verbali, ha raccontato che se voleva raggiungere almeno i 1.100 euro al mese per sopravvivere doveva “fare più di 50 ore di straordinario”.

Alcuni hanno parlato anche di “forte stress emotivo” e “malessere fisico” per le minacce subite a cui non potevano opporsi. E ancora: “Una collega, mamma di due bambini, è stata costretta a licenziarsi per le pressioni ricevute, al limite del mobbing”. Un sindacalista, poi, ha riferito di “clausole elastiche” che lasciavano “pieni poteri decisionali all’azienda in merito a turni e postazioni”. E di verbali di “conciliazione” fatti firmare ai lavoratori nel passaggio dai contratti a termine a quelli indeterminati.

I testimoni indicano in una guardia giurata particolare – chiamato il maresciallo – colui che era pronto a minacciare in caso di rimostranze. È lui, secondo una lavoratrice, che “quando non riusciamo a coprire quei turni di lavoro, va in escandescenza e inizia a inveire contro” e che nei mesi successivi “stabilisce una turnazione” tale “da non raggiungere il monte ore” causando una “perdita di circa 200 euro al mese”. “Mi ha detto che avrei dovuto licenziarmi” per poi “essere assunta” nuovamente “garantendomi che non avrei perso i mei scatti di anzianità” mette a verbale un’altra donna della società di vigilanza. “In realtà quando sono stata assunta non mi sono stati riconosciuti e dopo le mie rimostranze mi ha risposto che a quel punto, qual ora non avessi accettato, mi sarei ritrovata disoccupata“. “Io fruisco dei benfici della legge 104 – il terzo delle decine di racconti – mi ha chiesto se potessi farne a meno”. “Quando restavo a casa per accudire i miei figli – dice una madre – me lo facevano pesare e minacciavano un cambio postazione o l’annullamento di ferie già approvate se avessi continuato ad assentarmi”. Il “cambio di atteggiamento” ci sarebbe stato solo davanti alla minaccia dei lavoratori di andare “dai carabinieri per denunciarlo”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Amazon ai dipendenti contrari al ritorno in ufficio per 3 giorni a settimana: “Forse le cose per voi qui non funzioneranno”

next
Articolo Successivo

Agli ex percettori del reddito “occupabili” solo 350 euro al mese: al via la piattaforma web. Calderone: “Nessuna bomba sociale”

next