Carlos Alcaraz contro Novak Djokovic, capitolo tre? È quello che tutti si aspettano dagli Us Open 2023, al via lunedì 28 agosto, dopo le due finali a Wimbledon e nel Masters 1000 di Cincinnati, vinte rispettivamente dallo spagnolo e dal serbo. Due scontri rimasti impressi nella memoria di appassionati e non, che hanno dato ufficialmente vita a una nuova grande rivalità. Un confronto generazionale che è diventato rapidamente sinonimo di spettacolo. Esclusa la semifinale dell’ultimo Roland Garros (condizionata dai crampi ad Alcaraz), tutti i precedenti tra i due si sono conclusi al set decisivo nell’entusiasmo generale del pubblico.

A Flushing Meadows però una cosa è praticamente certa fin dall’inizio: al termine del torneo Novak Djokovic tornerà numero 1 del mondo. Il serbo infatti – fermato un anno fa dalle leggi statunitensi per non essersi vaccinato contro il Covid – non deve difendere punti e la distanza in classifica tra i due è di appena 20 lunghezze. Tradotto: a Nole basterà vincere il suo esordio contro Alexandre Muller per avere la certezza di tornare in vetta indipendentemente da quello che farà poi Alcaraz. Ma per Djokovic non c’è in ballo soltanto questo. Il record assoluto (tra maschile e femminile) di 24 Slam di Margaret Court è uno degli ultimi obiettivi della sua carriera. Come già accaduto a Londra due mesi fa, lo spagnolo proverà a impedire che questo aggancio avvenga. Alcaraz è il campione in carica del torneo e parte con l’etichetta di grande favorito. La sconfitta di Cincinnati non ha scalfito minimamente questo suo ruolo, anzi. In Ohio Djokovic ha dovuto compiere una delle più grandi imprese della carriera per batterlo, mentre Alcaraz ha mostrato come in diverse situazioni debba ancora migliorare. Cosa succederà quindi quando questi aggiustamenti tecnici e tattici arriveranno? Facile immaginarlo, così come è facile pensare, visto la sua precocità, che li abbia già assimilati. Il 20enne spagnolo va alla caccia del terzo torneo dello Slam, per mettersi alla pari di Andy Murray e Stan Wawrinka.

Dietro di loro pare essersi formato il vuoto, eppure i pretendenti non mancano. Per esempio Daniil Medvedev, che a New York ha già vinto due anni fa (in finale proprio contro Novak Djokovic) e che ha messo insieme quest’anno cinque titoli, tra cui i Masters 1000 di Miami e Roma. Ma ci sono anche Stefanos Tsitsipas, Holger Rune, Casper Ruud e il nostro Jannik Sinner. Per molti è lui il vero terzo incomodo. L’azzurro arriva a questo appuntamento dopo la prima semifinale Major ai Championships, con la qualificazione alle prossime Atp Finals di Torino ormai in tasca (manca solo l’ufficialità), il best ranking raggiunto al numero 6 del mondo e, soprattutto, dopo aver spezzato il tabù Masters 1000 trionfando a Toronto tre settimane fa. E poco male se poi a Cincinnati è arrivata l’eliminazione al primo turno. Per Sinner il morale non è mai stato così alto. A tutto questo si aggiunge anche la voglia di riscattare l’epilogo di un anno fa, quando l’altoatesino sprecò un match point nei quarti di finale proprio contro Alcaraz. Un ottimo risultato nell’ultimo Slam dell’anno potrebbe proiettare Sinner verso un nuovo record per il tennis italiano, che regge da ben 47 anni: la quarta posizione nel ranking, detenuta da Adriano Panatta.

L’obiettivo comunque è in primis confermare il risultato del 2022, ovvero i quarti di finale, dove potrebbe ritrovare ancora una volta lo spagnolo numero 1 del mondo. Una sfida che sarebbe tutt’altro che scontata. Non c’è solo il match degli Us Open di un anno fa, ma anche i due confronti del marzo scorso tra Indian Wells e Miami, terminati con una vittoria a testa. Alcaraz comunque sarebbe la tappa più difficile di un sorteggio che non è stato affatto benevolo. Prima dei quarti infatti Sinner dovrà affrontare Hanfmann all’esordio, il derby contro Lorenzo Sonego, verosimilmente Wawrinka al terzo turno e uno tra Dimitrov e Zverev negli ottavi. Senza dimenticare che Sinner è capitato nella stessa parte di tabellone anche di Medvedev (eventualmente da affrontare in semifinale) e Hurkacz.

E Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti? Per i due questi Us Open rappresentano un crocevia importante per affrontare il finale di stagione con rinnovata fiducia, anche in ottica Coppa Davis. Berrettini non ha avuto un tabellone impossibile e ha l’opportunità di ripetere l’exploit di Wimbledon, continuando così la sua scalata in classifica e riscattando le due eliminazioni precoci tra Toronto e Cincinnati. Rublev al terzo turno è un avversario alla portata, probabilmente il miglior top 10 che poteva capitargli, così come sono avversari superabili Hurkacz e Khachanov in un eventuale ottavo. I quarti di finale sono difficili certo, ma non impossibili. Un discorso che può valere anche per Lorenzo Musetti. La sua crescita, tra erba e cemento, è balzata all’attenzione di tutti e su di lui c’è grande curiosità. Il suo quarto di tabellone è quello dominato da Novak Djokovic, dentro cui ci sono anche AugerAliassime, Tsitsipas e Fritz. Avversari che vengono da periodi molto complicati. Per il 21enne carrarino l’obiettivo è uno solo: provare ad agganciare la top 15 del mondo.

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