Amo la Sicilia. Credo di aver amato più questa terra che qualche persona. Devo molto alla Sicilia, terra che mi ha insegnato a conquistare la libertà, a lottare per la giustizia, a tendere la mano a chi ha un’altra lingua, un altro colore della pelle, un’altra lingua. Qui sono ri-nato a 18 anni, abbandonando frequentazioni leghiste per scegliere di ragionare con la mia testa e di vedere con i miei occhi. Eppure la Sicilia non è una terra per i turisti.

Non la frequento quasi mai in questa veste ma quando mi è accaduto (è il caso di queste settimane) ho toccato con mano la disorganizzazione, l’incapacità di investire nel turismo. Può accadere, infatti, che il 22 luglio (non sto parlando di novembre) ben due uffici turistici (quello di piazza Bellini e quello presso il teatro “Massimo”) siano chiusi. Perché? Risposta della gentile signorina della biglietteria del teatro: “E’ sabato”. Come se i turisti dovessero venire a Palermo solo nei giorni feriali. Nel weekend tutti a casa oppure che si arrangino.

Così come può accadere che la nave della compagnia Liberty Lines non possa partire dal capoluogo siciliano alla volta di Ustica per il maltempo, ma che il turista debba fare fino a oltre cinquanta telefonate per poter parlare con qualcuno che gli confermi o meno la partenza. Ore e ore passate con la voce suadente del jingle che ti posiziona al dodicesimo posto per poi far cadere la linea quando sei arrivato al primo posto. Un “problema” ammesso dalla stessa Liberty Lines, contattata da me e giustificato con l’eccessivo afflusso di turisti – come se non si sapesse che questi alieni che arrivano da tutt’Italia e da tutto il mondo scelgono proprio luglio e agosto per vivere la Sicilia.

Così come può accadere che a Ustica tu possa pagare un conto salato al ristorante senza che ti diano uno scontrino.

In questa terra meravigliosa, può accadere di andare alle Saline di Marsala e trovarti chi in nome del dio denaro ti chiede di consumare l’aperitivo in un tempo che decide lui per poi provare a cacciarti, così come di pernottare in un hotel a Pantelleria che la domenica chiude la reception (e anche il bar annesso) perché i turisti possono anche fare festa per un giorno. Può capitare di prendere il treno che conduce dall’aeroporto di Palermo al centro della città ma di trovare la biglietteria chiusa e le macchinette elettroniche che non prendono contanti ma solo monetine e carte, o di andare ai bagni dell’aeroporto e non poter lavar le mani perché manca il sapone (in Malesia ci sono uno o più addetti per ogni bagno in ogni aeroporto).

E poi il top: può accadere di scrivere, il 12 agosto, alla mail ufficiale (info@visitselinunte.com) di uno dei più importanti siti archeologici al mondo, Selinunte, e avere questa risposta: “Buongiorno, grazie per averci contattato. I nostri uffici sono momentaneamente chiusi per ferie fino al giorno 28/08. Il vostro messaggio è molto importante per noi, vi risponderemo comunque al più presto possibile”. Ve la immaginate la faccia di un danese o di uno svedese? Manco fossero in ferie un paio di giorni il 14 e 15 agosto. Forse al sito archeologico si immaginano che i turisti vengano quando iniziano le scuole, quando sono finite le ferie.

E’ la Sicilia, direbbe qualcuno. Ma la Sicilia potrebbe diventare la Lombardia se chi governa questa regione sapesse investire nel turismo. Forse la premier Giorgia Meloni, anziché pagare (con i nostri soldi) conti lasciati dagli italiani nei ristoranti in Albania, per non danneggiare l’immagine dell’Italia, dovrebbe preoccuparsi di dare una rappresentazione della Sicilia diversa.

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