Attualità

L’auto color oro e l’uomo con il codino, il mistero sulla scomparsa di Angela Celentano prosegue: al vaglio una pista turca

di Alessandra De Vita

10 agosto 1996. Una famiglia come tante è in gita al Monte Faito dove va tutte le estati con la Comunità Evangelica di Vico Equense. Con loro c’è anche una bambina di 3 anni con i suoi genitori. Si chiama Angela Celentano. Intorno alle 13, il padre Catello si accorge che la figlia non è più lì intorno a giocare. La bambina è scomparsa. Qualcuno dice di aver visto in zona un’auto con due uomini a bordo di nazionalità straniera. Gli ultimi a vederla sono stati due bambini con cui Angela è scesa lungo un sentiero ma le loro testimonianze non combaciano. Uno è Renato, ha 11 anni, dice di essere sceso poco prima, proprio con Angela, lungo un sentiero che porta al parcheggio, per posare il pallone in auto. Le avrebbe detto di non seguirlo, ma la bambina avrebbe insistito per scendere con lui. A metà strada il sentiero ne incrocia un altro di traverso: in questo punto preciso Renato avrebbe insistito con Angela perché tornasse dalla sua famiglia, quindi ha proseguito da solo lungo la discesa. Avrebbe riposto la palla in auto per poi rientrare dagli altri senza incrociare nessuno lungo il tragitto. Tutti iniziano a cercare Angela ovunque. Il posto è affollato ma nessuno dice di aver visto la bambina. I genitori restano per giorni sul Monte Faito, dove arrivano i soccorsi. Intervengono anche i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia, l’Esercito, unità cinofile ed elicotteri, sotto la direzione della Prefettura di Napoli che stabilisce che Angela non può trovarsi più nel luogo della scomparsa.

Tutti i gitanti, circa 40, vengono ascoltati dai Carabinieri di Vico Equense. Vedono insieme e ripetutamente le immagini del filmato amatoriale girato poco prima della sua scomparsa in cui la bimba gioca insieme agli altri bambini. Tutte le case della zona vengono perquisite. Il 19 Agosto arriva a casa di Angela una telefonata in cui si sente solo un pianto disperato di bambina. Un testimone indica una pista: suggerisce di cercare la spiegazione della sparizione all’interno della Comunità Evangelica stessa. Un mese dopo, un altro bambino, Luca, di 12 anni che dice ai Carabinieri di aver incrociato quel giorno Renato insieme ad Angela mentre risaliva il sentiero. Dichiara di aver detto al suo amico di riportare la bimba alla madre ma Renato, dice Luca, non gli avrebbe dato ascolto, ed avrebbe continuato il tragitto verso il parcheggio con Angela. Dice inoltre di non aver mai raccontato questo dettaglio perché tutti sapevano che l’ultimo ad aver visto la bambina era stato proprio Renato. Le due versioni non collimano. Luca e Renato vengono interrogati separatamente alla presenza dei magistrati, le loro testimonianze non cambiano ma restano in contrasto tra loro. L’8 marzo 1997 Luca racconta una versione drammatica della vicenda che vede come protagonisti due uomini che rapiscono Angela. Dice agli inquirenti: “Subito mi sono messo a correre dietro ai due sconosciuti – è la seconda versione del ragazzino – (…) L’uomo con i capelli ricci che aveva con sé la bambina ha tirato fuori un coltello puntandolo verso di me e la bambina, dicendomi che se avessi parlato o avessi fatto qualcosa di strano avrebbero ucciso la bambina e la mia famiglia”. Aggiunge il numero di targa dell’auto e dice del tatuaggio di un serpente che un uomo dai capelli ricci aveva sul dorso della mano. Luca ritira tutto il 13 marzo, era tutto “frutto della mia fantasia”, detto “in preda ad una crisi di coscienza”.

La svolta arriva nel 1999. Gennaro Celentano, lo zio di Angela, è il sospettato numero uno per favoreggiamento o di reticenza, insieme a quattro amici di famiglia e tre minorenni. I Carabinieri di Vico Equense consegnano alla Procura un faldone di oltre cento pagine che ricostruisce i tre anni di indagini dal giorno in cui Angela è sparita nel nulla. Le ipotesi più comuni sono state escluse: nomadi stranieri, un maniaco, il rapimento. Gli inquirenti si sono concentrati sulle testimonianze rese nei giorni della scomparsa, all’interno della comunità evangelica a cui appartiene la famiglia di Angela. La madre di Angela, Maria Celentano aveva dichiarato ai Carabinieri che, la sera prima della gita al Monte Faito, aveva sentito una cugina di Angela adolescente, la figlia di Gennaro Celentano, pronunciare queste esatte parole: “E se domani si pigliano Angela nel bosco?”. La ragazza aveva poi spiegato che stava raccontando una favola. La 13enne viene sentita da un’equipe di psicologi che stabilisce che questa ragazza avrebbe semplicemente ripetuto, candidamente, qualcosa che aveva ascoltato da persone adulte. La ragazza – riascoltata nel 2017 – ha poi ridimensionato la storia, dichiarando di aver semplicemente raccontato alla piccola Angela la favola di Cappuccetto Rosso che si perde nel bosco, mettendo come protagonista della storia la cuginetta.
Intanto, un altro testimone dichiara ai carabinieri che quel 10 agosto, intorno alle ore 13, mentre era diretto verso Vico Equense, avrebbe incrociato una Lancia Prisma di colore oro metallizzato targata Perugia, in direzione Castellammare di Stabia a velocità sostenuta, e a guidarla sarebbe stato un uomo con il codino. Le due auto si sarebbero urtate di striscio, rompendo lo specchietto retrovisore esterno sinistro ma questo non ha interrotto la corsa. Uno dei due ragazzini che per ultimi avevano visto Angela aveva detto ai Carabinieri di aver visto due uomini, portare via Angela su un’auto guidata da un uomo con il codino.

La Procura della Repubblica ha chiuso il caso chiedendo l’archiviazione per lo zio, perché “non sussistono elementi per poterne chiedere il rinvio a giudizio”. A più di cinque anni dalla scomparsa di Angela Mario Rampelli, psicoterapeuta, membro dell’equipe che ha esaminato i due ragazzi che per ultimi avrebbero visto Angela, si concentra sulle loro versioni che sono sempre state contrastanti. Uno dei due aveva parlato solo a un mese dalla scomparsa. “Secondo le mie osservazioni – dice il dottor Rampelli, intervistato da “Chi l’ha visto?” – esiste l’ipotesi che uno dei ragazzi non abbia detto tutta la verità, che abbia – consciamente o inconsciamente – falsificato qualcosa. Potrebbe essere stato intimorito, se non da persone, dal contesto, dall’ “effetto gruppo”. I suoi timori potrebbero anche essere dovuti a problemi di riservatezza. È impossibile dirlo con certezza. Sicuramente, più tempo passa e più per loro sarà difficile ricordare e raccontare”.

L’avvocato Luigi Ferrandino, legale della famiglia di Angela Celentano, ha commentato in diretta a “Chi l’ha visto?” l’intervista a Cristino Ruiz che il programma ha realizzato in Messico. L’uomo, dalla cui casa sarebbero partiti i messaggi a nome Celeste Ruiz al sito angelacelentano.com, aveva negato ogni responsabilità sua e dei familiari nella corrispondenza via Internet iniziata con i familiari della bambina scomparsa nel 1996. “Cristino Ruiz è un bugiardo”, ha detto l’avvocato Ferrandino, ricostruendo i dettagli dell’attività investigativa che ha portato gli inquirenti italiani e l’Interpol a collegare in modo certo a Cristino Ruiz le utenze telefoniche e telematiche utilizzate. Quest’anno, in occasione del trentesimo compleanno di Angela Celentano, la famiglia ha diffuso una nuova foto della ragazza che, grazie a una nuova tecnica di age progression dell’immagine di Angela, la mostrerebbe per come potrebbe essere oggi, ormai donna. Intanto, l’avvocato della famiglia Luigi Ferrandino, parla di una nuova pista turca venuta fuori lo a giugno dello scorso anno. Stando alle dichiarazioni di una blogger, Angela si troverebbe in Turchia con un uomo che “si finge suo padre”. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Federica Colucci, si era opposta alla richiesta di archiviazione della Procura di questa inchiesta, intrapresa – poi si è scoperto – dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli già nel 2009. Intanto, nei giorni scorsi è stata richiesta una proroga di altri sei mesi per la pista turca su Angela Celentano, come ha spiegato il legale dei suoi genitori. Probabile che ci vorrà ancora altro tempo perché il mistero della bambina scomparsa al Monte Faito venga fuori.

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