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7 – Un’economia che riconosce e tutela il lavoro dignitoso e sicuro per tutti, in particolare per le donne

Può un’economia sana non tenere conto della dignità e sicurezza del lavoro? Nel 2022, sui circa 3,350 miliardi di lavoratori nel mondo, 200 milioni (6,4%) non conducono una vita che soddisfaccia i bisogni primari. Accanto vi è una categoria definita lavoratori schiavi che subisce sfruttamento sessuale o svolge un lavoro diverso da quello specificato all’assunzione senza poter lasciare l’occupazione (24,5%) o essendo obbligata a lavori pericolosi (27,4%) o a vivere nel degrado, senza possibilità di affrancarsi da tale schiavitù (18,5%) (Tabella 11).

Il gap occupazionale tra donne e uomini è tutto a sfavore delle prime (47,4%, contro 72,3%) e rischia di perpetuarsi, poiché la cura dei figli e di altri familiari impedisce loro la ricerca sistematica di un lavoro senza prima aver risolto tali impegni. (Grafico 4)

8 – Un’economia dove la finanza è amica e alleata dell’economia reale e del lavoro e non contro di essi

Nel 2021 il 45,8% della ricchezza era nelle mani dell’1,1% della popolazione, un altro 39,1% all’11,1% e la restante è spartita, rispettivamente, per il 13,7% in un terzo e per l’1,3% in oltre la metà degli abitanti del mondo. (Grafico 5)

C’è inoltre la finanziarizzazione dell’economia che crea nei mercati ricchezze cui non corrisponde un controvalore effettivo del lavoro e del capitale. Negli Usa tra il 1980 e il 2020 si è passati da un mercato finanziario che era la metà di quello reale a un ribaltamento dei rapporti e ora il peso del primo è una volta e mezzo quello del secondo.

9 – Un’economia che non sa valorizzare e custodire le culture e le tradizioni dei popoli, tutte le specie viventi e le risorse naturali della Terra

Natura, culture e tradizioni sono connesse con l’economia? La risposta è sì, perché tali fenomeni sono interrelati tra di loro e non si può pensare che uno solo sia ininfluente sugli altri, ma che anzi il battito d’ali di una farfalla in Brasile, a seguito di una catena di eventi, può provocare una tromba d’aria nel Texas. Preservare i popoli indigeni (circa 370 milioni) è indispensabile, come comprovano studi che, comparando gli effetti degli interventi sulla salvaguardia degli habitat e della biodiversità, concludono che i migliori risultati si ottengono coinvolgendo le comunità locali, che hanno un bagaglio culturale e di saperi del loro territorio superiore a quello di chi ne è esterno.

Importante è anche rendersi conto della limitatezza delle risorse naturali. L’acqua rinnovabile è concentrata nelle Americhe (45,8%) e in Asia (27,6%) ed è disponibile, in media, per 15.970 litri l’anno pro capite, ma con variabilità molto elevata: si passa dai 701 litri l’anno del Nord Africa agli 80mila dell’Oceania (Tabella 12).

Le foreste si depauperano senza sosta con un decremento annuo nell’ultimo decennio di 4,7 milioni di ettari l’anno, concentrato in Sud America e in Africa. Le terre agricole, oggetto di accaparramento (oltre 91,7 milioni di ettari, concentrati in America Latina, Asia e Africa), portano conseguenze economiche e sociali spesso negative, incidendo sul paesaggio e sulla vita di chi per secoli vi ha vissuto e sulla biodiversità.

10 – Un’economia che combatte la miseria in tutte le sue forme, riduce le diseguaglianze e sa dire, con Gesù e con Francesco “beati i poveri”

Se in un Paese la ricchezza è di pochi, la sua popolazione non può definirsi benestante. L’indice di Gini misura il grado di diseguaglianza di reddito in un Paese e più è vicino a zero più ci si trova in una situazione di equità; di contro più si approssima a uno più la situazione è iniqua (Tabella 13).

11 – Un’economia guidata dall’etica della persona e aperta alla trascendenza

L’84% della popolazione mondiale si identifica con un gruppo religioso: 2,3 miliardi di cristiani, 1,9 miliardi di islamici e 1,16 miliardi di induisti, 500 milioni di buddisti e 430 milioni di religioni su base etnica regionale (Pew Research). La Repubblica Ceca (76,4%) e la Corea del Nord (71,3%) hanno la più alta percentuale di non affiliati a una religione, mentre i Paesi con una percentuale inferiore all’1% si concentrano in India e nei Paesi asiatici islamici. I valori più importanti risultano: la famiglia (90%), il lavoro (58%), l’amicizia (44,2%), la religione (46,4%) e il tempo libero (41%). La politica è importante solo per il 14,5% degli intervistati (Tabella 14).

Un quadro sulla corruzione nel mondo è fornito da Transparency International: ai primi dieci posti dei Paesi meno corrotti, otto sono europei, tutti del nord, con la Danimarca in testa; agli ultimi posti cinque Paesi africani (la Somalia in fondo), tre asiatici, uno sudamericano e uno dell’America Centrale. Solo 58 su 180 sono Paesi con una “corruzione accettabile”.

12 – Un’economia che crea ricchezze per tutti, che genera gioia e non solo benessere perché una felicità non condivisa è troppo poco

La felicità è forse l’obiettivo di ogni essere umano, così importante da venire riconosciuta quale diritto in un documento come la Dichiarazione d’indipendenza americana (1776). Ma che cosa è la felicità?

Un ricerca interessante è quella degli studiosi di Harvard, un unicum nel suo genere: per circa 80 anni, dal 1938, si è seguito un campione di 724 individui dall’adolescenza alla vecchiaia (268 studenti del secondo anno dell’Harvard College e 456 ragazzi tra i 14 e i 16 anni della periferia di Boston).

All’inizio della ricerca, tali ragazzi ritenevano che il loro obiettivo fosse diventare ricchi (80%) e/o famosi (50%). Alla fine della ricerca, sull’esperienza di una vita ormai in fase conclusiva, gli ultimi componenti (60 individui) del campione ritengono che ciò che determina la felicità siano le buone relazioni familiari e sociali, ricche di affetti e basate sulla generosità e reciprocità.

In conclusione, l’economia dovrebbe cercare modelli di sviluppo che comportino non il benessere del singolo o di una ristretta fascia di individui, ma che allarghino a una maggiore popolazione il godimento dei beni materiali – come aveva presagito e intuito G. Filangieri, quando trattava della felicità con B. Franklin – evitando forse così quegli squilibri forieri di malcontento e lotte sociali.

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