Se la maggioranza degli italiani fosse realmente consapevole di quanti danni sta provocando alla democrazia l’attuale governo, certamente ne avrebbe chiesto le dimissioni, anziché continuare a sostenerlo. Ma essi sono tenuti all’oscuro da una stampa sostanzialmente conservatrice e da una tv completamente asservita ai voleri della Meloni. È avvenuto però un fatto che ha reso palese il vero volto di questo governo e che ha conquistato la prima pagina di tutti i mezzi di informazione: 169.000 famiglie, quasi tutte del sud Italia, sono insorte non appena sono venute a conoscenza dell’abolizione del “reddito di cittadinanza” e della sua sostituzione con “l’assegno di inclusione”, che verrà corrisposto ai nuclei familiari con un reddito che non superi 9.360 euro lordi annui e che non comprendano persone dell’età compresa tra i 18 e i 60 anni. Come dire che coloro che sono in età lavorativa, se non sono riusciti a trovar lavoro anche senza nessuna loro colpa, devono morire di fame. Siamo davvero all’assurdo!

Ma il dato positivo è che ora è diventata più evidente che la politica del governo Meloni segue il pensiero neoliberista ai danni dei poveri. Ed è da sottolineare che qualcosa sta cambiando anche sul piano giurisprudenziale. E’ infatti avvenuto che la Sezione Lavoro del Tribunale di Roma, con sentenza pubblicata il 27 luglio u. s., ha reintegrato in Ita Airwais 77 dipendenti di Alitalia, in applicazione dell’art. 2112 del codice civile (secondo il quale, in caso di trasferimento di azienda, i rapporti di lavoro in atto passano automaticamente all’azienda subentrante), e che il giudice Cottatellucci, relatore e estensore della sentenza, ai dirigenti di Ita, che disperatamente gli facevano presente che Lufthansa avrebbe rinunciato all’acquisto, se si fosse cambiato giurisprudenza in sede di contenzioso lavorativo, ha risposto che “la sua azione è regolata solo dagli articoli 101 e 111 della Costituzione”.

Una risposta encomiabile, che fa onore a questo coraggioso magistrato e che potrebbe far sperare nel successo di una azione popolare, promossa davanti a un Giudice competente per materia da parte di cittadini singoli o associati (legittimati ad agire, ai sensi degli articoli 2; 3, comma 2; e 118, comma 4, Cost.), per ottenere, in attuazione degli articoli 41, 42 e 43 Cost., l’annullamento da parte della Corte costituzionale di numerosissime leggi incostituzionali che hanno previsto le micidiali “privatizzazioni” e le “liberalizzazioni”, ottenendo così la “rinazionalizzazione”, almeno parziale, di quell’immenso patrimonio pubblico in “proprietà pubblica collettiva” del Popolo italiano (art. 42 e 43 Cost.), svenduto, poco avvedutamente, dai governi che si sono succeduti dall’assassinio di Moro in poi.

Si potrebbe cominciare, come suggerisce Alessandro Giustolisi, con la rinazionalizzazione di Alitalia come azienda pubblica fuori mercato, facendo tornare agli italiani la loro compagnia di bandiera, sottraendola alle cupidigie di Air France e Lufthansa, anziché sprecare ulteriori ingenti somme di bilancio a favore di queste ultime, come sembra sia intenzionato a fare l’attuale governo. E si tenga presente che il ritorno a una politica di stampo keynesiano è oggi auspicata dai migliori economisti di tutto il mondo e quasi tutti i Paesi europei occidentali vi stanno convergendo, dopo che la “sottomissione dei governi ai mercati”, voluta da Mario Draghi, ha dimostrato, in modo inconfutabile, di produrre soltanto l’accentramento della ricchezza nelle mani della finanza e delle multinazionali, e l’aumento in progressione geometrica della povertà dei più deboli.

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