Una passione troppo “rovente” per poter essere sopita: due cittadini, da quanto si apprende una prostituta e un suo cliente, si sono lasciati andare ad “effusioni bollenti” per strada, distesi su una fioreria (la comodità ha evidentemente ceduto alla concupiscenza), incuranti delle automobili che sfrecciavano accanto. Un piccolo particolare in più: il cliente, per “loccasione“, non si è tolto nemmeno il casco della moto.

Non si tratta di un film hard, ma è accaduto tutto, come riportato dal quotidiano Il Gazzettino, nella notte tra martedì e mercoledì 19 luglio a Mestre, lungo via Trento, a pochi metri dalla stazione. La coppia ha dato il via al suo spettacolo proprio a bordo strada: testimoni gli automobilisti ma anche gli abitanti (increduli) del condominio sovrastante, che però ormai hanno fatto l’abitudine con il degrado della zona, da anni preda di prostituzione, traffico di droga e furti. Molti appartamenti sono anche stati trasformati in locazioni turistiche, e altri sono stati venduti a diversi stranieri.

Sul gruppo Facebook “Sei di Mestre se…”, dopo la diffusione del filmato dell’amplesso della coppia (che è stato prima postato e poi rimosso da un utente anonimo), è comparso un commento che ha il tono della disperazione: “Ore 23.30 via Trento fronte strada: facciamo qualcosa?” “Quella donna la conosciamo bene”, commenta qualcun altro riferendosi alla protagonista femminile del siparietto. “È dell’est ed è ben diversa dalle prostitute cinesi che sono stabilmente da queste parti, adescano i clienti e si spostano più lontano. No, lei è così e abbiamo visto anche noi tutta la scena dalla finestra. Prima si è spogliata e, quando è arrivato quel motociclista, ci hanno dato dentro senza farsi alcun problema. Poi lui è risalito in moto e lei è rimasta qui, seduta sulla stessa fioriera, ripulendosi con quei fazzoletti che sono ancora lì, perché qui non passano mai a pulire”. In via Trento la prostituzione è ormai una piaga profonda: nella zona era stata anche emanata un’ordinanza anti-lucciole, con il divieto d’accesso ai non residenti dalle 22 alle 4 di notte, ma il provvedimento non è mai stato rispettato. Certo è che non si erano mai visti episodi di questo tipo.

Molti dei residenti “storici” del posto pensano ormai di andarsene, e ce anche chi mette in atto il suo proposito. “Prima c’era più prostituzione ma, almeno, non avevamo a che fare anche con tossicodipendenti e spacciatori. Io ho 73 anni, sono nata ed ho sempre vissuto qui. Ora sono rimasta vedova ed ho deciso di andarmene. Ho preso una casa a Favaro per stare più tranquilla. La mia? Sono riuscita a venderla, anche se ho preso ben poco. Ma qui non si può più stare”, racconta un’anziana costretta, qualche settimana fa, a contattare polizia e 118. “Volevo aprire la porta del mio magazzino dall’interno, ma non si riusciva. Pensavo di aver dimenticato di sbloccare qualche serratura o di non aver tolto le sbarre che abbiamo messo per evitare i furti e invece, andando fuori a vedere, ho scoperto che c’era un ragazzo che dormiva davanti. Non si svegliava in alcun modo, da tanto era fatto“, spiega amareggiata la 73enne.

“Dopo le 17 non esco più di casa, ho troppa paura con quelli che girano da queste parti”, racconta un’altra anziana intervistata. Anche lei abita da sola in un condominio della zona. “Sul pianerottolo, al piano di sopra e in quello di sotto, ci sono solo famiglie di stranieri“, spiega, raccontando che nello stesso alloggio convivono “dieci o anche dodici persone”. Una terza residente fa un appello: “Chi ci comanda dovrebbe venire a vivere qui per un po’, per capire davvero come si sta. Come minimo dovrebbero toglierci le tasse come riconoscimento del danno esistenziale in cui ci hanno portato. Non è possibile trovarsi ad abitare in un posto che non è più casa tua”.

Gli appartamenti che vengono dati in affitto a turisti, che li usano solo per pernottare, hanno aggiunto poi altri problemi per i residenti: “Vivere in condomini così è tutta un’altra cosa – dice una coppia di anziani -. È un problema con le pulizie, con la gestione degli spazi comuni, con le regole che tutti dovrebbero rispettare. Ma questo sarebbe anche il meno, perché a volte arriva gente che non capisci come viva, che lavoro faccia. Un esempio? Vuole un esempio? Seguiteci”. Sul retro del palazzo, sempre in Via Trento, sbuca un piccolo garage – con i vetri rotti – con una decina di biciclette che sembrano nuove. “A volte se le portano dentro anche in spalla. Chissà di chi erano

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