L’assalto alla Festa in Rosso di Rifondazione Comunista da parte di esponenti neofascisti veronesi non è avvenuta solo nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 luglio, ma ha costituito il momento finale di una serie di violenze e provocazioni che si sono ripetute per quattro giorni di seguito. È un po’ riduttivo il comunicato stampa della Questura di Verona, che dava solo l’annuncio dell’identificazione notturna di cinque giovani già segnalati a dicembre per violenze contro cittadini del Marocco durante i festeggiamenti per le partite dei Mondiali di calcio. Contro Rifondazione è scattata un’autentica persecuzione nell’area di Quinzano. A raccontare è Fiorenzo Fasoli del direttivo provinciale del partito.

“La festa è cominciata giovedì 13 luglio nella massima regolarità, poi è stato un crescendo di attacchi. La sera di venerdì, quando le manifestazioni si erano concluse, un gruppo di giovani ha cercato di superare il cancello di via Villa già chiuso. La risposta del nostro gruppo incaricato della sorveglianza notturna ha fatto desistere i malintenzionati che hanno però rubato una bandiera issata sul cancello”. La sera di sabato viene lanciato un candelotto a poca distanza da uno stand, con botto e vampata di fuoco, senza danni. “Abbiamo sempre avvertito la Questura e così domenica mattina alcuni agenti hanno recuperato i resti del fumogeno. Alla sera si ripete l’aggressione. Verso mezzanotte, appena fuori dal recinto, scoppia un altro petardo e notiamo una macchina bianca che passa più volte. Dall’auto vengono lanciate due bottigliette di vetro contro l’ingresso di via Bresciani”. Vengono rubati alcuni manifesti affissi alla recinzione e quelli che si trovano alla rotonda di Quinzano vengono imbrattati di vernice nera.

“Compare la scritta: ‘Antifa coniglio’. Danno dei conigli agli antifascisti. – spiega Fasoli – Inoltre disegnano una croce nazista cerchiata, un simbolo inequivocabile”. Ancora una volta viene chiamata la Polizia a cui viene indicato il numero di targa dell’auto sospetta, una Citroen. I fatti più gravi si verificano lunedì a mezzanotte. “Prima viene lanciato un altro botto all’interno della festa. Dopo alcuni minuti un gruppo di cinque o sei individui, mascherati e armati di bastoni, cercano di entrare nella festa. Ne nasce un immediato parapiglia con il nostro servizio d’ordine ed il gruppo è costretto alla ritirata tentando di dileguarsi nelle vie del quartiere. Uno di noi, Luciano Benedetti, viene colpito di striscio alla testa con una bastonata, al pronto soccorso gli danno una prognosi di sei giorni. Altri due hanno escoriazioni alle braccia e alle gambe”.

Siccome le Volanti erano state allertate, informate del nuovo episodio sono intervenute e hanno fermato l’auto con a bordo cinque esponenti della galassia neofascista veronese, già noti alla Digos. Commento di Rifondazione Comunista: “Ci auguriamo dalle forze dell’ordine, ormai in possesso di rilevanti elementi di conoscenza degli eventi, un atteggiamento adeguato alla situazione”. Numerosi i commenti di condanna di un’azione squadristica. Jessica Cugini, consigliere comunale: “A Verona sembra che tutto sia consentito, dal saluto fascista in consiglio comunale, alle svastiche: qualsiasi richiamo netto a un periodo storico condannato dalla Costituzione resta impunito. Sono fenomeni e modalità che si ripetono: ci vuole un’applicazione più rigida della legge Mancino o della nostra Costituzione. L’impunità e tutto questo spazio al silenzio non fa che preoccuparci. Questa è una matrice solida che ha radici anche nelle istituzioni”. Luca Perini e Marco Pasquale, di Sinistra Italiana: “Verona negli ultimi 15 anni è stata un laboratorio della destra, dove ha dettato legge una politica cementata nell’intolleranza e nell’odio, con movimenti neo-fascisti direttamente presenti nelle stanze del potere cittadino ed apripista, insieme ai loro alleati, di campagne contro chiunque esprimesse una diversità”.

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