Lecco sì, Reggina (e anche Siena) no. Ecco il verdetto della FederCalcio sulle iscrizioni ai prossimi campionati di Serie B e C, nell’ennesima estate di ricorsi e tribunali per il calcio italiano, che non finisce oggi, rischia di andare avanti fino a fine agosto, quando il campionato dovrebbe essere già iniziato. Alla fine i pronostici della vigilia sono stati rispettati, almeno per il momento. Il caso più clamoroso, per certi versi anche più simbolico, era certamente quella del Lecco: promosso in Serie B sul campo, retrocesso addirittura in D a tavolino per non aver rispettato dei termini impossibili da rispettare sullo stadio. Un paradosso, semplicemente inaccettabile per lo spirito del gioco: anche in Federazione erano consapevoli di giocarsi quel poco di credibilità che rimane al calcio italiano con un’eventuale esclusione dei lombardi. Infatti la soluzione è stata trovata. Vista l’inadeguatezza del suo impianto, il Lecco aveva indicato l’Euganeo di Padova, in ritardo, perché del resto anche i playoff di Serie C erano iniziati in ritardo, e la firma del prefetto era arrivata fuori tempo massimo. Dopo il primo parere negativo, la Commissione infrastrutture ha accolto i rilievi del club e il consiglio federale ha deliberato all’unanimità a suo favore. Resta l’ennesima brutta figura, e un dato inquietante: delle 4 neopromosse tre non hanno uno stadio a norma, e 8 delle 20 iscritte (il 40%) sono in deroga. Un tema di riflessione su cui anche il presidente Gravina ha insistito. Intanto però il Lecco si salva, tutto è bene quel che finisce bene.

Lo stesso non si può dire per la Reggina: qui pesa la discrepanza fra i tempi stabiliti dal Tribunale fallimentare e quelli previsti dalle norme sportive. L’oggetto della discordia sono i 757mila euro di debito nei confronti dello Stato: il Tribunale di Reggio Calabria che ha approvato il piano di rientro (contro il parere dell’Agenzia dell’Entrate, che a tutt’oggi reclama milioni) ha dato tempo fino al 12 luglio per pagare, per l’iscrizione il termine era il 20 giugno ed è scaduto. La Federazione non ha fatto sconti: la scadenza era chiara al club amaranto, che non l’ha rispettata. La Reggina è fuori, al pari in Serie C del Siena e del Pordenone (che invece ha proprio rinunciato). Il caso però resta spinoso e tiene in allarme tutto il campionato, tanto che il presidente Balata ha ribadito la necessità di proteggere il format a 20 squadre. Segno che lo spauracchio di una Serie B a 21 esiste.

Il ricorso dei calabresi è scontato e l’orientamento dei giudici, soprattutto quelli ordinari in presenza di una sentenza del Tribunale fallimentare, è imprevedibile. Prima di assegnare quel posto a qualcun altro meglio essere certi, altrimenti saranno guai. Il calendario è segnato in rosso e non bisogna sbagliare nulla: fino al 18 luglio c’è tempo per presentare ricorso per la riammissione, il 28 la Figc dovrà completare gli organici. In mezzo è atteso il parere del Collegio di Garanzia. Il posto della Reggina in teoria spetta al Brescia, ma ci proveranno anche Perugia e Foggia. Possibile che il consiglio federale stili la graduatoria ma aspetti per applicarla il primo grado della giustizia ordinaria, al Tar, il 3 agosto. A quel punto Serie B e C dovrebbero essere ormai al completo, con un’unica incognita: l’ultimo grado di giudizio, il Consiglio di Stato, atteso a fine agosto, quando però il campionato in teoria dovrebbe essere già iniziato. Il rinvio di 10 giorni, per evitare brutte sorprese, è un’opzione sul tavolo. Significa far slittare i calendari, non dare certezze ai club, sconvolgere il mercato. L’ennesimo pasticcio. Sempre meglio del disastro di una B a 21 squadre.

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