Iscrizioni a rischio, ricorsi all’orizzonte, e adesso pure un buco milionario nel bilancio della Lega. Se la Serie A è in fibrillazione per l’asta dei diritti tv da cui dipende la sopravvivenza dell’intero carrozzone, come al solito ai piani inferiori se la passano pure peggio. L’ultima tegola sulla Serie B si chiama Helbiz Media: la piattaforma streaming del re dei monopattini Palella ha rinunciato a trasmettere le partite del campionato il prossimo anno. Significa un ammanco di circa 10 milioni di euro, da cui ci rimettono tutti: i club innanzitutto, ma anche le altre emittenti come Sky e Dazn. Mentre si attende la soluzione per i casi di Lecco e Reggina che ancora impediscono di completare l’organico per la prossima stagione.

Che Helbiz avesse delle difficoltà era noto da tempo. L’azienda era sbarcata nel mondo dei diritti tv nel 2021, puntando proprio sul campionato cadetto, ma lo scorso gennaio aveva annunciato l’intenzione di tagliare le attività meno redditizie e adesso è arrivata l’ufficialità: il contratto con la Serie B si interrompe con un anno d’anticipo rispetto al triennio e la Lega perde una fetta di ricavi del suo nuovo modello. Rispetto al passato, nell’ultimo bando il presidente Balata era riuscito a moltiplicare le entrate puntando sulla co-esclusiva: non più un’unica emittente che si aggiudica tutti i match, ma tante piattaforme diverse che trasmettono gli stessi contenuti, lasciando la scelta al tifoso. Uno schema a lungo invocato per la Serie A, dove si viaggia su numeri completamente diversi, che però sicuramente ha funzionato in B: la Lega era riuscita praticamente a raddoppiare gli introiti da diritti tv, passando da circa 25 a 48,5 milioni di euro a stagione nel triennio 2021-2024, garantiti dai tre licenziatari, Sky, Dazn e appunto Helbiz. Adesso però questa formula di successo perde un pezzo importante.

L’anno scorso Helbiz pagava circa 10 milioni di euro per le 10 partite a giornata. In realtà l’ammanco per la Lega sarà minore perché il contratto prevede che, diminuendo il numero dei licenziatari, aumenta l’importo versato da ciascuno di essi: dunque innanzitutto ci rimetteranno Sky e Dazn, che il prossimo anno verseranno rispettivamente 28 milioni (pacchetto 1 e 2) e 12 milioni, due milioni in più a testa. Il totale fa 40, rispetto ai 46 della scorsa stagione (altri 2,5 arrivano da highlights, internazionali, radiofonici, ecc.). Comunque, una perdita secca di 6 milioni, che inciderà in quota parte per 300mila euro sui bilanci dei singoli club. Ammesso che siano davvero 20, e non di più.

Sulla prossima stagione pende infatti la spada di Damocle dei casi di Lecco e Reggina, entrambe a rischio iscrizione: la prima per la querelle sullo stadio Euganeo di Padova, indicato fuori tempo massimo come impianto di gara ma non per colpe del club; la seconda per l’altrettanto nota vicenda delle pendenze tributarie (non saldate in tempo secondo le regole Figc, mentre il Tribunale di Reggio Calabria che ha omologato la ristrutturazione del debito ha indicato scadenze differenti). La sensazione è che i lombardi abbiano più chance degli amaranto, ma in ogni caso si rischia di finire in tribunale ad agosto visto che le pretendenti al posto vacante (in primis il Brescia) annunciano battaglia. Venerdì si pronunceranno le commissioni tecniche, la settimana prossima il consiglio federale dovrà deliberare gli organici per il 2023/2024. Poi, eventualmente, partirà il balletto dei ricorsi, con la magra consolazione se non altro della garanzia di avere una sentenza definitiva per fine agosto. Lo scenario apocalittico di una Serie B a 21 squadre resta improbabile (ma non così tanto, se anche l’ultima assemblea dei club ha sentito la necessità di “tutelare il format a 20 squadre”). Un’altra estate di caos e brutte figure per il calcio italiano invece è quasi una certezza. Il modo peggiore per iniziare la stagione.

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