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Ultimo aggiornamento: 20:04 del 21 Giugno 2023

De Palma (Fiom): “Vi sembra normale che in Italia un lavoratore metalmeccanico paghi più tasse di uno che gioca in borsa?”. Su La7

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“Durante la pandemia abbiamo scoperto a un certo punto che erano essenziali i medici, coloro che lavoravano alla cassa nei supermercati e i lavoratori metalmeccanici, altrimenti crollava l’economia. Il giorno dopo che è finita l’emergenza siamo tornati al punto di partenza, cioè siamo tornati a essere tutti invisibili”. Sono le parole pronunciate a Tagadà (La7) dal segretario generale della Fiom, Michele De Palma, che evidenzia le falle del decreto lavoro del governo Meloni e fa una dura reprimenda a tutta la politica italiana.

“Se la politica – sottolinea – non capisce che i lavoratori sono il punto fondamentale del cambiamento di questo paese e non investe in termini di stabilità e di consolidamento del lavoro, questo paese non concorre più con nessun altro paese europeo, perché siamo il paese coi più bassi salari e con la precarietà più alta. Se si vuole fare la transizione industriale, la fai solo coi lavoratori. Ma vi sembra normale che un lavoratore metalmeccanico col suo salario paghi più tasse di uno che gioca in borsa, dell’azienda per cui lavora e di un lavoratore autonomo che gode della flat tax? Ma questo lavoratore, oltre a generale valore e a pagare le tasse, cos’altro deve fare per questo paese?”.

De Palma poi ribatte al deputato di Forza Italia, Fabrizio Sala, che difende le scelte del governo Meloni: “Nel provvedimento fiscale che state facendo una parte importante degli aumenti di salario dei lavoratori sa dove finisce? Nelle tasse. Uno degli emendamenti del vostro provvedimento dice che bisogna detassare gli straordinari. In Italia, invece, abbiamo bisogno di detassare le aziende che riducono l’orario di lavoro e allargano la base occupazionale, facendo entrare i giovani. Lei dice che sono necessarie le trattative. Sì. Ma sa qual è il problema che ho col governo attuale? Non c’è una trattativa e quello che sappiamo, come appunto il decreto lavoro, lo leggiamo sui giornali”.

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