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“Raffaella Carrà andava a servire nelle mense dei poveri nel più totale anonimato”: il racconto a due anni dalla morte della diva

Su Famiglia Cristiana il racconto. Nulla è mai trapelato finché la mitologica 'Raffa' era in vita

di Francesco Canino

Nel più totale anonimato, Raffaella Carrà andava a servire nelle mense dei poveri. A due anni dalla sua morte e a pochi giorni dal suo compleanno – il 18 giugno avrebbe compiuto 80 anni -, continuano ad emergere aspetti inediti della mitologica Raffa. Un lato intimo, privato, che in vita ha custodito gelosamente. Come il dettaglio rivelato sul numero in edicola di Famiglia Cristiana, grazie al quale si scopre una Carrà davvero speciale. “C’era un altro amore che Raffaella coltivava in silenzio: poveri e dimenticati verso i quali non si limitava agli aiuti in denaro”, svela Luciano Regolo, condirettore del settimanale. “Andava, nel più totale anonimato, a servire alle mense per gli indigenti, voleva conoscerne le storie, guardarli negli occhi, donare sorrisi e speranze”. Nessuno, mentre l’indimenticabile conduttrice e showgirl era in vita, lo ha mai saputo.

Oltre all’icona di trasgressione, c’era ben di più. Una donna di carità e anche di fede, molto legata in particolare alla figura di Padre Pio, come racconta sempre su Famiglia Cristiana Fra Stefano Campanella, giornalista parlamentare e vaticanista, nonché direttore di Tele Radio Padre Pio. Nel 2002, Raffaella Carrà condusse su Rai1 la serata dedicata alla canonizzazione del religioso di Pietrelcina e da qual momento continuò a “frequentare, da semplice pellegrina, la città garganica”. Fino a quando la malattia fece irruzione nella sua vita e, un giorno, uno dei frati ricevette una drammatica telefonata da parte di Sergio Japino. “Raffaella sta molto male, non ha neppure la forza di alzarsi dal letto e chiede se puoi venire a celebrare la Messa a casa sua”. La disponibilità del frate fu immediata, “ma l’evoluzione del tumore polmonare fu più veloce. Spegnendosi, però, la showgirl riuscì a esprimere il desiderio che le sue ceneri, prima della tumulazione, fossero portate a San Giovanni Rotondo”. E così è stato.

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