Un’Europa post-crescita è il mio sogno ed è anche l’unica alternativa che abbiamo per il pianeta.

È una società desiderabile perché ci libera del troppo nel quale stiamo affogando. Troppo lavoro, troppe cose, troppe distrazione, troppo rumore, troppo tempo di consumo, troppo inquinamento, troppa immondizia. Troppa energia spesa solo ad aumentare il profitto altrui, troppa energia spesa solo ad alimentare sistemi sociali dannosi, troppo tempo sottratto all’amore, all’amicizia, alla famiglia, al gioco, alla natura, troppo cemento, troppa ansia, troppa velocità. Troppa pubblicità che ci rende schiavi di desideri inutili, troppa produzione, troppo vuoto.

Un’Europa post-crescita è lo stesso sogno e la stessa urgente necessità di European Environmental Bureau (una rete di circa 170 organizzazioni di cittadini ambientali con sede in più di 35 paesi), European Youth Forum, Friends of the Earth Europe, Wellbeing Economy Alliance, società civile e accademici come Timothée Parrique, Kate Raworth, Vincent Liegey. Contro il pensiero unico della crescita si chiede di costituire strutture permanenti presso la Commissione, il Consiglio, il Parlamento e all’interno del quadro istituzionale di ogni Paese Membro, che abbiano lo scopo di valutare strategie e percorsi di post-crescita.

Nel 2008 Beppe Grillo con l’articolo “Perché non voto” lanciò l’internazionale del Meno: meno energia, meno materiali, meno lavoro e attirò i primi aderenti all’Associazione Amici di Beppe Grillo, poi divenuta M5S nel 2009 perché la politica era assente su questi temi. Dopo 14 anni questo manifesto viene rilanciato con il nuovo simbolo del M5S che inserisce la data 2050 per imporre l’obiettivo dei radicali cambiamenti necessari per salvare il pianeta, la specie umana e tutto ciò che di valore ha prodotto la cultura e la società umana.

Per fare tutto ciò dobbiamo batterci per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, per inserire limiti all’estrazione di materie prime e misure di protezione e ripristino della natura, per suoli, foreste, ed ecosistemi. E ciò è possibile solo se l’impronta ecologica diventa il nuovo debito economico di individui, imprese e nazioni e tutta la società deve potersi arricchire solo con azioni di rigenerazione ecologica e capaci aumentare la biodiversità.

Un’ambiziosa azione che passa attraverso le modifiche dei vincoli di bilancio europei, di ogni nazione, degli enti locali e di una qualsiasi azienda.

L’obiettivo di una società post-crescita deve essere quella della riduzione delle disuguaglianze e per farlo dobbiamo fermare l’aumento delle ricchezze di pochi nei confronti del resto del mondo. Non è più rinviabile una tassazione delle stratosferiche ricchezze degli uomini più ricchi del pianeta e di ogni nazione, riversando, così, miliardi di risorse per garantire diritti e reddito a chi non ha nulla, utilizzando le risorse per alzare i vergognosi redditi bassi, per ridurre la precarietà e il tempo lavoro a parità di salario.

Queste risorse serviranno a garantire accesso alla sanità veloce e non solo gratuita, accesso all’istruzione di qualità e non solo per tutti, accesso ad un trasporto pulito, collettivo e puntuale e non un trasporto individuale che continua ad inquinare e ad avere un impatto enorme sulle risorse del pianeta. Bisogna garantire un accesso a comunità dell’abitare collettivo, accesso ai servizi per i più fragili, gli anziani e i bambini.

I beni comuni non devono più essere una parola astratta ma la nuova frontiera della democrazia diretta, l’unico strumento che può rivitalizzare le comunità locali capaci di riprendere il proprio protagonismo per difendere una panchina, una piazza, un muretto, gli alberi del proprio quartiere e diventare i nuovi custodi del bene di tutti, rigenerando quartiere per quartiere.

Sono passati cinque anni dalla prima conferenza sulla “post-crescita” ed oggi il mio libro Ritorno 2050 è il mio contributo a questo obiettivo, un contributo che si avvale di un’esperienza di 10 anni in Parlamento e di 12 anni nei movimenti sociali e civili.

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