Sono salite ancora in aprile, come prevedibile, le rate dei mutui a tasso variabile e delle nuove erogazioni di crediti. I “tassi di interesse sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, Taeg) si sono collocati al 4,52% (4,36%); la quota di questi prestiti con periodo di determinazione iniziale del tasso fino a 1 anno è stata del 41 per cento (37 nel mese precedente). Il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,29% (10,12 nel mese precedente)”. È ciò che emerge dalla pubblicazione ‘Banche e moneta: serie nazionali diffusa oggi dalla Banca d’Italia. Il valore dei prestiti alle famiglie sono aumentati dell’1,4% sui dodici mesi (1,9 nel mese precedente) mentre quelli all’industria sono diminuiti dell’1,9% (-1,1 nel mese precedente).

L’incremento degli interessi sui prestiti incorporano il rialzo di mezzo punto del costo del denaro dell’area euro deciso dalla Banca centrale europea lo scorso 22 marzo ma non ancora quello da 0,25 effettuato il 10 maggio. Giovedì prossimo la Bce dovrebbe alzare di nuovo i tassi di riferimento portandoli dal 3,25 al 3,5%. Ulteriori aumenti delle rate sono quindi inevitabili. Questa situazione sta favorendo un deciso incremento dei ricavi e dei profitti dei gruppi bancari italiani ed europei. Mentre i tassi sui prestiti erogati ai clienti si sono immediatamente allineati ai rialzi della banca centrale, gli interessi pagati ai clienti sui depositi stanno reagendo molto più lentamente. Grazie a queste pratiche sale il “margine di intermediazione” che, in media, assicura circa il 60% degli incassi di un istituto di credito. Di recente la stessa Bce ha invitato le banche a “trasmettere le sue decisioni di politica monetaria” non solo aumentando le rate dei muti ma anche remunerando adeguatamente i clienti che depositano denaro, anche sui conti correnti.

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