Non un suicidio, ma un femminicidio. La Procura di Treviso ha aperto un fascicolo per omicidio volontario per la morte di Anica Panfile, la 31enne il cui corpo è stato trovato domenica scorsa sul greto del Piave, a Spresiano, incagliato in pochi centimetri d’acqua. La prima ipotesi era quella di un suicidio. Le ricerche di Anica erano partite il giorno precedente il ritrovamento, quando il compagno, che aveva provato a chiamarla al telefono, ne aveva denunciato la scomparsa. L’autopsia ha svelato che la 31enne, madre di quattro bambini, però era già morta quando è stata portata sul greto del fiume. I magistrati avrebbero già ascoltato alcune persone, tra cui il convivente e il datore di lavoro. Non vi sono al momento indagati. L’autopsia non ha permesso di evidenziare elementi a supporto di un annegamento, ma erano presenti “numerose lesioni contusive al capo e al volto della giovane, che vanno considerati la causa del decesso”. Giovedì 18 maggio Anica era andata a lavorare ad Arcade. Avrebbe svolto regolarmente il suo lavoro e poi però non è più tornata a casa. I parenti non hanno mai creduto all’ipotesi che la donna si fosse tolta la vita

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