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Processo piazza della Loggia, il ricorso contro l’esclusione dello Stato non ancora depositato: i termini scadono il 26 maggio

Processo piazza della Loggia, il ricorso contro l’esclusione dello Stato non ancora depositato: i termini scadono il 26 maggio
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I termini scadono giovedì 26 maggio: a 15 giorni dall’udienza in cui lo Stato è stato escluso, con l’inevitabile polemica politica, dal processo per la strage di piazza della Loggia a Brescia. L’Avvocatura dello Stato, che aveva annunciato il ricorso in Cassazione, sta completando il documento con cui si intende impugnare la decisione del giudice per l’udienza preliminare di Brescia Francesca Grassani che con un’ordinanza non aveva ammesso la costituzione della Presidenza del Consiglio. Esclusione motivata dal fatto che fosse stata presentata in ritardo e perché con un ragionamento, che aveva stupito le altri parti, non ci sarebbe prova che Presidenza del Consiglio e ministero degli Interni rappresentino lo Stato e che quindi non possano essere considerate inequivocabilmente parti offese ma solo danneggiate. Un passaggio a cui veniva aggiunto che la legge prevede che “solo alla parte offesa e non anche alla parte danneggiata spetta l’avviso di fissazione dell’udienza”. Infatti come aveva spiegato il 23 marzo scorso Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, non era stato ricevuto l’avviso di fissazione dell’udienza.

La prima volta – Il 13 aprile quindi l’Avvocatura distrettuale dello Stato di Brescia aveva presentato istanza di rimessione in termini che il Tribunale di Brescia aveva accolto. L’11 maggio il colpo di scena: per la giudice, Francesca Grassani, mancava il presupposto principale, cioè la “forza maggiore” della richiesta tardiva. La premessa è stata che era “un fatto notorio” e divulgato anche a più riprese dalla stampa che fosse prevista l’udienza. Quindi nessuna scusa o quasi. Una decisione quella del giudice che ha creato un precedente: non era mai successo in tutti i procedimenti per l’attentato del 28 maggio 1964 che lo Stato non fosse giuridicamente presente. Il 26 maggio è anche prevista l’udienza ed è in quella sede che verrà comunicato (con ogni probabilità) il deposito del ricorso in Cassazione a cui l’Avvocatura dello Stato, come apprende ilFattoquotidiano.it, sta lavorando. Sarà quindi la Suprema corte a dirimere la questione. “Il provvedimento di esclusione della Presidenza del Consiglio – spiega l’avvocato Federico Sinicato, legale dei familiari delle vittime – è stato molto puntiglioso nel rimarcare le conseguenze della negligenza dello Stato. In processi dove è stata evidenziata la connivenza di pezzi delle istituzioni con i terroristi fascisti, ci saremmo aspettata, del resto, una ben diversa attenzione da parte del governo. È stata persa un’occasione per dimostrare agli italiani la consapevolezza della gravità delle deviazioni dalla Costituzione antifascista di quelle condotte fiancheggiatori di cinquant’anni fa”.

Il processo – Questo in fase preliminare è nuovo filone d’inchiesta per la strage di Piazza della Loggia che il 28 maggio del 1974 provocò 8 morti e 102 feriti. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Zorzi, ritenuto l’esecutore materiale e accusato di concorso in strage con altri tra cui Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, per “aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità all’esecuzione dell’attentato e comunque – recita il capo di imputazione – rafforzando il proposito dei correi”. Nato a Merano, ma cresciuto nel Veronese, oggi vive negli Stati Uniti con passaporto americano e gestisce un allevamento di dobermann che ha chiamato Il Littorio.

Le inchieste – Tramonte, l’ex Fonte Tritone dei servizi, è stato condannato all’ergastolo per l’eccidio con il medico veneziano Carlo Maria Maggi, ex ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto, deceduto negli anni scorsi. Lo scorso ottobre la Corte d’appello di Brescia aveva rigettato l’istanza di revisione del processo avanzata da Tramonte e negli stessi giorni la Procura dei minori e quella ordinaria avevano chiesto il rinvio a giudizio per Marco Toffaloni, all’epoca 17enne, e appunto Zorzi, che aveva 20 anni nel 1974. Toffaloni, 65 anni compiuti a giugno vive in Svizzera ed è cittadino elvetico. Per gli inquirenti Toffaloni – rinviato a giudizio dal gup per i minori lo scorso 5 aprile – era in piazza il giorno della strage, mentre Zorzi è accusato di “aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità’ all’esecuzione e comunque rafforzando il proposito dei correi”.

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