La contestazione alla ministra Eugenia Roccella, avvenuta al Salone Internazionale del libro di Torino, mi ha immediatamente fatto ricordare un fatto simile accaduto, sempre a Torino, durante un convegno organizzato nel 2012 da SeNonOraQuando? in cui ero moderatrice.

Mentre stavo presentando l’allora ministra del Lavoro con delega alle Pari Opportunità, Elsa Fornero, un gruppo di contestatrici bloccò la prosecuzione dell’intervento della ministra con urla, schiamazzi e slogan. L’autorevolezza e la capacità di dialogo di Fornero riuscirono a far proseguire il convegno, assicurando che le avrebbe ascoltate non appena finito il suo intervento.

La politica sa, deve sapere, che si può essere contestati in qualsiasi momento e che il dissenso, se non violento, è nell’ordine delle cose, ed anzi è il sale della democrazia, e Roccella è stata contestata come politica e non come scrittrice.

In questa vicenda non è in discussione il principio della libertà di espressione, che è un diritto sacrosanto, ma non deve essere messo neanche in discussione il principio della libertà di contestazione non violenta. Sono due principi che a volte cozzano fra di loro, in una sorta di bilanciamento dei diritti. Ma la responsabilità, in questi casi, pesa molto di più sul politico perché ha un potere maggiore e una possibilità superiore di poter fare sentire la sua voce attraverso tutti i canali che ha a disposizione (media compresi).

Chi contesta non ha altri strumenti che la sua voce e il suo corpo per farsi ascoltare. Roccella non ha neanche tentato il dialogo, anzi ha “sfruttato” l’occasione per strumentalizzare la vicenda. Non puoi rispondere a chi ti sta contestando le criticità della legge 194 e la sua non corretta applicazione che la vera battaglia per tutelare il corpo delle donne è quella contro l’utero in affitto. Perché tirare fuori un argomento che sa perfettamente essere divisivo ed esacerbare ancora di più gli animi?

Eugenia Roccella sembra ossessionata dal tema della gestazione per altri che lei non si degna neanche di chiamare maternità surrogata, ma in modo dispregiativo “utero in affitto”. Lo tira fuori in qualsiasi contesto, in ogni intervista: quello è il vero problema del nostro Paese. E alle contestazioni sugli obiettori di coscienza ha reagito negando che gli stessi siano un problema per una corretta applicazione della legge sull’interruzione di gravidanza. Se non sono provocazioni queste…

Le accuse poi al Direttore del Salone hanno del surreale. Che cosa avrebbe dovuto fare Nicola Lagioia? Mettere un bavaglio ad ognuno dei contestatori? Ha cercato, come qualsiasi persona che si trova in mezzo ad un conflitto, di mediare e di trovare quel bilanciamento che stava alla Ministra trovare. Nicola Lagioia ha detto e scritto che il diritto al dissenso non violento è un diritto sacrosanto e che il suo “metodo è quello del dialogo e non del manganello”.

Chi parla della mancanza del pluralismo al Salone o è in mala fede o non ha mai partecipato in tutti questi anni a questa grande manifestazione. Solo quest’anno ci sono stati oltre 1000 incontri, che hanno affrontato i più svariati temi e dove si sono messe a confronto idee e prospettive diverse. Lagioia, così come i direttori che l’hanno preceduto, è stato garante di questo pluralismo e ha saputo affrontare nei 7 anni in cui ha diretto il Salone, momenti delicati e provocazioni create ad arte, con grande equilibrio.

Sembra che 29 di coloro che hanno partecipato alla contestazione siano stati denunciati in base all’art. 610 del codice penale che recita: “Violenza privata: chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”. Se questo risultasse vero, e se fossero condannati, sarebbe preoccupante per la nostra democrazia, perché equivarrebbe a ridurre al silenzio l’opposizione e il dissenso non violenti.

La ciliegina sulla torta di questa vicenda l’ha messa Augusta Montaruli. La sua dichiarazione: “Noi faremo rullo di tamburi quando Lagioia se ne andrà via dal Salone” e la sceneggiata fatta sul palco nei confronti del Direttore, con un attacco ignobile: “Con tutti i soldi che pigli contestazione legittima? Vergognati!” sono atteggiamenti indegni per tutti, ancor più per chi ricopre cariche istituzionali. Forse Montaruli non era presente all’inaugurazione e alla standing ovation dopo il discorso di Nicola Lagioia.

Il grazie per quello che ha fatto in questi 7 anni, per la sua passione, la sua competenza e il suo equilibrio nel gestire tanti passaggi delicati, sono tutti in quell’applauso infinito e nei tanti grazie che chi segue il Salone non finirà mai di dirgli.

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