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Napoli un gruppo di 15enni si filma mentre picchia un ragazzo di 12 in un centro commerciale. Il video postato sui social network

Napoli un gruppo di 15enni si filma mentre picchia un ragazzo di 12 in un centro commerciale. Il video postato sui social network
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Un gruppo di 15enni si è scagliato contro un ragazzino di 12 anni e lo ha picchiato violentemente, filmando l’aggressione e postando le immagini sui social. A Napoli, i genitori di un 12enne hanno denunciato alle forze dell’ordine il pestaggio del proprio figlio, ripreso mentre veniva picchiato davanti a un centro commerciale, nel quartiere di Miano. Secondo una prima ricostruzione, la vittima è stata spintonata, poi gettato a terra, immobilizzata per evitare una sua reazione e preso a calci e pugni: quando gli aggressori hanno mollato la presa, il 12enne è riuscito a scappare e a tornare verso casa. Sono ancora incerti i motivi per cui il branco di 15enni lo abbia preso di mira. Il 12enne non è grave.

A rendere nota la vicenda è stato il parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Emilio Borrelli che ha detto di esser venuto a conoscenza dei fatti tramite i genitori della vittima che gli hanno chiesto aiuto: “Abbiamo inviato il video alle forze dell’ordine affinchè si verifichi l’accaduto e si individuino tutti gli aggressori che dovranno essere puniti severamente”, ha detto Borrelli, il quale si è espresso anche sulla problematica della violenza diffusa tra i minori, concretizzatasi con la moltiplicazione delle baby gang negli ultimi anni: “Troppa violenza tra i giovani e troppe vittime innocenti. Servono rieducazione e riforma della giustizia minorile”.

Sull’episodio si è espressa anche la procuratrice del tribunale dei minorenni di Napoli, Maria De Luzenberger, che ritiene necessario “un esercito di assistenti sociali, la repressione da sola non è sufficiente”. “Sento parlare tanto – ha aggiunto – del problema dei giovani, delle baby gang, ma chi opera davvero per i minorenni? Le famiglie? Molto spesso non sono famiglie adeguate e neanche per colpa loro. Lo Stato deve smettere di pensare solo alla repressione. Io sono un magistrato: la repressione va fatta, ma non deve essere l’unico strumento per cambiare le cose”, ha dichiarato il magistrato.

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