Le armi di una guerra finiscono spesso nelle mani di criminali e terroristi. E’ trascorso quasi un anno da quando la società israeliana specialista nella cyber-intelligence, Kela, lanciò l’allarme delle armi ucraine vendute sul mercato nero, risultato di un’accurata indagine. Kela trovò elenchi di armi pubblicati da ucraini su diversi mercati darknet, alcuni specializzati in armi da fuoco. Uno di questi, “Thief”, aveva un totale di diversi elenchi associati all’Ucraina, offerti da tre fornitori. Il primo venditore, “Weapons Ukraine”, con fucili, granate e giubbotti antiproiettile a un prezzo compreso tra 1.100 e 3.600 dollari, promettendo la consegna sul territorio dell’Ucraina. Un altro fornitore di “Thief”, “Big Discounts on Weapons”, offriva un sistema missilistico anticarro Javelin ATGM fornito dagli Stati Uniti per 30.000 dollari.

L’Ucraina è nota per precedenti del genere, come nel 2017, quando oltre 578 armi da fuoco e 776 munizioni furono sequestrate lungo il confine tra Ucraina e Moldova in un’operazione congiunta contro il traffico illegale di esplosivi, materiale chimico e nucleare. Sono poi note molte opacità anche sulla vendita di armi pesanti e componenti prodotti in Ucraina da aziende locali, anche perché l’Ucraina non spicca tra le nazioni più virtuose in fatto di corruzione. Sebbene l’Ucraina sia stata a lungo un anello chiave nel commercio globale di armi, il suo ruolo si è solo intensificato dall’inizio del recente conflitto. La maggior parte delle armi viene trafficata a livello nazionale, ma il commercio illegale di armi è anche collegato ai mercati illegali di armi in Russia, Bielorussia, Moldavia, Georgia e Turchia, nonché in paesi dell’Ue e dell’ex Jugoslavia.

In Ucraina, le città di Odessa, Dnipro, Kharkiv e Kiev sono importanti centri logistici per le reti criminali. Il crescente numero di armi, combinato con controlli relativamente limitati e conflitti in alcune parti dell’Ucraina orientale, ha portato a un forte aumento delle dimensioni del mercato criminale delle armi leggere e di piccolo calibro, in particolare pistole Makarov e Tokarev, fucili d’assalto tipo AK e pistole Dragunov. In particolare il contrabbando viene alimentato nel porto di Odessa, dove vengono riversate diverse tipologie di merci. Qui le merci possono arrivare anche da porti bulgari e rumeni oppure dal Bosforo, attraverso lo stretto dei Dardanelli. In parte queste armi vengono dirottate verso l’Africa, l’Estremo Oriente, l’Asia Centrale e il Sud-Est Asiatico.

Riguardo l’Africa, il presidente nigeriano Mohamadou Buhari ha dichiarato che le armi provenienti dall’Ucraina sono arrivate nella regione del Sahel. Le armi una volta giunte nella regione sarebbero finite in mano alla rete terroristica di Boko Haram. I terroristi catturati testimoniano che i Manpads (armi inviate all’Ucraina) vengono acquistati in Ucraina ed entrano in Africa attraverso la Polonia e la Romania.

Accanto a tutto ciò c’è un discorso da fare anche sulla componentistica degli armamenti. La Russia ha attaccato l’Ucraina anche con droni provenienti dall’Iran. Ma alcuni componenti di questi droni provengono anche da altri Paesi. Un’analisi esterna degli apparecchi iraniani abbattuti in Ucraina, condotta dai ricercatori e dalle ricercatrici del Conflict Armament Research (CAR), ha individuato oltre 500 componenti. Secondo una valutazione dei servizi segreti ucraini ottenuta dalla Cnn e pubblicata a inizio gennaio, all’interno di un drone iraniano abbattuto in Ucraina sono state trovate parti prodotte da oltre una dozzina di aziende statunitensi e da altre in Canada, Svizzera, Giappone, Taiwan e Cina. L’amministrazione statunitense sta reagendo per privare l’Iran dei componenti di produzione occidentale necessari per fabbricare i droni venduti alla Russia, attraverso sanzioni, controlli sulle esportazioni e colloqui con le aziende private le cui parti sono state utilizzate nella produzione. Tuttavia, una recente indagine della Reuters ha rivelato che i canali di fornitura globali alla Russia sono rimasti aperti nonostante le restrizioni occidentali alle esportazioni e i divieti alle aziende produttrici.

La tracciabilità delle armi è fondamentale. Le guerre nei Balcani ci insegnano come al termine del conflitto le armi nel tempo raggiunsero le mani di terroristi ed esponenti mafiosi della ‘ndrangheta. Le recenti preoccupazioni di Gratteri dovrebbero far riflettere seriamente.

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