A volte ritornano. Nei punti 4-5-6-7 del Manifesto del razzismo italiano, redatto da un drappello di “scienziati”, si leggeva:

– La popolazione dell’Italia attuale è di origine ariana e la sua civiltà è ariana
– È una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici
– Esiste ormai una pura razza italiana
– È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti

Il manifesto era apparso sul primo numero della Difesa della razza, apparso nel 1938. Nella copertina si vedevano tre teste scolpite: una di una statua greca o romana, una raffigurante la caricatura di un ebreo e la terza era una ragazza africana. Un gladio provvedeva a separare la prima dalle altre due, in nome della purezza razziale (oggi si direbbe “etnica”).

Sono passati ottantacinque anni e il settimanale diretto da Maurizio Belpietro pubblica una copertina in difesa dell’etnia (?) italiana: “Dai ghetti di Campania e Puglia ‘alle banlieue alla francese’ di Roma e Milano, dove l’integrazione è ormai impossibile tra degrado e criminalità – si legge ancora in copertina – Al di là della sostituzione etnica, vince la realtà”. Manca il gladio, ma siamo lì.

Quale realtà? Quella dei criminali italiani che sfruttano gli stranieri, per fare affari loschi? Quella delle ragazze costrette a prostituirsi per soddisfare i clienti italiani? Quale realtà? Quella dei 2,3 milioni di stranieri che lavorano regolarmente nell’industria, nell’edilizia, nell’agricoltura e che contribuiscono non poco al reddito nazionale? Quella dell’oltre 1 milione e mezzo di badanti che accudiscono i nostri genitori anziani, perché noi possiamo continuare a vivere regolarmente?

Invidio sempre chi è convinto di avere la verità in mano, ma preferisco di gran lunga i versi dell’Ode al dubbio di Bertolt Brecht.
Interessante, inoltre, il passaggio “al di là della soluzione etnica”, come se la castroneria pronunciata dal ministro dell’Agricoltura fosse una cosa detta al bar, per scherzo, per fare ridere gli amici. Peggio del buco la toppa, perché il ministro ha detto, che non era a conoscenza del piano Kalergi sulla grande sostituzione: “Non sono pentito, ho solo sbagliato le parole. Per ignoranza, non per razzismo”. Primo, non si cita l’espressione “sostituzione etnica”, se non si sono fatte certe letture molto care a una destra razzista; secondo, essere ignorante non è un’attenuante per un ministro della Repubblica, semmai motivo di dimissioni. Chi ci governa, si suppone, dovrebbe essere migliore di noi e bastava andare sul sito del governo, per leggere un testo dal titolo Pregiudizi Antisemiti: Piano Kalergi. Falsa idea di un complotto di sostituzione dei popoli europei.

Per la cronaca, Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972) era un politico e filosofo austriaco, fondatore dell’Unione Paneuropea e primo uomo politico a proporre un progetto di Europa unita. Fu peraltro un forte oppositore del nazismo e del mito della razza superiore, tanto è vero che Hitler lo definì sprezzantemente “quel bastardo di Coudenhove-Kalergi”. Kalergi, infatti, auspicava un “uomo urbano”, frutto della mescolanza razziale (Blutmischung), auspicando una sua diffusione su scala mondiale, quindi non strettamente europea. “L’uomo del futuro remoto sarà meticcio – scriveva – Le razze e le caste di oggi saranno le vittime del superamento di spazio, tempo e pregiudizio”.

La razza eurasiatica-negroide del futuro, simile nell’aspetto alla razza degli antichi egizi, il paradigma razziale della sua epoca, Kalergi non esprimeva alcun timore del mescolamento, al contrario per lui era il futuro. Fu un negazionista austriaco contemporaneo Gerd Honsik a manipolare e decontestualizzare alcune sue frasi per dare vita al presunto “piano”, che prevedrebbe la sostituzione della popolazione europea con immigrati. Una teoria “buona da pensare”, per alcuni quindi, ma assolutamente fasulla.

Ha detto George Orwell: “In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”.

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