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Salone del Mobile, i lavoratori del legno-arredo. “Le aziende del made in Italy alzano i prezzi ma pagano le persone 1.300 euro netti”

Salone del Mobile, i lavoratori del legno-arredo. “Le aziende del made in Italy alzano i prezzi ma pagano le persone 1.300 euro netti”
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Mentre Milano si prepara al weekend conclusivo del Salone del Mobile, con espositori e clienti da tutto il mondo, i lavoratori protestano per il mancato rinnovo del contratto. “Non è possibile sottoscrivere accordi al Salone con i rappresentanti di 193 paesi al mondo e pagare le persone 1.300 euro al mese”, attacca Ivan Comotti, segretario generale della Fillea Cgil della Lombardia. “Consegneremo al presidente di Federlegno una busta paga che mostra quello che prendiamo. Le aziende hanno aumentato i listini prezzi riversandoli sui clienti perché sono aumentate le materie prime. I lavoratori invece non sono riusciti ad avere nessun tipo di aumento e quello che Federlegno propone, 63 euro al mese, è scandaloso, ce ne debbono dare 135 e noi continueremo la nostra lotta”.

Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea hanno proclamato per venerdì uno sciopero di 8 ore dopo lo stop alle trattative con Federlegno per il rinnovo del contratto scaduto nel dicembre 2022, che coinvolge 200mila addetti. Da settimane lo preparano con assemblee e iniziative, tra cui i volantinaggi al Salone “per mettere in risalto la contraddizione tra gli utili delle imprese del comparto in questi anni e l’austerità ingiustificata messa in atto contro le retribuzioni dei lavoratori”, continua Comotti. “Non ci fermeremo fin quando Federlegno non riconoscerà ai lavoratori quello che gli è dovuto, e abbiamo scelto questa settimana per ribadire che mentre si celebra il prestigio del made in Italy e del design italiano, 200mila tra operai e impiegati, addetti altamente professionalizzati, attendono il rinnovo del contratto e chiedono un giusto salario per tutelare il potere di acquisto e combattere l’aumento del costo della vita, mentre le aziende assorbono l’inflazione alzando i prezzi e accumulando profitti”.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, giovedì ha definito inaccettabile il fatto che “Nonostante la crescita enorme del fatturato sia sul mercato interno che internazionale e gli alti profitti realizzati dal settore negli ultimi tre anni, FederLegno Confindustria non solo non vuole mantenere quanto convenuto negli ultimi due rinnovi contrattuali, ma chiede anche di congelare il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro già scaduto. Gli accordi e i contratti firmati vanno rispettati, quelli scaduti rinnovati, gli utili realizzati dalle imprese redistribuiti”.

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