“Finiamola di misurare la presenza delle mafie in base al numero dei morti o delle automobili bruciate. La verità è un’altra: la mafia sul territorio dà risposte che la politica non riesce più dare. E allora c’è bisogno del ritorno di una politica forte e autorevole, che non faccia discorsi da qui a domani, che non trascorra le giornate a twittare e a retwittare, ma che faccia progetti di lungo respiro da qui a 20 anni, che programmi il futuro di una nazione. Solo in questo modo possiamo arginare le mafie, altrimenti continueremo solo a parlarci addosso”. Sono le parole pronunciate dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso di un convegno tenutosi ieri a Marsala, nell’ambito della terza edizione del “Gran Galà della Cultura e della Legalità”,

Il magistrato, commentando il precedente intervento di Antonello Cracolici, deputato Pd dell’Assemblea Regionale Siciliana e presidente della commissione d’inchiesta e di vigilanza su mafia e corruzione in Sicilia, osserva: “L’onorevole prima ha detto una cosa giusta, però si è fermato a metà. Ha detto che le mafie sono forti perché vivono del consenso popolare. È vero, però io domando alla politica: perché la mafia ha consenso? Perché la politica è assente sul territorio – spiega – e la mafia dà risposte che la politica non riesce a fornire. Questo succede perché dopo la Prima Repubblica la politica è più debole. Sicuramente è una politica diversa con una struttura molto più snella e dotata di meno apparati, ma dal punto di vista sostanziale sul territorio la politica è debolissima. È cioè una politica ingessata, bloccata, farraginosa, priva di programmazione”.

Gratteri sottolinea: “Le mafie sono forti e hanno consenso perché il mafioso risponde in 48 ore a una tua richiesta su una lite per un confine tra terreni, così come ti risponde in 48 ore per l’occupazione di un immobile. Il sistema giudiziario invece non riesce a dare queste risposte perché è farraginoso e non funziona. E soprattutto perché i governi che si sono succeduti non hanno voluto investire nella giustizia, né tantomeno nella istruzione. La politica, cioè il legislatore, è la maggiore responsabile. Io vedo sempre la politica presente mediamente sul territorio quei 4 o 5 mesi prima delle elezioni, poi non riesco a vedere più un politico per strada a parlare con la gente o a rispondere ai suoi bisogni. E invece il capomafia è presente sul territorio 365 giorni l’anno: dà risposte, anche da latitante. Il potere mafioso dà risposte sicuramente drogate, viziate e clientelari, ma dà risposte”.

E aggiunge: “Fare politica è una cosa bellissima e affascinante, ma difficile, faticosa, stressante, logorante. Un parlamentare, dal punto di vista sostanziale, non riesce a fare nulla: va in Parlamento e schiaccia un bottone a seconda di quello che gli dice il capogruppo di partito. E cosa fa invece nel suo bacino elettorale? – prosegue – Niente, perché non ha la forza. La politica invece deve tornare a essere forte e autorevole, deve dare risposte, deve essere efficiente, deve creare norme che servono a far funzionare il sistema giudiziario e la scuola. Ecco perché nel corso di questi decenni le mafie sono avanzate“.

Gratteri conclude: “Nel mondo occidentale europeo, e in particolare in Italia, negli ultimi decenni c’è stato un forte abbassamento della morale e dell’etica: si è pronti a prostituirsi per 10mila euro o si è disposti a mettere una firma dove non bisogna metterla, perché non si vuole scendere dal tenore di vita che si aveva 20 anni fa e non si vuole capire che siamo più poveri rispetto a prima. In un mondo così – chiosa – abbiamo una mafia che coi milioni di euro che ricava dallo spaccio di cocaina compra pezzi della pubblica amministrazione, corrompe, e quindi avanza e governa. E la politica è sempre più debole. La gente sul territorio si confronta con queste presenze mafiose, che hanno tanti soldi e stanno comprando tutto ciò che è in vendita“.

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